sabato 24 aprile 2010

L'identità di Gesù e la nostra arricchente con-fusione

IL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA" SI INCONTRA E SI RACCONTA, LEGGENDO E MEDITANDO IL CAP 16 DI MATTEO

Chiedere è rischioso
Chiedere agli altri cosa pensano di noi non è facile, soprattutto se lo chiediamo a persone che ci conoscono bene, e che potrebbero dirci la verità.
Chiedere ai discepoli cosa pensano di lui, non è stato facile nemmeno per Gesù. Prima di tutto li porta in un campo neutro, a Cesarea di Filippo, terra di pagani, lontano il più possibile dal giudizio e dalle accuse dei farisei. Poi tasta il terreno, ponendo loro la domanda in forma generica: La gente chi dice che sia il figlio dell'uomo? La gente, ma in realtà loro stessi, lo considerano la reincarnazione di un profeta del passato, Elia, Geremia...

Pietro confuso
Poi Pietro lo descrive addirittura come "il Messia" atteso dalla Tradizione, niente di più sconsolante per Gesù, anche se poi aggiunge: "Il figlio del Dio vivente". C'è confusione in Pietro, tanto quanta dentro di noi, credo, a volte. Da una parte si aspetta di seguire "il Messia" atteso dalla Tradizione, colui che avrebbe liberato con la forza e la violenza il popolo ebreo dall'occupazione romana, dall'altra capisce che è simile a Dio e che comunica continuamente vita. Un Pietro confuso, dunque, che rappresenta ciascuno di noi.

Chi è Gesù per te? Oggi?

"E' via, verità e vita"
"Non lo so"
"E' l'uomo perfetto"
"E' il compagno di viaggio"
"E' come lo sento io"

"E' tutto quello che avete detto voi, prima di me"
"E'..."

Tutto questo, e tanto altro. Il fatto è che sentiamo-conosciamo Gesù anche attraverso l'educazione, la dottrina che abbiamo ricevuto. E quando in nome di Gesù veniamo esclusi e allontanati, ad esempio perchè amiamo in un modo differente dalla maggior parte delle persone, allora capiamo che non è quel Gesù che ci chiama, che ci interessa, che vogliamo seguire. Ne scopriamo un volto nuovo, spesso più umano, più "normale", più comprensibile e, per carità, anche esigente. Ma più vicino possibile, davanti a noi, certo, ma non un'idea o una dottrina.

E dopo aver umanizzato Gesù, non ci resta che umanizzare anche il papa e la gerarchia! "Tu sei una pietra e su questa roccia costruiremo il regno di Dio". Pietro è un mattone come tutti coloro che sperimentano un Dio che dà la vita, non la morte, che libera, non che rende schiavi. Un mattone che, assieme ad altri mattoni, costruisce la casa di Dio, il suo regno di giustizia, nel momento in cui capisce che Gesù non è il Messia della Tradizione, ma il servo di tutti. Questa espressione, mal tradotta e non a caso, vorrebbe confermare il diabolico (nel senso che è stato elemento di separazione tra le varie confessioni cristiane) dogma del primato del papa. Per Gesù il più grande è colui che serve, non colui che ha potere. Pietro, come tutti coloro che fanno esperienza di Gesù, han come la responsabilità (le chiavi del custode e del garante della sicurezza) di raccontare la sua esperienza, non esclusivista, e di concretizzarla nelle opere. Ecco la grande responsabilità del cristiano!

Per fortuna
Purtroppo ci sono credenti che tendono ad identificare la Parola di Dio con la parola del papa, o Gesù con il prete, o il regno di Dio con la Chiesa cattolica.
Purtroppo si rischia di rimanere bambini in ambito spirituale e biblico, oppure di cadere nel fondamentalismo religioso.
Per fortuna però ci sono segni di speranza, cammini differenti, testimonianze di fede, desiderio di ricerca e condivisione.
Lo Spirito di Dio è più forte e più affascinante di qualsiasi tentativo di rinchiuderlo in uno schema, in un modello, in una religione. E io ci credo.

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