martedì 16 marzo 2010

SULLA PEDOFILIA NELLA CHIESA

AMARE E LASCIARSI AMARE DALLA DONNA

Ricordurre tutto il fenomeno dei preti pedofili al ruolo marginale della
donna, religiosa e laica, all'interno della Chiesa Cattolica, mi sembra
riduttivo. L'articolo della prof.ssa Lucetta Scaraffia, apparso qualche giorno
fa sull'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, potrebbe sembrare
un tentativo (malriuscito) per distogliere lo sguardo, di molti fedeli
scandalizzati, dal problema centrale. I fatti degli ultimi anni non possono non
riportare la questione sul celibato obbligatorio dei preti e ancor più sulla
visione negativa della sessualità che sottosta alla dottrina cattolica. Il noto
teologo Hans Küng, su Le Monde del 5 marzo, reclama “l’abrogazione della regola
del celibato, radice di tutti i mali”.
Ieri mattina, su Radio 24, ho ribadito l'importanza, per un prete, di trovare
il proprio equilibrio affettivo-sessuale, che permetta quindi di svolgere
serenamente il ministero pastorale. Non voglio nemmeno imporre il matrimonio,
eppure in altre confessioni cristiane è addirittura obbligatorio sposarsi prima
di ricevere l'ordinazione. Il problema è che la repressione crea devianza,
bloccare cioè le proprie pulsioni e i propri sentimenti causa, prima o poi,
un'esplosione incontrollabile.
«Le donne infatti, sia religiose che laiche – sostiene l'editorialista
dell'Osservatore Romano - sarebbero per natura più portate alla difesa dei
giovani in caso di abusi sessuali, evitando alla Chiesa il grave danno che
questi colpevoli atteggiamenti le hanno procurato».
E' comunque funzionale alla logica maschilista, pensare alla donna come il
rimedio, fosse anche il migliore, per riparare gli atroci danni compiuti da
uomini celibi. Riconsegnare valore, dignità, parola alla donna nella Chiesa
significa portarla "sopra l'altare", significa amarla e lasciarsi amare da lei.
Se i preti potessero amare e lasciarsi amare dalla donna, probabilmente la
Chiesa si arricchirebbe di un maggior spirito materno, di buon senso e di
delicatezza. Per amare, però, occorre ricollocarsi tutti sullo stesso livello,
seduti in cerchio attorno al fuoco, come avviene in alcune tribù indigene.
Purtroppo, i retaggi culturali del passato, intoccabili in nome di una
Tradizione Divina, continuano a influenzare e determinare le scelte della
Chiesa che si trova invece a vivere oggi, in questa attuale società. Il
celibato imposto, ma soprattutto la repressione dei sentimenti e di una sana
sessualità, porta il celibe per obbedienza, a vivere spesso relazioni ambigue,
che compromettono la serenità della predicazione. Rivedere alcune norme
disciplinari della dottrina cattolica e ripensare al suo ruolo in questa
società, richiede inevitabilmente il contributo autentico e autorevole di tutti
i soggetti direttamente coinvolti. Ma la svolta sembra ancora lontana!

(pubblicato oggi su Il Mattino di Padova)

1 commento:

  1. Brevemente. Federico Bollettin scrive: "Riconsegnare valore, dignità, parola alla donna nella Chiesa significa portarla "sopra l'altare", significa amarla e lasciarsi amare da lei.". Io invece credo che noi donne non possiamo più permetterci di vivere "attraverso" un'esperienza maschile, ma siamo chiamate a vivere la nostra fede compiutamente con tutte noi stesse, ivi incluso il ministero quando sarà. Altrimenti, mi rincresce, sarà sempre l'esperienza e l'immaginario di un altro a raccontarci, l'arricchimento o l'impoverimento di un altro a catalogarci o come "caste spose" o come "prostitute". Grazie mille, in tal senso abbiamo già dato... .
    Ornella Marcato

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