lunedì 26 ottobre 2009

QUESTO TEMPO E' UN KAIROS

Dall'incontro con don Franco Barbero, svoltosi a Padova venerdì scorso, vorrei trascrivere alcuni spunti di riflessione, graqzie anche all'intervento dei partecipanti:

- Il tempo della cristianità è finita, il dimagrimento istituzionale è in atto, quindi non resta che far crescere il cristianesimo. "Il crstianesimo che conosciamo forse non è parente di Gesù", afferma un teologo. Questo tempo è un kairos.

- A molti interessa le sorti di questa chiesa, che però deve essere funzionale al Vangelo e non autocentrata. Non si tratta di fare polemica, ma di lavorare per rendere altra la chiesa che esiste.

- Alcuni si sono sentiti interpellati personalemente quando Barbero ha sottolineato l'importanza di studiare la Bibbia, di approfondire le varie linee interpretative, di leggere i commenti di biblisti e teologi... come se tutti dovessero imitarlo. In realtà alcuni hanno le possibilità, gli strumenti per spendere ore al giorno per lo studio e metterlo a servizio degli altri. Però è possibile, forse per tutti, ritagliare un po' di tempo per la lettura non solo delle scritture ma anche di commentari, non necessariamente in sintonia con il pensiero ufficiale della chiesa cattolica.

venerdì 23 ottobre 2009

DALL'INCLUSIVISMO AL PLURALISMO

NELLA CHIESA CATTOLICA C'E' POSTO PER TUTTI?
di Federico Bollettin

L'ultima serie di norme varate da Benedetto XVI per cercare di "recuperare" i 500mila aderenti alle varie chiese anglicane e reintegrarli nella chiesa cattolica prevede alcune eccezioni, a livello disciplinare, negate persino agli stessi preti cattolici. I chierici anglicani sposati che intendano riunirsi alla Chiesa di Roma potranno, secondo la Costituzione apostolica messa a punto dal papa, essere ordinati sacerdoti cattolici. Discriminazione? Anch'io sono un prete sposato e per di più cattolico, eppure non mi è stato ancora affidato nessun incarico dal vescovo. Strategia inclusivista? Chi si omologa alle direttive ufficiali è sempre ben accetto. O forse è arrivato il momento dell'apertura e dell'accoglienza nei confronti del "dottrinalmente diverso"?
Questo significherebbe, per la Chiesa cattolica, realizzare pienamente la propria originaria inclinazione all'universalità, secondo il modello pluralista. Ai discepoli, preoccupati perchè un tale scacciava i demòni nel nome di Gesù ma non apparteneva al loro gruppo, Gesù stesso risponde: «Non glielo proibite, perchè non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me» (Gv 9,38-39).
In quest'ottica, nella Chiesa cattolica "popolo di Dio" c'è posto per tutti. Per chi, ad esempio come il teologo tedesco Hans Kung, compagno di studi di Benedetto XVI, non crede nella resurrezione della carne. Anche per chi, come don Franco Barbero, questa sera a Padova per un incontro su "Un nuovo cristianesimo è possibile?", parla di "dono dell'omosessualità" anzichè di peccato o di malattia. Oppure per chi disobbedisce a certe leggi ecclesiastiche o rifiuta certi dogmi dottrinali e se ne assume le responsabilità.
Questa straordinaria e paradossale varietà di pensieri, che senz'altro arricchisce e spaventa la chiesa universale, potrebbe rivelarsi l'unica via di salvezza in un periodo di crisi di senso e di appartenenza ecclesiale. Qualcosa in questo senso si sta muovendo anche all'interno del mondo cattolico, per quanto riguarda l'insegnamento dell'islam nelle scuole italiane. Il CEM Mondialità – il mensile dell’intercultura edito dai padri saveriani di Brescia – propone da tempo una soluzione che si chiama "ora delle religioni" e che adesso rilancia. «Ogni bambino ha il diritto di leggere il Libro sacro degli altri bambini - ha affermato Amos Luzzatto, leader storico delle comunità ebraiche - poiché fino a quando i cattolici leggeranno solo il vangelo, gli ebrei solo la Torah e i musulmani solo il Corano sarà impossibile realizzare una vera integrazione a scuola e nella società».

giovedì 22 ottobre 2009

UN CONFRONTO SIMPATICO

Ripropongo un vecchio video delle Iene con il faccia a faccia tra don Franco Barbero e don Oreste Benzi (prima che morisse!). In preparazione all'incontro di domani sera a Padova con don Franco...

(per guardare clicca qui)

mercoledì 21 ottobre 2009

L'ORA DELLE RELIGIONI

Solo una scuola che favorisce e promuove il dialogo interreligioso e interculturale può contribuire a rafforzare il fondamento della civiltà e della convivenza sociale. Il dibattito che si è riacceso in questi giorni sull’ora di islam nelle scuole italiane che vede il consenso di Gianfranco Fini, di Massimo D’Alema e del cardinale Renato Martino è apprezzabile come segno di valorizzazione dell’islam nel nostro Paese, ma per evitare di essere inserita in un quadro di multiculturalismo separatista riteniamo che debba trovare la sua collocazione all’interno di una scelta più ampia, intercultuale e dialogica che metta in comunicazione le religioni tra di loro. Una soluzione che il CEM Mondialità – il mensile dell’intercultura edito dai padri saveriani di Brescia - chiama da tempo ora delle religioni. Ogni bambino ha il diritto di leggere il Libro sacro degli altri bambini, ha affermato Amos Luzzatto, leader storico delle comunità ebraiche, “poiché fino a quando i cattolici leggeranno solo il vangelo, gli ebrei solo la Torah e i musulmani solo il Corano sarà impossibile realizzare una vera integrazione a scuola e nella società”. Mentre, stando ad Andrea Canevaro, “l’educazione interculturale non può non fare i conti con le religioni” (al plurale).
La presenza crescente delle seconde generazioni nelle scuole italiane mostra con l’evidenza dei numeri che il mosaico delle fedi richiede il passaggio dall’ora di religione cattolica o di analoghe altre ore di religione (ebraica, musulmana, buddhista, induista, ortodossa, valdese, sikh ecc...) a una situazione nuova.
La cultura religiosa non può essere solo quella confessionale, se si vuole evitare l’esito della balcanizzazione. È la lezione permanente dell’incontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, voluto da Giovanni Paolo II, che deve essere introdotto nelle scuole come simbolo di futuro. Dice il cardinale Carlo Maria Martini che il pluralismo religioso è una sfida per tutte le grandi religioni, soprattutto per quelle che si definiscono come vie universali e definitive di salvezza… se non si vuole giungere a nuovi scontri, occorrerà promuovere con forza un serio e corretto dialogo interreligioso”. A questo pluralismo delle religioni è opportuno che non corrisponda nella scuola pubblica – che è luogo per eccellenza di ricerca libera e di confronto critico – un pluralismo delle educazioni religiose parallele. Due condizioni dell’insegnamento interculturale dell’ora delle religioni – come il CEM la intende - sono la concezione della religione non come fede ma come cultura e la conseguente concezione di un metodo comparativo quale ad esempio il Syllabus di Bradford, che da tempo stiamo diffondendo nel nostro Paese.


CEM Mondialità
www.cem.coop
per info. e adesioni: cemsegreteria@saveriani.bs.it

Brescia, 21 ottobre 2009

lunedì 19 ottobre 2009

POSITIVITA' NELLA REALTA'

A volte incontro persone che si sono rassegnate a vivere lontano dal mondo mediatico, perchè falso e illusorio, oltre che parziale. Non leggono i giornali, non guardano la tv, non partecipano a manifestazioni, incontri, iniziative che riguardano fatti di attualità. Tutto sembra inutile, perchè ciò che conta - sostengono - è il cambiamento personale, interiore. Se ognuno pensasse a diventare migliore, di conseguenza il mondo cambierebbe.
Non riesco a capire però come fanno a non lasciarsi coinvolgere da certi avvenimenti legati alla storia. Certo, potrebbe essere una forma rispettabile di sopravvivenza.
In questo modo si proteggono da tutti quei messaggi negativi, distruttori, che l'informazione mediatica lancia. In effetti certe prime pagine di quotidiani sono dei veri e propri bollettini di guerra. Allora leggono un buon libro con pensieri alternativi, soprattutto di carattere psicologico. Ma la mia domanda rimane: è possibile estraniarsi dal resto del mondo in preda alla sofferenza e alle ingiustizie? Cosa posso fare non solo per me ma anche per gli altri? E soprattutto con gli altri? La mia salvezza non è forse correlata e inserita dentro un cammino comunitario di liberazione e di felicità, una felicità però che è direttamente propozionale alla giustizia che mi circonda?
La felicità dell'umanità, a mio avviso, non deriva dalla somma matematica delle felicità individuali. Ma dalla capacità di relazionarci tra di noi, con quello che di bello o brutto portiamo.

I punti che seguono e che ho preso da un sito che è comparso sul web alla voce "pensiero positivo" sono anche validi, da meditare certamente, purchè letti in chiave comunitaria e dentro alla storia.


Ognuno di noi è responsabile delle proprie esperienze

Ogni nostro pensiero crea il nostro futuro

Ognuno di noi deve fare i conti con gli schemi mentali dannosi del risentimento, della critica, del senso di colpa e dell'odio per se stessi. Sono solo pensieri e i pensieri si possono cambiare

E' necessario che ci stacchiamo dal passato e perdoniamo tutti, compresi noi stessi

Le chiavi per un cambiamento positivo sono l'approvazione di sé e l'accettazione di sé nel momento presente

Il punto di forza è sempre nel presente

CHI CI GUADAGNA?

Le indagini di Report di ieri sera mi hanno sconvolto. Sembra tutto così spaventosamente chiaro che non riesco a capire in quale mondo sto vivendo. Gli scandali nella sanità e nella scuola, dove mafia e politica spesso si intrecciano, mi trasmettono sfiducia nelle istituzioni italiane. Le due cose che più mi hanno "colpito" sono state:

- la nuova legge sulla sicurezza del 2008 favorisce la condotta immorale delle piccole-medie imprese che per riprendere l'attività, dopo essere state multate per inosservanza delle leggi in vigore, è sufficiente che paghino 1500 euro. Quindi da una parte si introduce il reato di clandestinità, dall'altra si favorisce il lavoro nero e lo sfruttramento. Chi ci guadagna?

- L'internalizzazione di operai, infermieri, tecnici, ecc... nelle aziende ospedaliere è meno costoso allo stato e più redditizio per il lavoratore rispetto alle varie cooperative che ricevono in appalto i vari servizi. Allora, perchè lo stato (assessori locali) vuole ingrassare alcuni privati quando lo stato stesso soffre di fame? Chi ci guadagna?


di Ilvo Diamanti (Repubblica 19 ottobre)

[...]Comunque, nell'immagine politica dei notiziari e dei programmi di infotaiment (informazione e intrattenimento, miscelati) continua a pesare la distinzione fra Mediaset e le altre reti. Tutti i programmi e i notiziari di Mediaset sono apprezzati dagli elettori di centrodestra - e soprattutto del PdL. Al contrario quelli della Rai e ancor più delle altre reti: Sky e La 7, in particolare. Tuttavia, questa "frattura" appare meno profonda rispetto a due anni fa. In particolare perché l'identità delle due testate leader della rete leader di ascolti - la prima - si è spostata in modo significativo a destra. Ci riferiamo a Porta a Porta, condotta da Bruno Vespa, e al Tg1 diretto da Minzolini. Il quale, anche per questo motivo, ha perso terreno nella classifica della fiducia degli italiani. Superato dai Tg regionali, ma anche, dal Tg3, fra quelli nazionali. Il che spiega la definizione di RaiSet. O di MediaRai. Usata polemicamente per sottolineare la fine della concorrenza e della differenza tra network. Sostituita da una sola entità televisiva, condizionata dal premier e orientata da Mediaset. Il conflitto, semmai, attraversa la Rai, dove il gradimento per il Tg 3, Ballarò (ancora il programma più affidabile nel giudizio degli italiani) e Annozero si allarga fra gli elettori di centrosinistra. La caratterizzazione politica dei programmi più popolari, in tempi di crescente contrapposizione politica, ne ha peraltro ridimensionato il grado di fiducia, negli ultimi anni. (Inversamente agli ascolti). Mentre è significativa la crescita (+10%) di Report, di Milena Gabanelli. Che è un programma di inchieste scomode per tutti. [...]

DON FRANCO BARBERO A PADOVA

Bianco e Nera, associazione interculturale,
in collaborazione con Macondo, associazione per l'incontro e la comunicazione dei popoli,
e con il contributo del consiglio di quartiere 3-est, comune di Padova

presenta:

UN NUOVO CRISTIANESIMO É POSSIBILE?
Esperienze di comunità cristiane di base, gruppi di ricerca biblica e teologica,
spiritualità di liberazione.


Interviene: FRANCO BARBERO, prete della comunità cristiana di base di Pinerolo, studioso di cristologia e di dialogo interreligioso.

Introduce: Federico Bollettin, promotore dell'iniziativa

L'incontro si svolgerà VENERDÍ 23 OTTOBRE, alle ore 21, presso la sala "Pertini" del centro commerciale La Corte, zona Mortise – Padova.

Per info: 329.1746567


Profilo del relatore
Nasce nel 1939 a Savigliano (Cn) e nel 1963 viene ordinato sacerdote. Dopo alcuni anni di ministero in seminario a Pinerolo (To), viene mandato in una parrocchia periferica della città, dove si impegna nella lotta per i diritti degli operai e antimilitarista. Nel 1973 è co-fondatore, con alcuni/e uomini e donne provenienti da esperienze parrocchiali, della comunità cristiana di base di Pinerolo. Da oltre 40 anni si occupa di ricerca biblica e teologica ed è impegnato in attività di volontariato. Nel 2003, per le sue posizioni teologiche e la sua pastorale a sostegno dell'impegno di gay, lesbiche, trans per vivere liberamente la propria condizione nella chiesa, viene dimesso dallo stato clericale. Nei suoi scritti propone una "spiritualità di liberazione" in cui azione e preghiera si compenetrano con la crescita di gruppi e comunità, nel dialogo con parrocchie, preti, suore, teologi e teologhe. Il suo impegno teologico e pastorale ne fa un "itinerante" in Italia e all'estero. Il suo blog www.donfrancobarbero.blogspot.com ha quasi raggiunto le 300.000 visite in poco più di un anno.

PENSIERI SUL PLURALISMO RELIGIOSO

di Raimon Panikkar

[...]...possiamo chiamare tradizione quello che costituisce lo sfondo della nostra identità culturale, e religione quello che ci dà la nostra identità ultima. Questa è possibile soltanto all'interno di una tradizione. Tradizione e religione non sono sinonimi, ma sono in stretta connessione fra loro. I contenuti ultimi di una tradizione sono costituiti dal suo nucleo religioso. La religione dà a ogni cultura il suo contenuto ultimo, e la cultura dà ad ogni religione il suo linguaggio.
Il pluralismo è il massimo sforzo per affrontare la diversità senza abbandonare la razionalità.
Ci sono molte religioni. "Che fioriscano mille fiori!". Il pluralismo non è questo. Le religioni non sono come i fiori, perchè alcune pretendono di occupare la terra intera, rendendo impossibile la fioritura di altre religioni; vogliono crescere in modo tale da soffocare tutti i fiori vicini. Le religioni non sono come i fiori anche perchè alcuni dei loro contenuti dottrinali o morali possono apparire non solo diversi come una rosa e un tulipano, ma contradditori come un fiore e un non-fiore. Il pluralismo emerge quando la molteplicità diventa un problema intellettuale ed esistenziale, quando la contraddizione diventa acuta o quando la coesistenza sembra impossibile.

(tratto da "Identità religiosa e pluralismo", di Raimon Panikkar, Interculture n°9, Ed. Città Aperta)

IL CARRO DAVANTI AI BUOI


di p. Roger Lenaers, gesuita belga


"Fare dei sacramenti una parte fondamentale del sistema di fede è un tragico errore. Equivale a mettere il carro cattolico davanti ai buoi. Infatti, la fede va ben oltre la partecipazione ai riti. I riti cattolici al massimo rendono qualcuno membro della comunità di culto cattolico-romana, esecutore di osservanze religiose, ma non vero discepolo di Gesù. Il discepolato è un processo esistenziale continuo, che segna e cambia la nostra esistenza, e questo processo è la sola via verso una salvezza durevole". 

Tratto da p. Roger Lenaers S.J., Il sogno di Nabucodonosor, Massari editore, 2009, p. 238

venerdì 16 ottobre 2009

CARI MISSIONARI IN PARTENZA


Venerdì 16 ottobre alle ore 21 nella Cattedrale di Padova, il vescovo Antonio Mattiazzo consegnerà il crocifisso ai missionari in partenza, come segno di una chiesa che apre le braccia inviando i suoi figli ad altre chiese sorelle nel mondo. La veglia rispecchierà lo slogan dell'ottobre missionario che ha come titolo Vangelo senza confini.
Riceveranno il crocifisso: donRaffaele Sandonà, presbitero fidei donum, in partenza per la Thailandia; padre Vito Girotto, missionario della Società Missioni Africane, in partenza per il Niger; fratel Lorenzo Baccin, missionario comboniano, in partenza per l’Egitto; padre Girolamo Miante, missionario comboniano, in partenza per il Togo; suor Elisa Baù, delle Piccole figlie di San Giuseppe, in partenza per la Guinea Bissau; suor Lucia Colcera, delle Suore di San Francesco di Sales, Salesie, in partenza per l’Angola; suor Lionella Parise, delle Suore di San Francesco di Sales, Salesie, in partenza per l’Angola; la famiglia Dario Carnera e Marta Daniele, della comunità missionaria di Villaregia, in partenza per il Brasile
A questi si aggiungono dieci volontari di Medici con l’Africa – Cuamm: Andrea Atzori e Ibarburu Valbuena Ana, con i figli Josè e Maria Teresa, tecnici in partenza per il Mozambico; Michele Bona, amministrativo in partenza per l’Uganda; Corrado Cattrini, medico in partenza per l’Etiopia;
Moreno Dugaro, logista in partenza per il Sudan; Francesca Matricoti, medico in partenza per l’Etiopia; Alice Sabino, amministrativa in partenza per l’Uganda; Annalisa Saracino, medico in partenza per il Mozambico; Marco Scacchetti, medico in partenza per il Mozambico; Rossana Urso amministrativa in partenza per la Tanzania.
 
Domenica 18 ottobre la Chiesa celebra la Giornata missionaria mondiale.



LA MIA LETTERA...


Cari "missionari" in partenza,
questa sera il vescovo di Padova vi consegnerà il crocifisso.
Provo a mettermi nei vostri panni, io missionario fidei donum mancato, in attesa però di andare in Africa senza simboli religiosi nè istituzioni di sostegno.
Non è facile partire, lasciare la propria terra, andare a vivere in un paese straniero. Penso soprattutto alla famiglia in partenza per il Mozambico e a quella destinata in Brasile. Che bel coraggio!
Deve sicuramente esserci una motivazione forte che riesca a farvi rinunciare, anche solo momentaneamente, alle comodità del nostro benessere occidentale ed affrontare gli imprevisti dei Paesi cosiddetti "in via di sviluppo". A chi si schiererà dalla parte degli impoveriti e intralcerà gli interessi dei potenti, potrebbe attendergli una brutta fine. Mi raccomando, se riceverete minacce di morte, non siate imprudenti. Non abbiamo bisogno di altri martiri morti, ma di nuovi testimoni vivi.
Portate il vostro modo di essere uomini e donne, fratelli e sorelle universali. Dentro agli ospedali, nelle case, lungo le strade. Portate la vostra esperienza personale di Dio, ma non portate la chiesa di Roma, la gerarchia, la trinità, i sette sacramenti. Non portate il dualismo platonico nè la sessuofobia giudaica, il neoliberismo americano nè il berlusconismo italiano. Oppure portateli (perchè forse inscindibili) senza imporli, mostrandone i pregi e i difetti. Lo so, è questa chiesa e questo stato che vi hanno scelto, preparato e inviato. A loro dovete obbedienza e riconoscenza.
Però almeno interrogatevi, fate memoria del primo colonialismo e scovate quello attuale, più subdolo e devastante. É proprio vero che la religione cattolica è l'unica religione che Dio ha istituito sulla terra? E che una madre indigena deve osservare le regole di un papa tedesco, pena la scomunica? E poi, chi ha detto che il modello economico e politico occidentale è l'unica via per uscire dalla miseria, dalle guerre e dalle ingiustizie?
Ridate dignità e futuro ai saperi locali, incontrando e ascoltando la gente semplice. Educate, cioè tirate fuori le immense ricchezze che molti popoli hanno dimenticato e rifiutato in nome del nostro progresso, appariscente e in parte illusorio. Hanno bisogno di non sentirsi "Terzo mondo" rispetto a nessuno. Di ricevere gratuitamente quello che è stato loro tolto con la violenza.
Andate e imparate, convertitevi e salvatevi, a tal punto che vi sarà probabilmente difficile, un domani, ritornare in Italia.
Che il Signore benedica i vostri passi.
F.B.

mercoledì 14 ottobre 2009

TEOLOGIA SENZA CENSURA

l'indirizzo del Blog del p. José Maria CASTILLO, teologo tra i più prestigiosi e competenti del panorama internazionale, e autore del recente libro "Chiesa e diritti umani" edito da Gabrielli Editori è www.josemariacastillo.blogspot.com

LAICITA' IN BILICO

Mi capita spesso di usare il termine "laicità" o "laico"... consapevole però che la distinzione, così ricercata, tra religioso-laico, chiesa-stato è presente nella nostra società occidentale ma non per questo nella cultura-mentalità di altri popoli. Nel bene e nel male, nel buddismo vi è correlazione tra vita spirituale-religiosa e vita sociale-politica, così il Dalai Lama è capo spirituale e nello stesso tempo politico. Questo vale anche per l'Islam, nel bene e nel male.

Nella nostra cultura occidentale moderna è subentrata la rivendicazione della laicità dello stato, probabilmente perchè il pensiero laico (letteralmente "del popolo") è molto più dinamico ed evolutivo di quello clericale che, in Italia, influenza il sistema politico dello Stato. Se la dimensione spirituale (non prettamente religiosa) di un popolo fosse meno istituzionalizzata, cioè rimanesse un movimento, potrebbe incarnarsi più facilmente nel vissuto sociale, senza creare lotte intestine ma occasioni di dialogo e crescita.


-Maggioranza e Udc fanno decadere il provvedimento che chiedeva maggiori protezioni agli omosessuali. "I veri omofobi sono 285 onorevoli" lo slogan. "Abbiamo assistito a uno spettacolo vergognoso con interventi da parte di esponenti dell'Udc che hanno accostato l'orientamento sessuale a incesto e pedofilia", è il commento di Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay che ha annunciato una serie di iniziative per i prossimi giorni.

-Il ministro Gelmini chiede il voto per l'ora di religione cattolica al posto del giudizio, un passo forse per abolire la sua facoltatività? "Il ministro Gelmini deve garantire la laicità della scuola pubblica italiana sancita dalla nostra Costituzione" afferma il segretario generale della Flc-Cgl. Ma perchè non si introduce una nuova materia per tutti e con voto: storia delle religioni?

martedì 13 ottobre 2009

TRASVERSALITA' DI OPINIONI

LIBERI DI SCEGLIERE SUL FINE VITA

di Federico Bollettin

Sulle questioni cosiddette "eticamente sensibili" esiste un enorme varietà di posizioni e interpretazioni, sia all'interno della Chiesa cattolica sia all'interno del pensiero laico. Al centro dei dibattiti a Padova, in seguito della mozione sul testamento biologico presentata da Marina Mancin di Sinistra per Padova, è tornata alla ribalta la discussione per la libertà di cura sul fine vita. Aldilà delle dichiarazioni ufficiali e conosciute di correnti politiche e della dottrina cattolica, il pensiero dei singoli cittadini italiani sembra ancorarsi principalmente alla coscienza individuale. Un sondaggio di Ballarò riportava, al momento della morte di Eluana Englaro, che il 70% degli intervistati era contrario ad una legge dello stato e della chiesa sulla alimentazione ed alla idratazione forzata, e che la decisione di fine vita spetta all’interessato ed alla famiglia con lui. Marco Politi, vaticanista di Repubblica, mi ha fatto notare che, i fedeli presenti alla messa del papa in piazza San Pietro, interrogati da lui sulle questioni calde che riguardano ad esempio l'uso del preservativo e della pillola, il testamento biologico e i matrimoni gay, riportavano giudizi vari e contrastanti tra loro, sia per il sì che per il no. La cosa strana è che comunque si trovavano insieme a pregare nella medesima piazza. Non è raro dunque imbattersi in una trasversalità di posizioni che, se pronunciate in costesti privi di ufficialità, non hanno nè colore politico nè confessione religiosa. Per quanto riguarda il fine vita, la fondazione Don Gnocchi, che si occupa di ogni forma di fragilità umana, a partire dai bambini mutilati fino agli anziani non autosufficienti, ha distribuito nel luglio 2008 un documento su "Il valore della vita" nel quale, approposito dell'alimentazione e idratazione artificiali, afferma: “In assenza di ogni forma di coscienza-consapevolezza e di relazione visibile... questa situazione a lungo andare e nel suo procedere si può configurare come un vero e proprio accanimento, quando non si accolga l'ineluttibilità della morte e il tecnicismo sovrasti il valore della dignità della relazione”. Dunque non si esclude l'ipotesi di un'interruzione dell'intervento terapeutico qualora diventasse accanimento. Del resto si tratta di "campi che sono opinabili" come li definisce il coordinatore della comunità cristiana di base di San Paolo a Roma, don Giovanni Franzoni, che ha organizzato per venerdì 23 ottobre un'assemblea pubblica di solidarietà ai 41 preti ammoniti dal Vaticano per aver firmato l'appello "Per la libertà sul fine vita" promosso da Micromega.
Alla fin fine – ed è utile sottolinearlo ancora - la maggior parte degli italiani compie determinate scelte in campo morale non tanto sulla base di appartenenze politiche o religiose, ma su quella delle proprie responsabilità e convinzioni. Perchè allora in Italia non esiste una correlazione coerente tra le scelte individuali della maggioranza e le leggi istituzionali che dovrebbero rappresentare l'intera comunità?

(pubblicato su Il Mattino di Padova, sabato 10 ottobre)

lunedì 12 ottobre 2009

IL MALE AFRICANO



(nella foto: cattedrale di Yaoundè - Camerun)

Mentre a Roma c’è il Sinodo dei Vescovi per l’Africa
parla un teologo domenicano del Camerun


di Éloi Messi Metogo

È diventato un luogo comune dire che l’Africa è il continente di tutti i mali: catastrofi naturali, pandemie, carestie, traffico d’armi e di droga, mancanza d’infrastrutture e di attrezzature ecc. Eppure, il continente possiede immense riserve di materie prime sfruttate da più di un secolo a questa parte. Da dove viene il male africano? E cosa fare per porvi rimedio?

Le autorità tendono a spiegare ogni cosa rimandando a cause esterne: la povertà è dovuta alle fluttuazioni dei prezzi mondiali delle materie prime, al peso del debito estero e agli aggiustamenti strutturali imposti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale… Ma non si sa che fine faccia il denaro che ci prestano o talvolta ci danno a fondo perduto, né il ricavato della vendita del legname, del petrolio, dei diamanti, dell’uranio ecc. Il male africano è prima di tutto la chiusura politica e la cattiva gestione dei beni pubblici. Le pagine più forti dell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa (1995) di Giovanni Paolo II sono senza dubbio quelle dedicate alla giustizia e alla pace. Il papa denuncia i governi macchiati di corruzione, lo spreco e lo storno di fondi; i regimi autoritari e oppressivi che negano ai cittadini «la libertà personale e i diritti umani fondamentali, in particolar modo la libertà d’associazione e di espressione politica, e il diritto di scegliere i propri governanti mediante libere ed eque elezioni» (n. 112). Secondo il papa, «la più grande sfida per realizzare la giustizia e la pace in Africa consiste nel gestire bene gli affari pubblici nei due campi, tra loro connessi, della politica e dell’economia» (n. 110).

Non è un caso se l’annunziato secondo Sinodo africano (ottobre 2009) ritorna su questo tema: nulla è veramente cambiato dal 1995. Sommosse a motivo della fame scoppiano qua e là a causa di manipolazioni della Costituzione da parte di governanti impopolari ma accecati dal potere. Qui, il potere di Stato è la principale fonte di reddito e dunque l’oggetto d’ogni bramosia: permette d’arricchirsi col controllo dello sfruttamento delle materie prime come coi prestiti e le donazioni concesse dai finanziatori di fondi internazionali. I governanti non si preoccupano per nulla del benessere dei propri cittadini, ma della propria sopravvivenza, che credono di poter assicurare attraverso la repressione poliziesca. La situazione è così disperata cha la maggior parte dei giovani non vede che un’unica soluzione: partire!

Ma il male africano viene anche dall’esterno. È legato al traffico d’armi e allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali del continente. Ecclesia in Africa chiedeva ai paesi ricchi «di sostenere gli sforzi dei paesi che lottano per uscire dalla povertà e dalla miseria» e aggiungeva che è nel loro interesse «scegliere la via della solidarietà, perché solo così è possibile assicurare all’umanità una pace e una armonia durature» (n. 114).

Bisogna riconoscere che, al tempo del raggiungimento dell’indipendenza, i colonizzatori si sono curati di collocare ai vertici dei nuovi Stati africani degli uomini di paglia facilmente manipolabili, al fine di preservare i propri interessi economici e strategici. I patrioti sono stati sistematicamente perseguitati e assassinati. Ancor oggi vi sono Stati occidentali che sostengono governi corrotti per inconfessabili ragioni politico-economiche. Non si risolverà il problema dell’immigrazione inasprendo la legislazione e rafforzando la sorveglianza delle forze di polizia; bisogna smetterla di frequentare dittatori che affamano i loro popoli e occorre riorganizzare il commercio internazionale. Ma la situazione è divenuta ancor più preoccupante con l’arrivo dei cinesi: investendo nell’industria, nel commercio e nei lavori pubblici, danno lavoro a numerosi disoccupati, anche se per dei salari irrisori, e contribuiscono allo sviluppo di infrastrutture e di attrezzature. Questa strategia, il cui obiettivo è l’accaparramento delle materie prime, è legittimata dai dirigenti locali: i cinesi non si preoccupano del buon governo e dei diritti dell’uomo, che non sono roba da mangiare, ma in compenso danno un contributo alla lotta contro la povertà…

Numerosi giovani, convinti che non si possa cambiare nulla, sono pronti a integrarsi nel sistema pur di riuscire. Ciò che viene chiamata la gioia di vivere degli africani in realtà non è che una lunga abitudine alla disgrazia dei sistemi politici che hanno sapientemente inculcato il culto della personalità. Mentre in teoria si vive in Stati democratici, i responsabili politici si comportano come i capi delle società feudali d’un tempo, detenendo tutto il potere e pretendendo rispetto e obbedienza da parte di sudditi e dipendenti. Le violenze che hanno contrassegnato la decolonizzazione hanno condotto a una falsa idea della politica e della democrazia. Per molti, ancor oggi, chi dice politica dice menzogna, stratagemma, inganno, fino ad arrivare all’omicidio pur di raggiungere i propri scopi. È bastato a volte che il capo di un partito si presentasse come democratico per essere eliminato dal suo avversario sostenuto dal potere coloniale, poiché la parola democrazia diventa sinonimo di sovversione.

È evidente l’urgenza di ridare alla politica e alla democrazia il loro vero senso. Ma come farlo in assenza di veri partiti d’opposizione e mentre il sistema educativo è stato distrutto dalla corruzione? Fortunatamente, il senso critico e la libertà d’espressione si sviluppano, malgrado numerose difficoltà. Il Sinodo del 1994 ha insistito sull’importanza della formazione in tutti i campi. Molti vi credono, nella chiesa e fuori di essa, e si preoccupano di educare i giovani e meno giovani al senso di responsabilità, al rispetto del bene comune e alla solidarietà. Vi è forse altro rimedio oltre a questo?

Éloi Messi Metogo
(teologo domenicano, Università cattolica dell’Africa centrale,
Yaoundé - Camerun)

venerdì 9 ottobre 2009

LIBERTA' E VERITA' DI INFORMAZIONE

NON E' VERO CHE LA RICCHEZZA DI UN PAESE SI BASA SUL PIL!

L'economia della provincia canadese dell'Alberta ha conosciuto negli ultimi tre decenni un boom petrolifero; il Prodotto Interno Lordo (PIL) è cresciuto del 401% dal 1961 al 1999. I ricercatori alternativi del Pembina Institute hanno condotto un'analisi dettagliata di questa crescita e hanno trovato che anche gli incidenti stradali sono aumentati, passando da 278 all'anno ogni 10.000 adulti nel 1961 a 408 all'anno ogni 10.000 adulti nel 1999. E' stato un bene o un male? E' stato sicuramente un bene grandissimo per l'economia.
C'è stato un incremento dell'attività dei carri attrezzi e delle officine meccaniche, è stato comprato e venduto più sangue, i medici, gli infermieri e gli avvocati hanno lavorato di più: gli incidenti stradali fanno crescere il PIL!
Il PIL ci dice che l'economia sta andando bene. Secondo gli economisti convenzionali, più il PIL è alto, meglio stiamo. Le famiglie coinvolte negli incidenti stradali si sentono meglio? Si sentiranno meglio se un'economista dirà loro che a causa della loro sofferenza l'economia è migliorata? Cosa c'è che non va in questo quadro?

QUALITA' DELL'ALIMENTAZIONE, NON QUANTITA'



(Il paradiso della frutta e verdura in uno di quei paesi cosiddetti "del terzo mondo"!)

"Il 4,4% delle famiglie residenti, vale a dire tre milioni di italiani, vive sotto la soglia di povertà alimentare. È questo il dato principale che emerge dal rapporto "La povertà alimentare in Italia. Prima indagine qualitativa e quantitativa" presentato in Campidoglio, condotto su dati del Banco alimentare da Fondazione per la Sussidiarietà - in collaborazione con l'Università Cattolica e Bicocca - e sostenuto da Banca Prossima, Banca del gruppo Intesa Sanpaolo e Nestlè.
Secondo la ricerca, una famiglia di due persone viene considerata povera se ha una spesa per cibo e bevande, in un mese, inferiore ai 222,29 euro. Questo importo (che serve ad acquistare beni primari come pane, pasta e carne) costituisce il limite minimo individuato su base nazionale, ma subisce delle oscillazioni se si considerano le diverse aree geografiche della Penisola. Per tenere conto del differente costo della vita, la ricerca ha infatti individuato diversi indici a livello regionale: così le soglie di povertà variano a Nord tra i 233-252 euro, al centro tra i 207-233 euro e nel Mezzogiorno tra i 196-207 euro. [...]" (IlSole24ore)


Con tutto rispetto per chi realmente soffre la fame nel mondo, a causa di guerre e carestie, vorrei proporvi una riflessione sui termini e sulle violenze che, in modo subdolo, il mercato moderno sta esercitando nei confronti dei suoi credenti.
"Povertà alimentare" nuovo termine coniato da banche armate e multinazionali come la Nestlè, che in primis hanno contribuito a rendere "miseri" i poveri del Sud del Mondo, e ora anche quelli del Nord. Aspettiamo di sentire parlare di "povertà culturale" per sperare di ricevere più sussidi dello Stato a favore della scuola italiana e delle iniziative di carattere culturale. O di "povertà sociale" perchè le associazioni locali non arrivino a chiudere case di accoglienza o licenziare educatori e mediatori culturali assunti con contratto a progetto.

Nessuno parla di come sarebbe giusto alimentarsi, evitando cioè i prodotti industriali scadenti e favorendo una sana alimentazione, più sobria e quindi più salutare. Un conto è spendere 233-252 euro al mese in alimenti-spazzatura, un conto è spenderli per alimenti naturali e integrali (cereali, ortaggi, legumi, ecc...) che comunque sono più economici anche se richiedono tempo nella preparazione domestica. La povertà culturale favorisce un processo di autoconvincimento che, grazie alla pubblicità, ci rende fragili di fronte alle proposte alettanti e fasulle del mercato.
Libertà di informazione e volontà di auto-informazione!

LA DOMANDA CHE INTERPELLA LA MAGGIORANZA

Pubblico una parte di una lettera aperta che Paolo, appartenente al movimento di Comunione e Liberazione, lancia a tutti i cristiani di CL, mettendo in discussione "certe scelte politiche"

Io ho iniziato a mettere in discussione tali scelte politiche da quando alcuni anni or sono due piu' due ha iniziato a non fare piu' quattro. Da un po' di tempo in Italia si è creata una spaccatura troppo evidente che rasenta ora la falsità piu' spudorata in coloro che dicono di ispirarsi ai valori Cristiani e poi, non tanto nella loro vita privata che io da peccatore non mi sento di giudicare, ma nella pratica politica quegli ideali calpestano quotidianamente. Faccio un esempio: come può essere compatibile all'interno dello stesso schieramento politico la giusta battaglia ideale sui diritti degli embrioni o contro l'aborto e la pillola del giorno dopo con la promozione di leggi sull'immigrazione che indirettamente favoriscono nell'opinione pubblica la cultura della non accoglienza, la paura del diverso, del clandestino fino alla sua criminalizzazione non per qualcosa che ha fatto ma per quello che è?
La conseguenza è la riduzione del livello sociale di percezione dei diritti di questi esseri umani col risultato di far diventare sempre piu' accettabile alla massa la morte in mare di qualche disgraziato e la mancanza di soccorso. Basterebbe solo confrontare la commozione che produsse l'affondamento nel canale di Otranto di una imbarcazione albanese con piu' di ottanta persone a bordo nel 1997 con l'insensibilità odierna di fronte a episodi simili. E' evidente che siamo cambiati e un merito lo si deve senza alcun dubbio anche alla continua caccia all'immigrato che subiamo da anni. Questa è la stessa dinamica che in altre epoche ha prodotto e permesso l'olocausto.

mercoledì 7 ottobre 2009

NOTIZIE SOFFOCATE

In Sud Africa ultimo attacco al movimento dei baraccati "Abahlali baseMjondolo" (“quelli che vivono nelle baracche” in lingua zulù) (www.abahlali.org ).
Da alcuni giorni infatti la principale baraccopoli è stata teatro di violenze e alcune persone sono state uccise. La repressione ha fatto un notevole salto di qualità.
"La realtà, purtroppo, è che nei suoi 4 anni di attività il movimento è stato continuamente bersaglio della polizia. I suoi membri sono stati arrestati innumerevoli volte, accusati di crimini mai commessi, picchiati, perseguitati, minacciati. Le manifestazioni del movimento sono state vietate e represse, e le autorità hanno cercato di rappresentare il movimento come manovrato da forze esterne e antidemocratiche. Diverse organizzazioni che si battono per la libertà di espressione e per i diritti umani hanno denunciato questi atteggiamenti deprecabili da parte delle autorità pubbliche sudafricane" sostiene Francesco Gastaldon (Attualmente a Durban) +2782 62 76 437 (francescogastaldon@gmail.com)

IL CORAGGIO DI UN'AZIENDA


Dopo le prime intimidazioni, 265 esuberi nella sede di Campodarsego, la Carraro DriveTech non esclude di accettare le proposte dei rappresentanti dei lavoratori (FIOM-FIM-UILM) che insistono sugli ammortizzatori sociali previsti dallo stato italiano: contratto di solidarietà e cassa integrazione straordinaria.

Uno spiraglio di luce fioca si intravvede nel mezzo di un periodo buio. Fatica per tutti, perchè cassa integrazione significa 750 euro al mese. Meglio di niente, naturalmente. Ma non è il caso di esultare di gioia.

L'azienda Carraro Group, leader nel settore delle trasmissioni via terra, si trova immersa dentro una grande sfida: la montagna che ha costruito (1 miliardo di fatturato previsto per il 2008) non è forse troppo alta per essere scalata (-62%)? Fede nello sviluppo illimitato, ora tensione e nervosismo tra colleghi di lavoro.
Come stanno realmente le cose? Chi si è saziato con i profitti degli ultimi anni d'oro?

Il presidente parla di coraggio, di azienda più snella, di crisi mai vista prima d'ora... tutto si può dire, purchè non si imponga a operai qualsiasi di immolarsi per il bene dell'intera azienda. Se qualcuno vuole farlo, che lo faccia in piena libertà!

martedì 6 ottobre 2009

RIPARTIRE DAL VANGELO

Di fronte a tante ingiustizie, sia a livello nazionale (vedi lodo Alfano, vedi rapporto Vaticano-Italia, vedi commercializzazione della sanità, ecc...) che a livello locale e personale, l'ascolto e l'incontro con la parola dei vangeli diventa, prima o poi, per un cristiano, la fonte da cui partire.

Per liberarci da dottrine asservite al potere dominante.

Per acquistare fiducia nella nostra coscienza.

Per costruire relazioni vere, gratuite e adulte.

Per credere e contribuire alla realizzazione del regno di Dio qui in terra.

Con queste premesse, mi sto preparando ad intrapprendere un percorso di lettura continuata e studio del vangelo di Matteo, assieme ad un gruppetto di persone che stanno aderendo alla proposta. "Vangelo e yoga" è il nome del gruppo biblico, aperto a chiunque voglia approfondire i testi cristiani, letti e interpretati da chi non ha la pretesa di imporre agli altri delle verità assolute.