venerdì 5 febbraio 2010

CREDERE IN DIO

LA QUESTIONE PRINCIPALE PER UN GRUPPO DI PROMESSI SPOSI

Giovedì sera ho incontrato un gruppo di fidanzati, 25 coppie, che stanno seguendo il "corso per fidanzati" in vista del matrimonio in chiesa.
Sono stato invitato da un prete che ultimamente mi cerca spesso e che vuole valorizzare la mia esperienza e le mie conoscenze.
Certo che, come avrei dovuto pormi nei confronti di questi giovani? Uno come me, sposato civilmente e sospeso a divinis dal sacerdozio?

Ho presentato loro la seguente scaletta, chiedendo di segnare la tematica che avrebbero voluto affrontare.

 Gesù e il vangelo: qual è la novità del suo messaggio? (10)
 Gesù e le donne: come affronta il maschilismo del suo tempo? (7)
 Gesù e la sessualità: amare con il corpo è peccato? (5)
 Gesù e lo straniero: paura di perdere la propria identità? (3)
 Gesù e la religione: è davvero il fondatore di una religione? (2)
 Gesù e i soldi: è vero che la felicità dipende dai soldi?b (3)
 Gesù e la fede: Dio esiste? Perchè il terremoto ad Haiti? (15)

Con stupore, ho notato che la questione che più li riguarda e li interroga è l'ultima: "Gesù e la fede: Dio esiste? Perchè il terremoto ad Haiti?"

Insomma, queste coppie si stanno preparando a celebrare il sacramento del matrimonio in chiesa e (per fortuna) manifestano alcuni dubbi sull'esistenza di Dio e sul suo piano misterioso di salvezza. Come vorrei che le guide religiose venissero a conoscenza di una realtà così sommersa perchè ignorata! Il problema non sono i sacramenti, il dogma della Trinità o dell'Assunzione, ecc... il problema, o meglio la sfida, è dimostrare l'esistenza di Dio in un mondo di ingiustizie.
Credere in Dio non è la naturale conseguenza dell'appartenenza alla chiesa cattolica o ad un altra confessione cristiana. Cosa servono allora i sacramenti? A sertirci parte omologata della società nella quale viviamo o a maturare la nostra fede in Dio?

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