venerdì 2 aprile 2010

SACRIFICIO


DEDICO QUESTA POESIA...
A tutti i poeti uccisi, da Gesù a Pier Paolo Pasolini, da Ken Saro Wiwa ad Anna Politkovskaja.
Al poeta che c'è dentro ciascuno di voi...



O Africa!
O madre mia!
Laggiù a Johannesburg
Si erge un patibolo
Ed il tuo figlio poeta
Vi è appeso con tutto il suo peso.
Tutti l'hanno visto
La sua testa vacilla
Il suo sguardo fisoo verso il cielo
Limpido abbraccia i cieli,
La sua voce strozzata
Non canta più
Non canterà più l'Africa
E tante lacrime versate per lui
Cani che sotto la forca
Abbaiano contro i crimini
Donne desolate annegano
Nelle lacrime
I bambini gridano il loro dolore
Al colmo dell'incredibile
E tutti e tutte
Implorano la grazia di Dio.
Laggiù a Johannesburg
Lui vive
Ma la corda si conficca
Nella sua carne morta.
Laggiù lui vive,
Ma è stato atterrato
Nella sua giovinezza,
E' coperto di sudore
Freddo
Vive, ma la corda intorno
Al suo collo apre una piaga
Spaventosa.
Vive, ma il suo sangue scorre
Ha lasciato cadere la penna
Sull'arabesco della terra argillosa
Martire.
La penna, la sua compagna
Il suo fucile da combattimento
Non risuoneranno più
Nessuna luce folgorante
scorrerà più da quelle vene.
Laggiù, egli giace!
Ancora?
Ancora una volta
Sgorga il sangue nero
Dal corpo nero
Di un nero d'ebano
Supino nell'innocenza
Dell'esistenza.
Laggiù, a Johannesburg
Si erge un patibolo
Sotto quel patibolo tintinnano
I sonagli di un poeta
Sotto quel patibolo, i versi
Sprofondano nell'incantesimo
Di una città nelle tenebre.
Egli è laggiù, a Johannesburg
Appeso ad un patibolo
I suoi occhi semichiusi maledicono
il perfido orrore
Di una razza padrona
Assetata
Di sangue nero
Laggiù, egli è annodato per il collo ad un patibolo
E sballottato con tutto il suo peso
E' il nostro poeta, il Mio fratello poeta
Ucciso dai voraci
Rapaci sud-africani
Bianchi.
Egli vive
Non è morto
Poichè colui che muore
Per la sua patria
Vive per l'eternità.

Mohamed Salif Keita

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