venerdì 9 luglio 2010

"Tutti si girano a guardarci quando camminiamo insieme..."


Dall'Ecuador: Fabio Lazzaro si racconta

Caro Fabio, ormai è da un anno che sei in Ecuador, non più come missionario fidei donum della diocesi di Padova, ma semplicemente come Fabio. Sei venuto in Italia per un paio di settimane, e te ne sei tornato subito, come se là fosse la tua casa. Sei sempre convinto di rimanere in Ecuador?
Sí sono sempre piú convinto e felice di rimanere a vivere in Ecuador, é una terra, che nonostante le sue forti contraddizioni, é sempre piú una terra in cui mi sento accolto e di casa.

E' stato semplicemente un caso, oppure hai trovato lì il tuo posto?
Non credo al caso. Credo che c'é sempre un senso a quello che ti succede, che c'é una provvidenza d'amore di Dio che ci accompagna. Siamo noi a volte a non approfittarne. Mi sembra di aver trovato qui il mio posto: c'é una persona che mi ama molto e che anch'io sento unica per me, che riconosco come un bellissimo dono di Dio nella mia vita; c'é una societá e una chiesa che hanno tante potenzialitá e bisogno di qualcuno che aiuti ad aprire gli occhi; ci sono comunitá indigene e contadine a cui mi sento legato che hanno piacere a condividere un pezzo di strada con me e scambiarci reciprocamente doni ed esperienze di vita diverse. Ci sono tante persone care con le quali mi sento legato. C'é una semplicitá di vita che ci aiuta a sentire la presenza di Dio e ci aiuta a tirare fuori il meglio di noi a servizio degli altri.

L'America Latina sembra essere la parte del mondo dove c'è più vivacità sia dal punto di vista politico che ecclesiale, cosa ne pensi?
Dal punto di vista politico e culturale (soprattutto sui temi ambientali) l'Ecuador sta vivendo un momento interessante con tante nuove aperture ad una societá piú giusta e umana. Basta pensare alla nuova costituzione (una delle migliori al mondo) che per la prima volta riconosce diritti alla natura, ma che anche contiene in essa valori della cultura indígena come il "sumak kawsay"(= il buon vivere.)
A livello ecclesiale purtroppo, dal mio punto di vista, siamo in declino (con alcune diocesi come Guayaquil che obbligano i genitori dei bimbi di Prima Comunione ad essere sposati in chiesa, e altre che hanno un vero e proprio tariffario per ogni servizio liturgico), anche il livello del clero a livello morale é basso (molti parroci hanno relazioni sessuali con seminaristi o con donne in segreto, altri pensano al ruolo di prete come a una carriera), ovviamente non tutti, ma di certo la maggioranza non è d'esempio. Inoltre lo stile diffuso é quello di una chiesa (per lo meno in alcune diocesi) fortemente clericale dove il prete decide da solo, é considerato un essere superiore, i laici sono poco appoggiati e accompagnati nella loro formazione, l'approccio spirituale é molto teorico e devozionale, etc, etc.

Dopo secoli dalla conquista delle Americhe e la tratta degli schiavi, com'è la convivenza tra diversi popoli?
E' bella e interessante nelle cittá piú grandi dove ci si é abituati a convivere tra persone di diverse razze (indigeni, meticci, mulatti, negri, bianchi, stranieri), mentre é un po' piú difficile evitare il pregiudizio in cittá piú piccole. Le conseguenze di una razza e di una cultura che per secoli si é creduta superiore sono ancora molto presenti, nelle pubblicitá, nelle banche, in gran parte dei posti di potere si vedono quasi solo bianchi. Gli indigeni e i negri (cioè gli afroecuatoriani) sono considerati ancora inferiori e spesso non aiutati abbastanza a poter avere gli stessi diritti (di fatto). Solo recentemente iniziano a vedersi i disabili (prima c'era vergogna a uscire) e ci sono nuove leggi a loro favore.
Ogni tanto ci sono tensioni tra culture diverse come anche tra bande giovanili diverse, comunque sono molti di piú i segni di integrazione e di convivenza pacifica.

Hai trovato una persona che ti ama e che ami, che riconosci come dono di Dio. Siete "Bianco e nera" in Ecuador. Come lo vivete? Quali reazioni?
E’ una relazione molto bella, ci amiamo nella diversitá, scopriamo quasi ogni giorno dettagli, abitudini, modi di fare diversi, che per ciascuno sono una grande ricchezza. Ovviamente c’é da camminare molto assieme per conoscere veramente la cultura, il passato dell’altro/a ma lo stiamo affrontando con speranza e voglia di crescere e migliorare assieme. Le reazioni tra la gente qui a Latacunga sono praticamente di un solo tipo: tutti si girano a guardarci quando passeggiamo assieme (é quasi impossibile vedere assieme un bianco e una negra, soprattutto dove viviamo ora, perché a Latacunga ci sono moltissimi indigeni e meticci, ma quasi non ci sono afroecuatoriani). Non é facile sentire gli occhi puntati addosso di tante persone ma penso che anche questo sará un nostro dono al cammino di interculturalitá che l’Ecuador sta vivendo, un piccolo segno che non ci devono essere barriere, pregiudizi e strade impossibili da percorrere.

L'osservazione di un nostro compagno di ordinazione: lavori per un'associazione finanziata con l'otto per mille e ti senti libero di criticare alcuni aspetti dell'istituzione-Chiesa che consideri "anti-evangelici", come la mettiamo?
Onestamente non so se arrivino soldi dalla Chiesa alla nostra Fondazione che ha festeggiato in marzo 25 anni di vita totalmente ecuatoriana anche se si appoggia da anni su tanti progetti di paesi europei e di ONG per poter essere aiutata a esprimere sviluppo in tante comunitá provate dalla povertá. Anche fosse questa fondazione é nata come espressione di chiesa dal basso, espressione di amore concreto di persone che hanno creduto nella teologia della liberazione e prima ancora nella novitá liberatrice del Vangelo, che credono in una chiesa diversa, piú vicina alla gente e agli ultimi e che sa essere ecumenica. Lo stile della fondazione é quello di essere critici con la societá quando é ingiusta e aiutare la gente anche a pressioni politiche quando necessario, quindi per natura non ci interessa cosa pensa la gerarchia sul nostro operare (perché non siamo dipendenti) ma ci interessa scoprire di volta in volta forme nuove per aiutare a piccoli miglioramenti sociali e perché la gente abbia i mezzi per non dipendere piú dagli aiuti esterni.

Appena tornato a Padova, hai "affrontato" il clero padovano presentandoti alla celebrazione nel giorno di san Gregorio Barbarigo per salutare amici preti, come ti sei sentito?
Mi sono sentito onestamente “un pesce fuor d’acqua”, non mi sono sentito in un ambiente “mio”, ho preso atto che si é creato un reciproco allontanamento. Mi sono presentato in Seminario per la Messa col Vescovo perché non posso dimenticare l’amicizia di tanti cari preti, tanti aiuti ricevuti, tante cose belle vissute assieme, peró ho sentito che solo l’amicizia (e con molto pochi) e il comune passato é quello che ci unisce... mentre sempre di piú prendo atto che ambienti come questo non fanno piú per me, mi tolgono il respiro, mi mettono a disagio, non mi aiutano a sentire vicino Dio, non mi aiutano a crescere. Alla messa ho preferito non fare la comunione, non mi sentivo in comunione. In gran parte dei casi ho trovato saluti molto freddi nonostante erano mesi o anni che non vedevo a alcuni... ma ho capito che la critica e la non conformitá con tante leggi ecclesiastiche divide perché si ha paura ad ascoltarla, a lasciarci interrogare e mettere in discussione. Quello che mi sono sentito dire é che sputo sul piatto in cui ho mangiato o che offendo la chiesa come fosse una puttana (dimenticandomi che é mia madre).
Io amo la chiesa ma con confini e respiri molto piú ampi, per questo che critico solo quelle espressioni di chiesa che non ritengo evangeliche.

Faccia tosta per alcuni, coraggioso per altri, fra qualche mese ti sposerai con rito civile e benedizione durante la messa. Se non ricordo male, un tempo criticavi chi sceglieva il matrimonio civile, ora invece come ti poni rispetto a questa scelta?
Sempre ho creduto (e credo ancora) che il solo matrimonio civile é troppo poco. L’uomo e la donna, fatti a immagine di Dio, non possono solo firmare un patto di unione ma per forza di cose hanno bisogno di celebrare nello spirito i passaggi piú importanti della loro vita dove Dio si percepisce piú vicino. Nella mia visione passata (primi anni di seminario e di prete) questo voleva dire sposarsi in chiesa. Ora sento che non é obbligatorio, ognuno deve trovare il suo modo di “celebrare il sacramento”, per noi sará una messa con gli amici piú cari e sará sacramento (incontro reale e forte con Dio e tra di noi) anche se non sará sacramento per la gran parte di chiesa abituata a credere solo in 7 sacramenti e con regole ben precise ed escludenti.
Nel libro di Samuele si dice chiaramente nella elezione di Davide che Dio non guarda ció che guarda l’uomo, non guarda l’apparenza, ma conosce e ammira il cuore di ciascuno.
Per questo sempre di piú mi sento in comunione e riscopro tante persone di cuore che sanno essere sincere, che sanno servire, che non sanno giudicare, che non hanno paura del futuro, che sentono che solo possono migliorare visto che da molti sono considerate inferiori e diverse e per questo sono le prime a farsi “prossimo” dei piú lontani, dei piú diversi, dei piú marginati dalla societá e spesso anche dalla chiesa.

Ti facciamo tanti auguri allora, Fabio, compagno di viaggio, per il tuo servizio in Ecuador e per i tuoi progetti.
Per contatti: fabiofubex@gmail.com


Leggi anche Dall'Ecuador la quotidianità della missione

Nessun commento:

Posta un commento