Caro Federico,
ti giro questo sfogo paterno, ti sottolineo in grassetto quello che secondo mè è l'essenziale . il resto magari sono le solite Beghe dei bravi parrocchiani. I problemi che sollevi non appartengono solo a Padova e dintorni. Non smettere di farti sentire, noi "pecore senza pastore" abbiamo bisogno di Preti come te!
Laura
CHIESA, QUELL'AUTORITARISMO CHE ALLONTANA I FEDELI
Scritto da: lettera firmata - 03/10/2009
In una lettera dettagliata ( Valsassina News) sulla gestione del catechismo a Primaluna Valsassina (Lombardia), un lettore descrive numerose perplessità: sugli orari, sulla durata, sui luoghi e le modalità. Una riflessione a tutto campo dall'interno, da parte di un fedele attivo.
Gentile Direttore,
ho esitato a lungo prima di scrivere questa lettera. Ma alla fine mi sono deciso a redigerla perché sul vostro sito ospitate link di comunità cristiane. Linformazione a carattere religioso non vi è dunque estranea.
Ne approfitto.
Nei giorni scorsi nella parrocchia di Primaluna, o meglio nella Comunità Pastorale Madonna delle Nevi, si sono tenuti gli incontri dei genitori per linaugurazione dellanno catechistico.
Ho partecipato alla riunione di giovedì 1 ottobre per i genitori di terza elementare.
A grande sorpresa ho notato che i miei disagi, che spiegherò, erano condivisi in forme e per motivi diversi anche da altri genitori e dunque mi sono convinto che il problema non sta solo in una mia errata interpretazione dei fatti. Ma nei fatti stessi.
Mi spiego. Siamo al secondo anno di organizzazione trasversale del catechismo. I bambini sono riuniti per classi in luoghi diversi. Per esempio tutti i bambini di terza elementare della comunità andranno questanno a catechismo a Primaluna.
Prima annotazione. Il Parroco, luglio 2008, annunciando il progetto, aveva ben spiegato che si trattava di un esperimento che sarebbe stato sottomesso a verifica. Mi risulta che non ci sia stata una riflessione corale su come sia andato questo esperimento.
Il secondo anno risulta una continuazione del primo, con alcune leggere modifiche. Senza verifica corale.
Secondo problema, che io personalmente sento come molto serio. Il nuovo corso catechistico comporta un numero ridotto di lezioni di catechismo. I bambini di terza elementare avranno 13 ore di catechismo. Le ore mancanti saranno compensate da celebrazioni liturgiche. Mia opinione è che mai una lezione di catechismo, con tutte le dinamiche didattiche che comporta, sarà sostituita da delle celebrazioni. Le ore di catechismo mancanti sono perse. E questo a me dispiace.
Poco consolante è stato il fatto che il moderatore della riunione di giovedì scorso (uno dei coadiutori della parrocchia) ha bonariamente deriso la mia richiesta di avere più ore, chiedendo a tutta lassemblea se volessero più ore di catechismo e commentando: Roberto, sei il solo!! Come per dire: povero Roberto, ma che cosa stai chiedendo?!?
Non mi dilungo su altri problemi che giustamente sono stati denunciati dal sottoscritto e da altri genitori:
- scomodità degli orari, malgrado la buona volontà messa in opera dalla parrocchia per venire incontro alle famiglie;
- mancanza di integrazione allinterno dei nuovi gruppi di catechismo dovuti anche al fatto che i bambini sono stati delocalizzati e separati da punti di riferimento familiari;
- estraniazione completa dei genitori nella preparazione di eventi sacramentali che hanno prodotto come effetto celebrazioni tipo quella della cresima a Primaluna in giugno 2008 da annoverare tra le celebrazioni più tristi alle quali il sottoscritto abbia mai partecipato.
Morale. Il problema è molto serio e si pone a due livelli: A livello di forma e di contenuto.
La forma prima di tutto: le decisioni sono prese dai preti e subite dal resto della comunità. Deriva autoritaria che di solito avviene quando manca lautorevolezza. Un vero peccato perché Gesù parlava con autorevolezza. Che ne abbiamo fatto della sua persona e del suo modo di rivolgersi alla gente?
Sul piano dei contenuti: se le ore di catechismo diminuiscono, vuol dire che una parte della tradizione, che è anche dottrina (nel senso nobile della parola) non è trasferita da una generazione allaltra. Peccato perché sembrerebbe che invece lArcivescovo (ricevuto in pompa magna da queste parti) insiste proprio sulla traditio fidei.
Forte ed alto io ho detto giovedì scorso che i nostri preti danno limpressione:
- o di non voler lavorare,
- o di non credere alla Parola di cui sono custodi!
Termino senza però tacere sul problema di fondo che è quello dei catechisti. Una tale scelta pastorale è operata perché mancano i catechisti. Questa è una realtà.
Ma io mi attenderei che i nostri preti facciano di tutto per risolvere il problema invece di subirlo. Temo invece che una delle cause della mancanza di catechisti siano proprio i preti e la loro chiusura mentale (chiamiamolo clericalismo) che li porta a scegliere sempre e solo collaboratori prima di tutto obbedienti. Se sapessero valorizzare le risorse umane che hanno fra le mani accettandole per quello che sono e non per quello che vorrebbero che siano- i nostri preti si accorgerebbero di quante e quali benedizioni i fedeli laici possono portare loro.
A riprova di questo fatto cito (con un certo disagio) uno scambio di battute che si sono tenute proprio giovedì scorso durante la riunione già citata. Di fronte alle mie critiche , il moderatore ha detto chiaramente e giustamente: qui mancano catechisti, Roberto, sei pronto a fare catechismo? Certo che sì, ho risposto, ma a condizione di insegnare quello che voglio io. La risposta del moderatore è stata: Questa tua posizione è anticristiana!.
Ecco quanto si sente dire uno che si dichiara disponibile a dare una mano a condizione di esercitare fino in fondo la propria soggettività.
Chi dichiara di avere delle idee e di difenderle, nellattuale Chiesa, è giudicato anticristiano, ancora prima di verificare quali idee ha in testa. Almeno a Lutero hanno dato la chance di parlare prima di scomunicarlo. Oggigiorno si è scomunicati ancor prima di parlare!
Così gira il mondo nella nostra chiesa cattolica. Prima lobbedienza e poi semmai la libertà di pensare.
Mi spiace veramente.
Presento i miei più cordiali saluti e confido in un dibattito aperto a 360°, sicuro che solo liberando il pensiero e la parola anche il vangelo ritroverà quelle strade che possono illuminare i nostri passi e quelli della nostra gioventù.
(lettera firmata)
martedì 6 ottobre 2009
IL FALLIMENTO DELLA "REGOLARIZZAZIONE" IN ITALIA
dal sito dei comboniani di Castel Volturno
Alla fine sono arrivate solo 257 mila richieste di regolarizzazione. Se ne aspettavano 500 mila. E' un fallimento, l'ennesimo fallimento di questa classe politica in materia di immigrazione.
La regolarizzazione riguarda per la maggior parte cittadini provenienti dall'Ukraina, Marocco, Moldavia e Cina. La provincia da cui sono state inviate più domande è Milano seguita da Roma e Napoli.
L'associazione Dhuumcatu ha organizzato ieri una conferenza stampa dove ha annunciato la sua intenzione di chiedere al TAR l'annullamento per irregolarità della procedura telematica per la regolarizzazione.
Ci si potrebbe chiedere perchè sono arrivate così poche richieste.
Sicuramente una ragione è il costo troppo alto della richiesta stessa, 500 euro che solitamente i datori di lavoro non pagano mai ma che fanno ricadere sulle spalle del lavoratore.
Anche il reddito annuo lordo di 20 o 25 mila euro è una barriera che molte persone non riescono a superare.
Insomma il business della regolarizzazione, che pensava di fare entrare nelle casse dello stato 300 milioni di euro, è in parte fallito.
I migranti sono il business di qusti anni, sono persone che ci servono a cui diamo un permesso di soggiorno solo se accettano di rimanere funzionali al nostro status quo. Queste politiche stanno creando un popolo di mendicanti e servi. I migranti non hanno altra scelta di fronte a questo orizzonte perchè a volte non si ha neanche più la possibilità di fare delle scelte autonome.
Finchè non si alzerà un Grido dalle comunità migranti non ci sarà futuro. In questo contesto anche la lotta "per i diritti" dei migranti diventa strumentale ai vari poteri e paternalismo. Se la lotta si riduce ad una pura e sempice questione di efficacia allora abbiamo già perso. Che senso ha infatti lottare per "assimilare" i migranti a questo sistema di morte? Pauolo Freire nella sua Pedagogia degli Oppressi sosteneva che spesso l'oppresso di ieri sarà l'oppressore di domani.
E' possibile invece partire dal puro e semplice riconoscimento dell'umanità e della dignità dell'altro? E' possibile rendere politica la questione dei diritti?
La questione naturalmente riguada tutti ma i soggetti saranno i migranti stessi. Molto dipenderà dalla capacità che metteremo nell'ascoltare i migranti perchè sono loro gli esperti delle loro sofferenze, non noi. La democrazia, la partecipazione e l'organizzazione non possono solo essere gli obiettvi della lotta ma forse dovrebbero anche diventarne il metodo. Questo porta a domande molto semplici e banali ma forse necessarie: chi partecipa agli incontri dove si parla di immigrazione? chi parla? con che mandato? che rappresentanza ha? chi decide l'agenda degli incontri? che spazio si lascia all'ascolto genuino e disinteressato dei problemi reali e concreti della gente?
(tratto da www.neroebianco.org)
Alla fine sono arrivate solo 257 mila richieste di regolarizzazione. Se ne aspettavano 500 mila. E' un fallimento, l'ennesimo fallimento di questa classe politica in materia di immigrazione.
La regolarizzazione riguarda per la maggior parte cittadini provenienti dall'Ukraina, Marocco, Moldavia e Cina. La provincia da cui sono state inviate più domande è Milano seguita da Roma e Napoli.
L'associazione Dhuumcatu ha organizzato ieri una conferenza stampa dove ha annunciato la sua intenzione di chiedere al TAR l'annullamento per irregolarità della procedura telematica per la regolarizzazione.
Ci si potrebbe chiedere perchè sono arrivate così poche richieste.
Sicuramente una ragione è il costo troppo alto della richiesta stessa, 500 euro che solitamente i datori di lavoro non pagano mai ma che fanno ricadere sulle spalle del lavoratore.
Anche il reddito annuo lordo di 20 o 25 mila euro è una barriera che molte persone non riescono a superare.
Insomma il business della regolarizzazione, che pensava di fare entrare nelle casse dello stato 300 milioni di euro, è in parte fallito.
I migranti sono il business di qusti anni, sono persone che ci servono a cui diamo un permesso di soggiorno solo se accettano di rimanere funzionali al nostro status quo. Queste politiche stanno creando un popolo di mendicanti e servi. I migranti non hanno altra scelta di fronte a questo orizzonte perchè a volte non si ha neanche più la possibilità di fare delle scelte autonome.
Finchè non si alzerà un Grido dalle comunità migranti non ci sarà futuro. In questo contesto anche la lotta "per i diritti" dei migranti diventa strumentale ai vari poteri e paternalismo. Se la lotta si riduce ad una pura e sempice questione di efficacia allora abbiamo già perso. Che senso ha infatti lottare per "assimilare" i migranti a questo sistema di morte? Pauolo Freire nella sua Pedagogia degli Oppressi sosteneva che spesso l'oppresso di ieri sarà l'oppressore di domani.
E' possibile invece partire dal puro e semplice riconoscimento dell'umanità e della dignità dell'altro? E' possibile rendere politica la questione dei diritti?
La questione naturalmente riguada tutti ma i soggetti saranno i migranti stessi. Molto dipenderà dalla capacità che metteremo nell'ascoltare i migranti perchè sono loro gli esperti delle loro sofferenze, non noi. La democrazia, la partecipazione e l'organizzazione non possono solo essere gli obiettvi della lotta ma forse dovrebbero anche diventarne il metodo. Questo porta a domande molto semplici e banali ma forse necessarie: chi partecipa agli incontri dove si parla di immigrazione? chi parla? con che mandato? che rappresentanza ha? chi decide l'agenda degli incontri? che spazio si lascia all'ascolto genuino e disinteressato dei problemi reali e concreti della gente?
(tratto da www.neroebianco.org)
domenica 4 ottobre 2009
IN ECUADOR, TRA CHIESA E SCIOPERI
POCHE PAROLE DALL'ECUADOR PER RESTARE IN CONTATTO
di Fabio Lazzaro*
E' già passato più di un mese e quante cose da raccontare…
A livello político in questo momento difficile per il governo e per il Paese, a livello lavorativo, a livello abitativo, a livello di fede…
Nel mese di settembre ho iniziato a lavorare come Coordinatore sociale del MCCH per la regione di Cotopaxi. Questa fondazione nella quale mi sono bene inserito lavora con progetti agricoli e di formazione umana in comunitá molto povere del campo e con comunità indigene. Per questo sto cercando di iniziare presto anche un corso di “quichua”, la lingua delle nazionalitá indigene.
C’è un bel clima di lavoro con i colleghi ed è bello sentirsi una persona qualsiasi, senza titoli, semplicemente qualcuno che vuole imparare per aiutare queste persone.
E le opportunitá arrivano.. in quest’ultima settimana ho avuto incontri con persone del ministero del turismo e con altre della Vicepresidenza della Repubblica per progetti da finanziare e che dovrò seguire. Sto girando molto per conoscere le zone dove MCCH è presente e dove molti stanno aspettando di essere accompagnati con incontri di carattere spirituale e di integrazione comunitaria. Veramente qui si capisce la frase di Gesù…”sono un gregge senza pastore..”
A livello di fede sono le persone semplici del campo che vivono tremende situazioni di ingiustizia a contagiarmi… sono i vulcani Cotopaxi e Iliniza che vedo dal mio appartamento al quinto piano a ricordarmi come è semplice sentirsi accompagnati dal Signore della vita….mentre ogni domenica che frequento una Chiesa cattolica diversa di Latacunga dove vivo, non riesco per nulla a sentire la presenza divina in riti freddi e noiosi, in monologhi dove la gente non può dire nulla (e che voglia di alzare la mano…) con liturgie e teologíe preconciliari…
Sempre più cresce la voglia di organizzare un gruppo bíblico e di preghiera dove poter offrire uno spazio di crescita critica e adulta verso la vita, la Parola e verso una Chiesa gerarchica che qui, ancor di più, vive di rendita e continua ad approfittare dell’”ignoranza” o semplicità della gente… a cui basta una statua da toccare per sentirsi vicini al Signore…
Ma che tipo di Dio stiamo comunicando??? Cosa starà pensando Gesù durante celebrazioni dove si parla più di Maria che di Lui, più dei dogmi che del vangelo, più delle regole, dei buoni propositi che di parole che contagino vita?
Non è questa la Chiesa in cui credo! E continuo ostinatamente a credere che un’altra Chiesa è possibile… e continuo a cercare in posti equivocati la presenza viva di Gesù… e non si fa trovare lì… è già un passo più avanti.
Lo percepisco presente più nel presidente dell’Ecuador che nel clero in questo momento, col suo sforzo di cambiare le regole del gioco. Tante leggi stanno uscendo tra molte polemiche… per il fastidio che danno alle oligarchie di sempre. Per esempio in questa settimana sono in corso 2 scioperi (uno di una parte degli insegnanti… che si oppongono ad essere esaminati…molti insegnano senza sapere nulla; e un altro degli indigeni shuar dell’Amazzonia e altre regioni.. contro la legge dell’acqua)… Quest’ultimo movimento di protesta ha già procurato una vittima e il clima è molto teso… si sono organizzati con fucili, lance e veleno.. e sono mossi da persone che vogliono far cadere questo governo di cambio storico. E’ incredibile come si arrivi a protestare contro una legge che per la prima volta pone l’acqua come bene invendibile che va prima al bisogno umano, familiare e solo alla fine alle imprese.. finora è sempre stato il contrario.
Ad esempio le comunità che io visito sono ai piedi del Cotopaxi un nevaio incredibile… e sono senza acqua!! Perchè quasi tutta va alle aziende che producono fiori.. e non a chi non può coltivare nulla nel suo orto perchè c’è solo polvere… ai piedi di un nevaio!!!
Tante ingiustizie che vedo ogni giorno e per cui sono chiamato da Dio a restare qui, non più con un ruolo clericale (per fortuna), ma con la stessa fede e speranza nel fratello e Signore Gesù compagno di strada di tanta gente che ha bisogno di essere accompagnata.
Non voglio annoiarti.. anche per avere qualcosa di cui parlare il prossimo mese (mi sono riproposto di scrivere nel sito ad ogni inizio mese)… voglio solo ricordare a tanti amici, preoccupati per me, che sto bene… proprio bene.
Sto sistemando poco a poco la casa.. la prossima volta condividerò delle foto.
Sto sistemando con difficoltà le carte per essere legale..(mi costeranno più di 800$ in totale)!
Ho aperto ieri il mio conto in banca e ho ricevuto il primo stipendio..
Sto facendo la spesa e cucinando, passeggio e osservo… medito e prego.
Cerco e mi interrogo…con il desiderio di rendere poco a poco il mio cuore un po’ più umile (che non vuol dire silenzioso! ma disponibile al Signore…)
Un abbraccio a tutti voi che mi leggete.
Mi tróvate anche in Skype e Messenger…
Per qualsiasi contatto.. magari per organizzare un viaggio in Ecuador l’anno prossimo… scrivetemi pure a fabiofubex@gmail.com... O state in contatto con Federico.
*Secondo il codice di Diritto Canonico, Fabio Lazzaro è ancora prete, perchè non ha ancora chiesto la dispensa nè ha ricevuto l'"elevazione" allo stato laicale. Attualmente però sta sperimentando volontariamente la spogliazione dal ruolo ufficiale di prete, ed è giusto, per rispetto, eliminare qualsiasi titolo ( don, padre, ecc...) che lo "sacralizzi", che cioè lo separi dal resto della gente con la quale vive. Se in futuro la sua gente lo riconoscerà autorevole guida spirituale della comunità, avrà il titolo che si merita.
di Fabio Lazzaro*
E' già passato più di un mese e quante cose da raccontare…
A livello político in questo momento difficile per il governo e per il Paese, a livello lavorativo, a livello abitativo, a livello di fede…
Nel mese di settembre ho iniziato a lavorare come Coordinatore sociale del MCCH per la regione di Cotopaxi. Questa fondazione nella quale mi sono bene inserito lavora con progetti agricoli e di formazione umana in comunitá molto povere del campo e con comunità indigene. Per questo sto cercando di iniziare presto anche un corso di “quichua”, la lingua delle nazionalitá indigene.
C’è un bel clima di lavoro con i colleghi ed è bello sentirsi una persona qualsiasi, senza titoli, semplicemente qualcuno che vuole imparare per aiutare queste persone.
E le opportunitá arrivano.. in quest’ultima settimana ho avuto incontri con persone del ministero del turismo e con altre della Vicepresidenza della Repubblica per progetti da finanziare e che dovrò seguire. Sto girando molto per conoscere le zone dove MCCH è presente e dove molti stanno aspettando di essere accompagnati con incontri di carattere spirituale e di integrazione comunitaria. Veramente qui si capisce la frase di Gesù…”sono un gregge senza pastore..”
A livello di fede sono le persone semplici del campo che vivono tremende situazioni di ingiustizia a contagiarmi… sono i vulcani Cotopaxi e Iliniza che vedo dal mio appartamento al quinto piano a ricordarmi come è semplice sentirsi accompagnati dal Signore della vita….mentre ogni domenica che frequento una Chiesa cattolica diversa di Latacunga dove vivo, non riesco per nulla a sentire la presenza divina in riti freddi e noiosi, in monologhi dove la gente non può dire nulla (e che voglia di alzare la mano…) con liturgie e teologíe preconciliari…
Sempre più cresce la voglia di organizzare un gruppo bíblico e di preghiera dove poter offrire uno spazio di crescita critica e adulta verso la vita, la Parola e verso una Chiesa gerarchica che qui, ancor di più, vive di rendita e continua ad approfittare dell’”ignoranza” o semplicità della gente… a cui basta una statua da toccare per sentirsi vicini al Signore…
Ma che tipo di Dio stiamo comunicando??? Cosa starà pensando Gesù durante celebrazioni dove si parla più di Maria che di Lui, più dei dogmi che del vangelo, più delle regole, dei buoni propositi che di parole che contagino vita?
Non è questa la Chiesa in cui credo! E continuo ostinatamente a credere che un’altra Chiesa è possibile… e continuo a cercare in posti equivocati la presenza viva di Gesù… e non si fa trovare lì… è già un passo più avanti.
Lo percepisco presente più nel presidente dell’Ecuador che nel clero in questo momento, col suo sforzo di cambiare le regole del gioco. Tante leggi stanno uscendo tra molte polemiche… per il fastidio che danno alle oligarchie di sempre. Per esempio in questa settimana sono in corso 2 scioperi (uno di una parte degli insegnanti… che si oppongono ad essere esaminati…molti insegnano senza sapere nulla; e un altro degli indigeni shuar dell’Amazzonia e altre regioni.. contro la legge dell’acqua)… Quest’ultimo movimento di protesta ha già procurato una vittima e il clima è molto teso… si sono organizzati con fucili, lance e veleno.. e sono mossi da persone che vogliono far cadere questo governo di cambio storico. E’ incredibile come si arrivi a protestare contro una legge che per la prima volta pone l’acqua come bene invendibile che va prima al bisogno umano, familiare e solo alla fine alle imprese.. finora è sempre stato il contrario.
Ad esempio le comunità che io visito sono ai piedi del Cotopaxi un nevaio incredibile… e sono senza acqua!! Perchè quasi tutta va alle aziende che producono fiori.. e non a chi non può coltivare nulla nel suo orto perchè c’è solo polvere… ai piedi di un nevaio!!!
Tante ingiustizie che vedo ogni giorno e per cui sono chiamato da Dio a restare qui, non più con un ruolo clericale (per fortuna), ma con la stessa fede e speranza nel fratello e Signore Gesù compagno di strada di tanta gente che ha bisogno di essere accompagnata.
Non voglio annoiarti.. anche per avere qualcosa di cui parlare il prossimo mese (mi sono riproposto di scrivere nel sito ad ogni inizio mese)… voglio solo ricordare a tanti amici, preoccupati per me, che sto bene… proprio bene.
Sto sistemando poco a poco la casa.. la prossima volta condividerò delle foto.
Sto sistemando con difficoltà le carte per essere legale..(mi costeranno più di 800$ in totale)!
Ho aperto ieri il mio conto in banca e ho ricevuto il primo stipendio..
Sto facendo la spesa e cucinando, passeggio e osservo… medito e prego.
Cerco e mi interrogo…con il desiderio di rendere poco a poco il mio cuore un po’ più umile (che non vuol dire silenzioso! ma disponibile al Signore…)
Un abbraccio a tutti voi che mi leggete.
Mi tróvate anche in Skype e Messenger…
Per qualsiasi contatto.. magari per organizzare un viaggio in Ecuador l’anno prossimo… scrivetemi pure a fabiofubex@gmail.com... O state in contatto con Federico.
*Secondo il codice di Diritto Canonico, Fabio Lazzaro è ancora prete, perchè non ha ancora chiesto la dispensa nè ha ricevuto l'"elevazione" allo stato laicale. Attualmente però sta sperimentando volontariamente la spogliazione dal ruolo ufficiale di prete, ed è giusto, per rispetto, eliminare qualsiasi titolo ( don, padre, ecc...) che lo "sacralizzi", che cioè lo separi dal resto della gente con la quale vive. Se in futuro la sua gente lo riconoscerà autorevole guida spirituale della comunità, avrà il titolo che si merita.
MINORANZE ETNICHE E MINORANZE RELIGIOSE

(foto scannerizzata dalla moglie)
ORDINAZIONE PRESBITERALE DI REV. SAMPSON AJUKA, PRETE ANGLICANO NIGERIANO
La comunione anglicana, nome assunto dalla Chiesa d'Inghilterra dopo la separazione dalla Chiesa cattolica nel XVI secolo, è presente a Padova dal 2004, quando Sampson Ajuka, 37 anni, nigeriano di Imo State, è stato mandato a fondare una comunità anglicana nella città del Santo, dedicata al padre del monachesimo, sant'Antonio abate, e frequentata prevalentemente da fedeli nigeriani di etnia Igbo. Inizialmente la piccola comunità, formata da 18 membri, ha trovato ospitalità presso la cappella del collegio "Don Mazza" in via Savonarola. Attualmente, avendo superato le cento unità, si riunisce presso la cappella san Giuseppe Lavoratore, in zona industriale, per celebrare la liturgia in lingua inglese. La Chiesa anglicana è essenzialmente pluralista. Nel suo interno convivono (e spesso si scontrano) tendenze diverse, ed ogni comunità può fare capo ad esse ed assumere una forma di culto molto diversa. Quella guidata dal reverendo Sampson Ajuka, ad esempio, si differenzia ben poco dal cattolicesimo, infatti presenta una forma di culto molto simile alla Messa cattolica. Laureato in teologia all'università di Birminghan in Inghilterra, Sampson è stato ordinato diacono il 2 ottobre 2008, dopo essersi sposato, come prevede la prassi anglicana. Prima ci si sposa e poi si viene ordinati preti. Oggi il vescovo di Gibilterra, Rev. Geoffrey Rowell, lo ordinerà presbitero nella cappella san Giuseppe Lavoratore alle ore 10.30.
L'ho incontrato nella sua abitazione a Sarmeola di Rubano, in un condominio di cinque piani, dove vive assieme alla moglie e al figlio di un anno. Gentile e accogliente, mi fa accomodare nella stanza adibita ad ufficio, per una chiaccherata informale. Sono curioso di sapere che tipo di rapporto ha con la chiesa cattolica di Padova. "Molto buono – mi racconta il prete anglicano - conosco alcuni preti cattolici davvero in gamba, tra i quali padre Adriano Sella che ha messo a disposizione la cappella san Giuseppe per le nostre celebrazioni. Lavoriamo insieme per diventare buoni cristiani!"
Gli chiedo poi cosa ne pensa delle nuove leggi in materia di immigrazione. "Aldilà degli ultimi decreti che possono sembrare discriminatori, quello che mi preoccupa è la mentalità del popolo italiano. Mi pare che sia portato a generalizzare! Perchè non si valorizza e pubblicizza lo straniero che compie il suo dovere e contribuisce allo sviluppo, economico e culturale, di questo Paese?"
Il reverendo Sampson non chiede regali in occasione dell'ordinazione, anche se il suo appartamento è spoglio di elettrodomestici. Chiede ai suoi connazionali, che vivono qui, un contributo per costruire un pozzo là, in Nigeria, a sostegno dei più bisognosi. Nobile gesto, in tempo di crisi!
DURANTE LA CELEBRAZIONE
Ho assistito alla celebrazione, come amico di Sampson, "my in law", e ho notato con piacere la presenza di tre preti cattolici della diocesi di Padova. Spero che, finita la celebrazione, siano andati a congraturarsi anche con la moglie del reverendo Sampson e a dare una carezza a suo figlio.
L'unico grande limite: aver reso la celebrazione di una comunità nigeriana, che festeggia il suo pastore, una perfetta fotocopia di una liturgia europea. Molti nigeriani sono usciti dalla chiesa, annoiati da uno stile freddo, troppo intellettualizzato, lontano dalla loro realtà.
I più furbi sono arrivati verso la fine per partecipare alla vera festa: il pranzo, accompagnato da musica e danza.
E la colonizzazione culturale continua: è possibile rendere protagonista un popolo straniero nell'inventarsi la loro forma di pregare Dio?
sabato 3 ottobre 2009
L'INCONTRO CON MARCO POLITI
(da sinistra: Marco Politi e Giuseppe Stoppiglia)
Ieri, una serata assieme a Marco Politi. L'incontro diretto con l'autore di un libro che, l'ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, si è rifiutato di recensire. Poter vedere, ascoltare e interrogare un uomo di cultura come Politi è stato molto piacevole, nonostante il tema fosse scottante: Chiesa del no, indagine sugli italiani e sulla libertà di coscienza. Nel suo libro - sottolinea Stoppiglia nel suo intervento introduttivo - l'autorevole giornalista di Repubblica, racconta l'incontro con diverse persone, le ascolta senza giudicarle, e rilancia al lettore la palla delle conclusioni, mai assolute ma si spera rispettose e oneste.
L'accento romano coinvolge i partecipanti. Politi usa lo stile narrativo, descrive alcuni suoi incontri, di gente comune e nello stesso tempo straordinaria.
Non mancano gli interventi di un pubblico attento, curioso e sbalordito da certe rivelazioni confidenziali. Politi conosce troppo bene i monsignori del Vaticano e ogni tanto, ci svela le loro debolezze. Quella del "profilattico bucato" credo resterà nella mente di tutti per un bel po'!
I PUNTI IN QUESTIONE
- Alla fin fine, la maggior parte degli italiani compie determinate scelte, seguendo il buon senso e ascoltando la propria coscienza, e non le direttive della dottrina cattolica.
- Credenti (cattolici) e diversamente credenti si trovano molto spesso in sintonia rispetto ai cosiddetti "temi eticamente sensibili". Che strano!
- La situazione italiana è unica al mondo: il Vaticano può ancora influire nelle scelte dello stato, perchè condiziona quella piccola fetta di politici ed elettori che possono fare la differenza. Fino a quando?
- Noi italiani non diciamo in faccia quello che non ci piace. Preferiamo
tacere, "mandare giù", e magari poi borbottiamo infastiditi alle spalle degli interessati. Così le cose non cambieranno mai, o avranno bisogno di molto tempo per cambiare.
-All'interno della Chiesa Cattolica esiste una varietà di pensieri, esperienze, cammini, così diversi e a volte opposti. Eppure il ritornello che percepiamo continuamente proviene sempre da una piccola e sempre la stessa fetta di chiesa. Se ci guardiamo attorno possiamo scoprire cammini autentici di liberazione e di fedeltà al Vangelo.
Aggiungo di seguito un mio articolo pubblicato oggi su Il Mattino di Padova.
CHIESA DEL NO E LIBERTA' DI COSCIENZA
Prendo spunto dal titolo dell'ultimo libro di Marco Politi, editorialista e autorevole vaticanista di Repubblica, che ieri ha presentato a Padova, La Chiesa del no. Indagine sugli italiani e sulla libertà di coscienza, per riportare nuovamente l'attenzione sul ruolo che la Chiesa-istituzione esercita nelle scelte politiche dello Stato italiano. Scrive Politi: «...la Chiesa-istituzione tenta di affermare una sua egemonia sulle leggi. Nell'illusione che le norme possano riuscire a imporre un modello di vita, quando gli stessi credenti hanno già imboccato altre strade. Nel paese dove ha sede il papato la Chiesa rifiuta di accettare di sentirsi “parte” della società», e tantomeno “lievito” o “sale” per usare due immagini dei vangeli.
Che una certa Chiesa stia difendendo i propri principi-interessi, non c'è dubbio ed è una cosa normale, il problema è che li vuole imporre, con dolcezza o prepotenza, da partito politico o da religione civile, anche a chi non si ritiene cattolico o, in quanto cristiano, avrebbe delle ragioni serie per rifiutarli. Inizia la sfilza di quei precisi no, che non sempre vengono accompagnati da altrettanti precisi sì, ovvero da proposte positive, concrete, dal sapore liberatorio. No al testamento biologico, no alle firme di quei 41 preti italiani, tra i quali due padovani, ad un appello lanciato da Micromega per la libertà di cura. Quale eresia nella seguente affermazione: «La decisione di porre fine ad una parvenza di esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata che ha il diritto di esporla preventivamente in un testamento, oppure alla famiglia di concerto con il medico che agisce in scienza e coscienza»? No alla pillola Ru-486; sì alla vita "piena". E ancora: no al preservativo, sia in Italia che in Africa, in mano ad adolescenti irresponsabili così come ad adulti responsabili; sì all'amore "vero". No alle coppie di fatto, ai Pacs e ai Dico; sì alla famiglia "naturale". No al ritiro immediato delle truppe militari italiane in guerra; sì alla pace. No ad un nuovo direttore di Avvenire che renda il quotidiano della CEI rappresentativo di tutti i cattolici e non solo di quelli “ubbidienti” e “ortodossi"; sì ad una informazione cristiana. E infine: no al respingimento dei barconi di clandestini; sì all'accoglienza senza limiti dello straniero. No ai comportamenti berlusconiani in materia di morale sessuale; sì ad una maggiore sobrietà per chi riveste cariche pubbliche. É giusto, anzi giustissimo, mettere dei paletti lungo quel percorso di crescita nel quale il "bambino" ha profondamente bisogno di essere accompagnato. Se educato alla responsabilità, anche il bambino della fede può diventare cristiano adulto, in grado cioè di discernere il bene dal male, nelle sue mille sfaccettature, per se stesso e per la comunità dove vive. Ma se viene privato di tale consapevolezza, come farà a rendersene conto? Sarà costretto a vivere da eterno fanciullo, cresciuto alla scuola dei divieti, da una Chiesa madre che, spinta da un amore possessivo, non vuole lasciar andare i propri figli sulla via dell'autonomia e delle libere scelte. A questo proposito il papa a Praga ha ricordato - riprendendo un concetto dell'ex presidente Ceco, Vaclav Havel - che la libertà deve essere sempre congiunta alla verità. Ma allora, a quale libertà dobbiamo credere?
mercoledì 30 settembre 2009
IL SILENZIO E LA COMUNICAZIONE
di Francesco Pullia
Secondo André Neher, uno dei maggiori esponenti dell'ebraismo contemporaneo, l'uomo spesso tace non perché non possegga una chiave migliore per accedere all'infinito ma perché 'il silenzio gli offre una prodigiosa varietà di chiavi' per misurarsi con la propria finitudine.
Se è vero che, come ci dice la Bibbia, c'è 'un tempo per tacere ed uno per parlare', è altrettanto vero che il tempo del silenzio è scandito dalla capacità, insita in noi, di ascoltare e comprendere meglio la finitudine cui abbiamo accennato.
E' risaputo che sia il Mahatma Gandhi che Aldo Capitini, il filosofo italiano che maggiormente si è dedicato all'elaborazione di un pensiero della nonviolenza, quando non ricorrevano al digiuno come strumento di lotta politica, si astenessero di proposito periodicamente dal cibo e dalle parole, così come Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, fondatore della comunità dell'Arca, e Vinoba Bhave, continuatore in India del messaggio gandhiano.
Il digiuno non consisteva soltanto nel non ingerire alimenti o nell'evitare di ricorrere al linguaggio parlato come forma di totale purificazione ma soprattutto nell'abbandonare quella negatività che, a livello mentale, intossica l'animo, portandoci continuamente ad emettere giudizi nei confronti del nostro prossimo senza mai esaminare responsabilmente il nostro operato.
Ciò non coincideva affatto con la sospensione delle attività quotidiane, con una mancata assunzione di impegni, e tanto meno con l'isolamento dalla società.
Al contrario, con il silenzio del corpo e della voce, sviluppando in sé umiltà e amore, Gandhi accentuava la propria capacità di mettersi in relazione con un'alterità più vasta, di percepire pienamente quella che Capitini ha efficacemente chiamato la compresenza dei morti e dei viventi, cioè il concorso di tutti gli esseri senzienti, umani e non, persino degli assenti, alla creazione di realtà.
E' lecito a questo punto chiedersi se il silenzio sia davvero un azzeramento della parola, un deserto o non costituisca, piuttosto, una sfera a cui la parola attinge quando si fa strumento di conoscenza e non chiacchiera.
Siamo sommersi, come ben sappiamo, dalle chiacchiere, invasi, frastornati da quella che Martin Heidegger non esitò a bollare come la banalizzazione del linguaggio. Non è esagerato affermare che, paradossalmente, nell'epoca della trasmissione generalizzata di dati, notizie, informazioni, della proliferazione di sofisticatissimi mezzi mediatici, dell'estensione capillare della rete, la cui utilità nessuno intende qui negare, è venuta a mancare proprio la comunicazione. [...]
martedì 29 settembre 2009
BANCA ETICA, NO AI SOLDI DELLO SCUDO FISCALE
di Anna Pacilli
La raccolta del risparmio è vitale per qualsiasi banca, a maggior ragione in periodi di crisi come quello attuale, ma non può essere fatta a qualsiasi costo. E’ il senso del discorso che ha portato la Banca popolare etica ed Etica Sgr a decidere di non accettare i capitali che rientreranno in Italia con lo scudo fiscale.
«L’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini, scegliamo quotidianamente – dice il presidente di Banca Etica e di Etica Sgr, Fabio Salviato – La normativa proposta, tra l’altro, potrebbe esonerare gli intermediari finanziari anche dall’obbligo di segnalare eventuali operazioni in odore di riciclaggio. Non è certo in questo modo che il settore bancario recupera la fiducia dei cittadini. Il bisogno del governo di fare cassa non giustifica un condono iniquo verso i risparmiatori che hanno sempre rispettato le regole e profondamente diseducativo. In Italia, l’evasione fiscale è una piaga da combattere con il rigore e non con le sanatorie a basso costo».
Una bella lezione per quanti, nella maggioranza di governo, si salvano l’anima giustificando l’amnistia operata con lo scudo fiscale con le necessità di bilancio «per il bene del paese», compensata dai provvedimenti che sarebbero in atto per combattere evasione e malaffare, ma di cui nessuno si è accorto.
«I principi della finanza etica che ispirano per intero la nostra attività – dice il direttore generale della banca, Mario Crosta – prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro Dna e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro».
Intanto, c’è la corsa di tutti gli altri istituti di credito ad accaparrarsi la ricca torta dei fondi illegalmente trasferiti all’estero per frodare il fisco: grazie allo scudo in via di approvazione, dovrebbero rientrare in Italia almeno cento miliardi di euro.
La raccolta del risparmio è vitale per qualsiasi banca, a maggior ragione in periodi di crisi come quello attuale, ma non può essere fatta a qualsiasi costo. E’ il senso del discorso che ha portato la Banca popolare etica ed Etica Sgr a decidere di non accettare i capitali che rientreranno in Italia con lo scudo fiscale.
«L’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini, scegliamo quotidianamente – dice il presidente di Banca Etica e di Etica Sgr, Fabio Salviato – La normativa proposta, tra l’altro, potrebbe esonerare gli intermediari finanziari anche dall’obbligo di segnalare eventuali operazioni in odore di riciclaggio. Non è certo in questo modo che il settore bancario recupera la fiducia dei cittadini. Il bisogno del governo di fare cassa non giustifica un condono iniquo verso i risparmiatori che hanno sempre rispettato le regole e profondamente diseducativo. In Italia, l’evasione fiscale è una piaga da combattere con il rigore e non con le sanatorie a basso costo».
Una bella lezione per quanti, nella maggioranza di governo, si salvano l’anima giustificando l’amnistia operata con lo scudo fiscale con le necessità di bilancio «per il bene del paese», compensata dai provvedimenti che sarebbero in atto per combattere evasione e malaffare, ma di cui nessuno si è accorto.
«I principi della finanza etica che ispirano per intero la nostra attività – dice il direttore generale della banca, Mario Crosta – prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro Dna e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro».
Intanto, c’è la corsa di tutti gli altri istituti di credito ad accaparrarsi la ricca torta dei fondi illegalmente trasferiti all’estero per frodare il fisco: grazie allo scudo in via di approvazione, dovrebbero rientrare in Italia almeno cento miliardi di euro.
IL MISTERO DELL'AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO (clicca qui)
In quell'agenda erano scritti i nomi di coloro che ora stanno godendo i frutti...dei mafiosi che sono entrati nella magistratura, nelle istituzioni, nella politica...
lunedì 28 settembre 2009
TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO MINACCIATO
Il funerale di don Ruggero Ruvoletto, presieduto dal vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, si terrà domani, alle ore 10 in Cattedrale; saranno presenti anche cinque vescovi provenienti dal Brasile. La salma proseguirà poi il suo percorso per Vigonovo e raggiungerà la chiesa di Galta (parrocchia di origine di don Ruggero Ruvoletto), dove alle ore 16, mons. Francesco Biasin presiederà una messa di commiato. Dopo questo ultimo saluto don Ruggero verrà sepolto nel cimitero di Vigonovo.
TESTIMONIANZA DI P.ADRIANO SELLA
Ho chiesto a p.Adriano Sella, amico prima di tutto, e poi anche responsabile dell'ufficio "Nuovi Stili di Vita" a Padova, all'interno della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Padova, cosa ne pensa dell'assassinio di don Ruggero. Lui stesso è stato più volte minacciato, quando in Brasile seguiva il movimento dei Sem Terra e altri movimenti sociali di base.
"Sembra strano che don Ruggero non sia stato prima minacciato! Di solito chi vuole farti fuori cerca prima di spaventarti con dei messaggi intimidatori. Io, quando ho ricevuto delle minacce, ho dovuto lasciare per un paio di settimane la comunità, e poi ho dovuto evitare di fare percorsi uguali sia per l'andata che per il ritorno, di notte non dormivo mai da solo, ma in compagnia di un confratello".
E la strada della rapina?
"Di solito un professionista non uccide mai. Forse erano dei principianti, infuriati perchè il missionario non voleva dare loro il "grosso" bottino nascosto. Ma non mi spiego il fatto che l'abbiano messo in ginocchio...e poi, prima di uccidere un bianco e un missionario, bisogna che sia davvero pericoloso e determinante! Non capisco, sarebbero bastate delle minacce per allontanare don Ruggero.
Insomma anche per p.Adriano Sella, già missionario saveriano in Brasile, l'assassinio di don Ruggero è avvolto da un mistero.
Riporto in seguito i titoli interessanti dell'indice dell'ultimo libro di Adriano Sella, Per una chiesa del Regno, edito dalla EMI.
Meno messe, più messa
Meno carrierismo, più coraggio
Meno maestri, più testimoni
Meno meditazione, più contemplazione
Meno clericalismo, più sinodalità
Meno pratiche di pietà, più scelte di vita
Meno libri religiosi, più Bibbia
Meno rituali, più celebrazioni evangeliche
Meno simboli religiosi, più gesti di responsabilità e di amore
Meno tariffe ecclesiastiche, più trasparenza economica
Meno confessioni, più riconciliazione
Meno premura, più presenza
Meno condanne, più convivialità
Meno laici esecutori, più cristiani adulti
Meno sacerdoti funzionari della liturgia,più presbiteri o pastori appassionati di Dio
Meno mediatizzazione del papa, più sequela di Cristo
Meno indrottinamento, più discepolato
Meno paure, più speranze
Meno alleanze coi poveri, più opzione preferenziale per i poveri
Meno certezze, più profezia
Meno strutture, più tende (meno recinti, più spazi aperti)
Meno moralismo, più umanità
Meno conformismo, più vangelo
Meno chiese di mattoni, più chiese di persone
Meno chiesa al maschile, più chiesa al femminile
Meno proselitismo, più missionarietà
Meno fondamentalismo, più dialogo ecumenico e interreligioso
Meno corsi, più percorsi
Meno richieste di grazie, più azioni di grazie
Meno no, più sì
TESTIMONIANZA DI P.ADRIANO SELLA
Ho chiesto a p.Adriano Sella, amico prima di tutto, e poi anche responsabile dell'ufficio "Nuovi Stili di Vita" a Padova, all'interno della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Padova, cosa ne pensa dell'assassinio di don Ruggero. Lui stesso è stato più volte minacciato, quando in Brasile seguiva il movimento dei Sem Terra e altri movimenti sociali di base.
"Sembra strano che don Ruggero non sia stato prima minacciato! Di solito chi vuole farti fuori cerca prima di spaventarti con dei messaggi intimidatori. Io, quando ho ricevuto delle minacce, ho dovuto lasciare per un paio di settimane la comunità, e poi ho dovuto evitare di fare percorsi uguali sia per l'andata che per il ritorno, di notte non dormivo mai da solo, ma in compagnia di un confratello".
E la strada della rapina?
"Di solito un professionista non uccide mai. Forse erano dei principianti, infuriati perchè il missionario non voleva dare loro il "grosso" bottino nascosto. Ma non mi spiego il fatto che l'abbiano messo in ginocchio...e poi, prima di uccidere un bianco e un missionario, bisogna che sia davvero pericoloso e determinante! Non capisco, sarebbero bastate delle minacce per allontanare don Ruggero.
Insomma anche per p.Adriano Sella, già missionario saveriano in Brasile, l'assassinio di don Ruggero è avvolto da un mistero.
Riporto in seguito i titoli interessanti dell'indice dell'ultimo libro di Adriano Sella, Per una chiesa del Regno, edito dalla EMI.
Meno messe, più messa
Meno carrierismo, più coraggio
Meno maestri, più testimoni
Meno meditazione, più contemplazione
Meno clericalismo, più sinodalità
Meno pratiche di pietà, più scelte di vita
Meno libri religiosi, più Bibbia
Meno rituali, più celebrazioni evangeliche
Meno simboli religiosi, più gesti di responsabilità e di amore
Meno tariffe ecclesiastiche, più trasparenza economica
Meno confessioni, più riconciliazione
Meno premura, più presenza
Meno condanne, più convivialità
Meno laici esecutori, più cristiani adulti
Meno sacerdoti funzionari della liturgia,più presbiteri o pastori appassionati di Dio
Meno mediatizzazione del papa, più sequela di Cristo
Meno indrottinamento, più discepolato
Meno paure, più speranze
Meno alleanze coi poveri, più opzione preferenziale per i poveri
Meno certezze, più profezia
Meno strutture, più tende (meno recinti, più spazi aperti)
Meno moralismo, più umanità
Meno conformismo, più vangelo
Meno chiese di mattoni, più chiese di persone
Meno chiesa al maschile, più chiesa al femminile
Meno proselitismo, più missionarietà
Meno fondamentalismo, più dialogo ecumenico e interreligioso
Meno corsi, più percorsi
Meno richieste di grazie, più azioni di grazie
Meno no, più sì
SE QUESTI SONO I PROBLEMI!
Prendo spunto dal titolo di un'editoriale del Mattino di Padova firmato da Stefano Allievi, Il problema del velo ce l'ha chi guarda, per presentare un islam sconosciuto.
L'articolo si riferisce chiaramente alla decisione del sindaco di Montegrotto Terme (PD), di vietare l'uso del burqa alle donne islamiche del suo comune (chissà poi se ce ne saranno di donne che usano il burqa!), dopo un fatto accadaduto a Pieve di Soligo dentro ad un supermarket.
Se devo essere sincero, non ho mai visto girare a Padova una donna con il burqa(velo che copre integralmente il corpo, lasciando il volto dietro una fitta rete), e neppure con il niqab (velo nero che copre testa, viso e collo, lasciando scoperti solo gli occhi), quindi capisco la chiave nettamente polemica con la quale Luca Claudio vuole essere periodicamente sulle prime pagine dei giornali locali. Le mogli dei miei colleghi marocchini le ho sempre viste senza burqa e senza velo. Le donne che indossano un semplice velo non mi danno fastidio. E anche se dovessi per caso incontrare nella mia vita una donna con il burqa, non ne farei un caso nazionale! Non vorrei che ad una imposizione subita si aggiungesse un ulteriore discriminazione!
L'ISLAM DEGLI ZIKRI
Gli Zikri sono una piccola setta pacifica, fondata circa 500 anni fa a Jaunpur, nella provincia indiana del Gujarat. Oltre ad essere nota come centro di insegnamento religioso, Jaunpur fu anche il luogo di nascita di Sayyid Mohammad (1443-1505), il fondatore della setta. Gli Zikri fanno parte del sufismo, il movimento nato all'interno dell'Islam, definito come l'unione antica del cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam. Jung definiva il sufismo come la "spina dorsale segreta dell'Islam". Visti nel contesto di un sufismo libero dai dogmi, gli Zikri rappresentano una prospettiva prevalentemente femminile, a volte fino al punto di incarnarla totalmente. Innanzitutto la scelta economica della condivisione della ricchezza è essenzialmente femminile, poichè pone l'accento sulla comunità e sulla relazione piuttosto che su una competitività maschilista e spietata che esalta l'individualismo. Il riconoscimento e la considerazione per il femminile sono evidenti anche nelle idee egualitarie di genere, per cui le donne non sono obbligate ad indossare il velo e partecipano liberamente e attivamente a tutti gli aspetti della vita sociale e religiosa della comunità.
L'articolo si riferisce chiaramente alla decisione del sindaco di Montegrotto Terme (PD), di vietare l'uso del burqa alle donne islamiche del suo comune (chissà poi se ce ne saranno di donne che usano il burqa!), dopo un fatto accadaduto a Pieve di Soligo dentro ad un supermarket.
Se devo essere sincero, non ho mai visto girare a Padova una donna con il burqa(velo che copre integralmente il corpo, lasciando il volto dietro una fitta rete), e neppure con il niqab (velo nero che copre testa, viso e collo, lasciando scoperti solo gli occhi), quindi capisco la chiave nettamente polemica con la quale Luca Claudio vuole essere periodicamente sulle prime pagine dei giornali locali. Le mogli dei miei colleghi marocchini le ho sempre viste senza burqa e senza velo. Le donne che indossano un semplice velo non mi danno fastidio. E anche se dovessi per caso incontrare nella mia vita una donna con il burqa, non ne farei un caso nazionale! Non vorrei che ad una imposizione subita si aggiungesse un ulteriore discriminazione!
L'ISLAM DEGLI ZIKRI
Gli Zikri sono una piccola setta pacifica, fondata circa 500 anni fa a Jaunpur, nella provincia indiana del Gujarat. Oltre ad essere nota come centro di insegnamento religioso, Jaunpur fu anche il luogo di nascita di Sayyid Mohammad (1443-1505), il fondatore della setta. Gli Zikri fanno parte del sufismo, il movimento nato all'interno dell'Islam, definito come l'unione antica del cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam. Jung definiva il sufismo come la "spina dorsale segreta dell'Islam". Visti nel contesto di un sufismo libero dai dogmi, gli Zikri rappresentano una prospettiva prevalentemente femminile, a volte fino al punto di incarnarla totalmente. Innanzitutto la scelta economica della condivisione della ricchezza è essenzialmente femminile, poichè pone l'accento sulla comunità e sulla relazione piuttosto che su una competitività maschilista e spietata che esalta l'individualismo. Il riconoscimento e la considerazione per il femminile sono evidenti anche nelle idee egualitarie di genere, per cui le donne non sono obbligate ad indossare il velo e partecipano liberamente e attivamente a tutti gli aspetti della vita sociale e religiosa della comunità.
FIGLI SOTTOMESSI?
IL PENSIERO DI ALEXANDER LOWEN, medico psicoanalista, formatosi alla scuola di Wilhelm Reich
Un'accentuazione del potere dei genitori conduce inevitabilmente i figli alla ribellione o alla sottomissione. Ma la sottomissione copre un intimo atteggiamento di ostilità e di ribellione.
Il bambino che si sottomette impara che i rapporti sono governati dal potere e questa è una premessa perchè da adulto lotti per ottenerlo. I bambini imparano presto a giocare lo stesso gioco dei genitori, il gioco del potere. Il modo migliore per aver potere sui genitori è di fare qualcosa che li turba: non mangiare, per esempio, oppure andare male a scuola o fumare. Di fronte a questo comportamento "tranquillamente" distruttivo, i genitori, ridotti alla disperazione, spesso promettono al bambino, se cede, di dargli quello che vuole. Ma dal momento che cedere implica una perdita di potere, la minaccia della ribellione deve essere sempre presente. Una volta che tra genitore e figlio si è instaurata una lotta per il potere, nessuno dei due può più nè cedere nè vincere.
Il conflitto ha generamente origine dal desiderio del genitore di formare il figlio secondo una certa immagine e dalla resistenza che questi vi oppone.
Un'accentuazione del potere dei genitori conduce inevitabilmente i figli alla ribellione o alla sottomissione. Ma la sottomissione copre un intimo atteggiamento di ostilità e di ribellione.
Il bambino che si sottomette impara che i rapporti sono governati dal potere e questa è una premessa perchè da adulto lotti per ottenerlo. I bambini imparano presto a giocare lo stesso gioco dei genitori, il gioco del potere. Il modo migliore per aver potere sui genitori è di fare qualcosa che li turba: non mangiare, per esempio, oppure andare male a scuola o fumare. Di fronte a questo comportamento "tranquillamente" distruttivo, i genitori, ridotti alla disperazione, spesso promettono al bambino, se cede, di dargli quello che vuole. Ma dal momento che cedere implica una perdita di potere, la minaccia della ribellione deve essere sempre presente. Una volta che tra genitore e figlio si è instaurata una lotta per il potere, nessuno dei due può più nè cedere nè vincere.
Il conflitto ha generamente origine dal desiderio del genitore di formare il figlio secondo una certa immagine e dalla resistenza che questi vi oppone.
giovedì 24 settembre 2009
MARCO POLITI A PADOVA - PASSA PAROLA

(L'ho invitato a Padova, a Mortise presso la sala "Pertini" del centro commerciale La Corte, venerdì prossimo, 2 ottobre alle ore 21, a presentare il suo ultimo libro: La Chiesa del no. Indagine sugli italiani e sulla libertà di coscienza. Mondadori, 2009)
LA SUA VISIONE IN BREVE
[...]Di fatto l'Italia è diventata l'ultima trincea d'Occidente in cui la Chiesa-istituzione tenta di affermare una sua egemonia sulle leggi. Nell'illusione che le norme possano riuscire a imporre un modello di vita, quando gli stessi credenti hanno già imboccato altre strade. Nel paese dove ha sede il papato la Chiesa rifiuta di accettare di sentirsi “parte” della società. Eppure ogni tentativo di restaurare attraverso un lobbismo accanito una sorta di religione civile, vagheggiata nello slogan “Dio, patria, famiglia” che il ministro Tremonti sogna di rilanciare, non può che risultare velleitario. Scienza de esistenza, filosofia e teologia, relazioni di coppia, procreazione, malattia, orientamento sessuale e persino l'immagine di Dio sono declinati nell'era contemporanea in una tale molteplicità di modi da non poter essere forzosamente incanalati in un binario dottrinario unico. […]
Il sentimento popolare si è rivelato nitidamente quando Piergiorgio Welby ha deciso di interrompere il processo inesorabile che lo avrebbe portato a uno stato di non-vita / non-morte, che lui riteneva indegno della sua umanità. La gerarchia ecclesiastica potrà anche manovrare politicamente per impedire o snaturare una legge sul testamento biologico, ma resta il fatto che la maggioranza degli italiani – trasversalmente – si è schierata dalla parte di Welby e non del gelido comunicato che gli negava i funerali religiosi. Ed egualmente ha condiviso la sentenza della Cassazione a favore di Eluana Englaro. […]
IL LIBRO
Cosa significa per la Chiesa cattolica fare i conti con una società pluralistica come quella italiana, in cui convivono fedi e concezioni filosofiche diverse e in cui si profila una novità assoluta rispetto al passato: il pluralismo etico? Quale e quanta libertà di discussione c'è all'interno dell'istituzione ecclesiastica? Marco Politi, editorialista ed esperto vaticanista della "Repubblica", affronta i problemi più scottanti del rapporto tra Stato e Chiesa: eutanasia e testamento biologico, coppie di fatto e unioni omosessuali, moratoria sull'aborto e difesa della legge 194, tutela dell'embrione e referendum sulla fecondazione assistita. Temi che accendono vivaci polemiche all'interno della società italiana, e che il pressante interventismo della gerarchla ecclesiastica, inusuale negli altri paesi occidentali, fa spesso divampare. Alla ricerca di risposte, l’autore ha spaziato dal mondo ecclesiastico a quello della scienza, dalla medicina alla politica, dal diritto al cinema. Ha incontrato personalità come Alessandro Plotti, Gustavo Zagrebelsky, Ignazio Marino, Enrico Bellone, Vito Mancuso, Giulio Girello, Enzo Bianchi, donne dai destini diversissimi come Mina Welby e Rosy Bindi, uomini di spettacolo come Lino Banfi, seguace di Padre Pio, e sacerdoti dal percorso travagliato come Franco Barbero. Ma, soprattutto, ha incontrato Benedetto XVI, una personalità dalle molte sfumature e per molti versi enigmatica. Il libro riporta, infatti, il testo completo e inedito dell’ultimo colloquio avuto con lui prima della sua elezione al soglio pontificio.
UNA VITA COSTA MENO DI 4 EURO
La malaria è provocata da un parassita del sangue che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare. La malaria è la malattia più diffusa sulla Terra: è presente in più di 100 Paesi, colpisce ogni anno circa 400 milioni di persone ed è la prima causa di morte per i bambini sotto i 5 anni di età. Riconosciuta e curata la malaria può essere sconfitta con medicine che costano meno di 4 euro.
(Questa tragica notizia la pubblico pensando alle continue discussioni sul testamento biologico)
mercoledì 23 settembre 2009
LA PILLOLA CHE RITORNA SU'

Oggi la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha dato all'unanimità parere favorevole all'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486. I relatori della commissione sono Raffaele Calabrò del Pdl e Dorina Bianchi del Pd. Quest'ultima ieri ha votato in modo difforme proprio sull'indagine conoscitiva provocando uno scontro all'interno del Partito Democratico che ha convocato una riunione del gruppo per discutere la posizione del senatore dissidente.
Perchè tanta paura di questa pillola o di un testamento biologico di nome e di fatto?
Di chi hanno paura i politi e i senatori contrari alle espressioni concrete di libertà di coscienza e di laicità?
Perchè non fanno altrettanto paura le pillole antidepressive e tutti gli psicofarmaci che uccidono la coscienza di una persona, togliendole il contatto con la Realtà?
Mi collego a queste domande, e riporto la conclusione di una lettera (del 29 agosto)di Fabiola Agostini pubblicata su "Il mattino di Padova", in seguito ad un mio articolo-opinione (del 6 agosto) sulle annunciate scomuniche che vescovi e monsignori vogliono lanciare a coloro che dovessero usare o permettere l'utilizzo della pillola Ru486. Mi son preso dell'incompetente... :)
[...]"Non ha alcun senso sostenere che la scomunica significa per il magistero autoergersi a giudice supremo delle coscienza umane, ruolo che compete solo a Dio, dal momento che Dio ha delegato alla Chiesa il giudizio sui comportamenti umani e la possibilità di perdonare i peccati. La conclusione dell'articolo, poi, è un auspicio ingenuo al volemose ben ".
Da queste parole respiro la certezza che la volontà della Chiesa sia esattamente quella di Dio, "perchè Dio ha delegato la Chiesa..." Dio, a mio avviso, è molto più grande, ha certamente molta più fantasia, creatività, oltre che misericordia e simpatia, di tutte le istituzioni umane che dicono di essere i rappresentanti in terra del Suo volere. C'è chi si accontenta di vivere in un recinto, al sicuro da assalti improvvisi ma limitati nella scoperta della bellezza della Vita, c'è chi invece accoglie la sfida di aprirsi alle novità che la Realtà ci offre. Fuori dal recinto, fuori da qualsiasi certezza, con il desiderio di camminare e incontrare. Quel "voemose ben" (cioè: vogliamoci bene) che cerca di tradurre, intepretando, il mio "nessuno scomunichi nessuno" è lo slogan del buonismo infantile. Il mio intento era invece quello di tradurre,sempre interpretando, il detto di Gesù: "Non giudicate e non sarete giudicate!"
DALL'AFGHANISTAN AL DAL MOLIN
Un altro militare italiano ferito (non gravemente) in Afghanistan, la prima notizia sul Tg di radio1 delle 13. In coda la notizia dell'ennesima morte bianca, a Brescia se non sbaglio. E chissà quanti italiani feriti oggi! Ma l'informazione ufficiale vuole mantenere alta l'attenzione sull'Afghanistan, sul coraggio dei nostri "eroi" italiani.
E in casa nostra, c'è una città che diventerà la città europea più militarizzata, Vicenza. In questi giorni la popolazione sta vivendo un'altra guerra: silenziosa, con l'approvazione delle massime autorità, che dovrebbero invece garantire i diritti di tutti i cittadini. Che ne sarà di una piccola città ridotta a grande base militare americana? Neppure il sindaco di Vicenza ha il permesso di entrare nella nuova base in costruzione Dal Molin, per le ispezioni.
Il digiuno continua a staffetta, più per sensibilizzare le persone che per credere in un cambiamento di rotta. "Vicenza ha risposto molto bene, ma le città limitrofe sono ancora troppo assenti" sostiene uno dei promotori. Questo è un crimine che riguarda tutti gli italiani. Ma, io in primis, che sono preoccupato a risolvere i problemi e combattere le ingiustizie che ho davanti ai miei occhi, cosa potrei fare per dare il mio appoggio?
E in casa nostra, c'è una città che diventerà la città europea più militarizzata, Vicenza. In questi giorni la popolazione sta vivendo un'altra guerra: silenziosa, con l'approvazione delle massime autorità, che dovrebbero invece garantire i diritti di tutti i cittadini. Che ne sarà di una piccola città ridotta a grande base militare americana? Neppure il sindaco di Vicenza ha il permesso di entrare nella nuova base in costruzione Dal Molin, per le ispezioni.
Il digiuno continua a staffetta, più per sensibilizzare le persone che per credere in un cambiamento di rotta. "Vicenza ha risposto molto bene, ma le città limitrofe sono ancora troppo assenti" sostiene uno dei promotori. Questo è un crimine che riguarda tutti gli italiani. Ma, io in primis, che sono preoccupato a risolvere i problemi e combattere le ingiustizie che ho davanti ai miei occhi, cosa potrei fare per dare il mio appoggio?
martedì 22 settembre 2009
QUALE SOBRIETA'?
“La Chiesa non si farà intimidire, alla politica chiediamo sobrietà”. Doppia pagina sul discorso del cardinale Bagnasco su Repubblica di oggi: una sferzata a Berlusconi, visto che l’intervento è aperto da un richiamo alla misura, alla sobrietà, all’onore che comporta una carica pubblica; il presidente della Cei prosegue richiamando la ferita del caso Boffo («un passaggio amaro… che ha finito per colpire tutti noi»). Chiosa Marco Politi: «la durezza e la fermezza della presa di posizione si inserisce in un discorso molto equilibrato… La denuncia chiarissima dell’inammissibilità dei comportamenti berlusconiani va di pari passo con la necessità di mantenere i rapporti istituzionali fra Chiesa e Governo (come chiede la Segreteria di Stato vaticana) in un clima di normalità istituzionale». Non mancano riferimenti all’unità d’Italia e l’invito ai giovani cattolici a impegnarsi in politica. Nel retroscena, Massimo Giannini sottolinea come la Cei si sia affrancata dalla longa manus del cardinale Bertone. La Cei non è disposta a trattare sui temi etici e smette di essere pregiudizialmente favorevole al centrodestra.
QUALE SOBRIETA' CHIEDE LA CEI DALLA POLITICA E DA BERLUSCONI?
Sobrietà nei rapporti sessuali? Sobrietà nel vestire o nel mangiare? Sobrietà nel parlare e nel dare risposte? Sobrietà nel possedere? Quale sobrietà?
QUALE SOBRIETA' CHIEDE LA CEI DALLA POLITICA E DA BERLUSCONI?
Sobrietà nei rapporti sessuali? Sobrietà nel vestire o nel mangiare? Sobrietà nel parlare e nel dare risposte? Sobrietà nel possedere? Quale sobrietà?
PERIODO DI LICENZIAMENTI
"Se mi lascieranno a casa, come farò a mantenere la mia famiglia?" mi dice un collega africano. "Se fossi da solo, non sarebbe un problema! Il fatto è che ho una moglie e una bambina di pochi mesi."
Tempo di assemblee sindacali nelle aziende in crisi, di continue trattavive. Si arriverà ad un accordo che riesca ad evitare i licenziamenti utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo stato?
Cassa d'integrazione ordinaria e straordinaria, patti di solidarietà, pre-pensionamento... basteranno a far dormire sonni tranquilli i lavoratori a rischio?
Periodo di licenziamenti, periodo di lotta tra poveri. Cresce il nervosismo dentro la fabbrica, le supposizioni degli uni sugli altri creano divisioni intestine. Con quali criteri la dirigenza stabilirà chi resta e chi invece va a casa? C'è chi ha paura di discriminazioni, favoritismi e ingiustizie. Chi ha più diritto a restare? Ognuno porta le sue ragioni. Quanto siamo schiavi di questo mercato oscillante! Padrone dei nostri umori, come la Luna. E quando alla base c'è divisione, il potente ha già vinto!
L'INDEBITAMENTO PUBBLICO
di Herbert Anders
[...]L'indebitamento cresce per i vari meccanismi con cui il grande capitale
riesce a sottrarsi alla partecipazione delle spese sociali.
Molte imprese transnazionali (TNC) minacciano di trasferire gli impianti
all'estero per gli alti costi di produzione nei paesi ricchi. I governi in
genere reagiscono con agevolazioni delle tasse esattamente per coloro che
finanziariamente sono gli elementi più forti dello stato.
● L'ininterrotta tecnologizzazione delle imprese causa un continuo aumento
della disoccupazione che crea grandi buchi nel budget dello stato che si
deve incaricare delle conseguenze sociali.
● Gli enormi guadagni realizzati dalle grandi imprese spesso non sono più
investiti nell'economia reale, ma finiscono sul mercato della speculazione
degli affari finanziari e sono quindi sottratti al circuito socialmente utile.
● Le TNC inoltre approfittano dei vari meccanismi transnazionali a loro
disposizione per poter sottrarre le tasse allo stato, fatturando grandi cifre
in paesi che garantiscono loro importanti agevolazioni fiscali.
Tutti questi meccanismi producono un crescente indebitamento dello stato che
da un lato si vede deprivato dalle tasse dei suoi più fortunati
protagonisti, mentre dall'altro deve distribuire il peso sociale
creato dalla loro spregiudicata politica di licenziamenti sui
suoi elementi più deboli, i lavoratori. Il colmo di questo
ricatto del grande capitale consiste nel fatto che sono le
stesse imprese ad elargire poi dei prestiti allo stato che li
ripaga con degli interessi notevoli. Il loro guadagno
dall'evasione delle tasse si svolge quindi su due fronti: nel
diretto risparmio di uscite e nel recupero di soldi tramite i debiti dello stato nei
loro confronti.
Ciò significa ancora una volta, che a pochi soggetti privati è permesso di
arricchirsi oltre ogni misura sulle spalle dei dipendenti che devono rispondere
alle esigenze dello stato tramite tasse sempre più alte che loro non sono in grado
di evadere. Conseguentemente la classe media impoverisce, il che causa una
nuova e crescente domanda al servizio pubblico dello stato – e il cerchio
diabolico si chiude. In altre parole: L'accumulo del capitale da parte di pochi
individui porta l'insieme dello stato in rovina. Il bene pubblico viene sacrificato
per gli interessi di pochi privati.
Tempo di assemblee sindacali nelle aziende in crisi, di continue trattavive. Si arriverà ad un accordo che riesca ad evitare i licenziamenti utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo stato?
Cassa d'integrazione ordinaria e straordinaria, patti di solidarietà, pre-pensionamento... basteranno a far dormire sonni tranquilli i lavoratori a rischio?
Periodo di licenziamenti, periodo di lotta tra poveri. Cresce il nervosismo dentro la fabbrica, le supposizioni degli uni sugli altri creano divisioni intestine. Con quali criteri la dirigenza stabilirà chi resta e chi invece va a casa? C'è chi ha paura di discriminazioni, favoritismi e ingiustizie. Chi ha più diritto a restare? Ognuno porta le sue ragioni. Quanto siamo schiavi di questo mercato oscillante! Padrone dei nostri umori, come la Luna. E quando alla base c'è divisione, il potente ha già vinto!
L'INDEBITAMENTO PUBBLICO
di Herbert Anders
[...]L'indebitamento cresce per i vari meccanismi con cui il grande capitale
riesce a sottrarsi alla partecipazione delle spese sociali.
Molte imprese transnazionali (TNC) minacciano di trasferire gli impianti
all'estero per gli alti costi di produzione nei paesi ricchi. I governi in
genere reagiscono con agevolazioni delle tasse esattamente per coloro che
finanziariamente sono gli elementi più forti dello stato.
● L'ininterrotta tecnologizzazione delle imprese causa un continuo aumento
della disoccupazione che crea grandi buchi nel budget dello stato che si
deve incaricare delle conseguenze sociali.
● Gli enormi guadagni realizzati dalle grandi imprese spesso non sono più
investiti nell'economia reale, ma finiscono sul mercato della speculazione
degli affari finanziari e sono quindi sottratti al circuito socialmente utile.
● Le TNC inoltre approfittano dei vari meccanismi transnazionali a loro
disposizione per poter sottrarre le tasse allo stato, fatturando grandi cifre
in paesi che garantiscono loro importanti agevolazioni fiscali.
Tutti questi meccanismi producono un crescente indebitamento dello stato che
da un lato si vede deprivato dalle tasse dei suoi più fortunati
protagonisti, mentre dall'altro deve distribuire il peso sociale
creato dalla loro spregiudicata politica di licenziamenti sui
suoi elementi più deboli, i lavoratori. Il colmo di questo
ricatto del grande capitale consiste nel fatto che sono le
stesse imprese ad elargire poi dei prestiti allo stato che li
ripaga con degli interessi notevoli. Il loro guadagno
dall'evasione delle tasse si svolge quindi su due fronti: nel
diretto risparmio di uscite e nel recupero di soldi tramite i debiti dello stato nei
loro confronti.
Ciò significa ancora una volta, che a pochi soggetti privati è permesso di
arricchirsi oltre ogni misura sulle spalle dei dipendenti che devono rispondere
alle esigenze dello stato tramite tasse sempre più alte che loro non sono in grado
di evadere. Conseguentemente la classe media impoverisce, il che causa una
nuova e crescente domanda al servizio pubblico dello stato – e il cerchio
diabolico si chiude. In altre parole: L'accumulo del capitale da parte di pochi
individui porta l'insieme dello stato in rovina. Il bene pubblico viene sacrificato
per gli interessi di pochi privati.
domenica 20 settembre 2009
IL SORRISO DI DON RUGGERO

LA VICENDA Sabato mattina alle 6.30, ora locale, don Ruggero Ruvoletto, 52 anni, originario di Vigonovo (VE), missionario fidei donum della diocesi di Padova, è stato assassinato nella sua parrocchia a Manaus in Brasile da tre ragazzi, due dei quali di 18 e 19 anni. Il quartiere dove abitava era ultimamente teatro di vicende simili, criminalità diffusa, furti, omicidi. Norcotraffico, contrabbando di armi. I preti locali non volevano essere mandati in questa zona. Si era sparsa la voce che nella canonica di don Ruggero erano custoditi i soldi di otto comunità cristiane. Ma i ladri, dopo aver trovato solamente una piccola somma, equivalente a 15 euro, lo hanno ucciso con due colpi di pistola nella sua stanza, e sono scappati. Ora sono in corso le indagini. Sarà fondamentale sapere se i tre giovani erano semplici ladri, o sicari mandati da qualche narcotrafficante innervosito.
LE REAZIONI
Oltre ai suoi familiari, tutti i preti di Padova sono sconvolti. Lo ricordano come un uomo semplice, umile, con il sorriso stampato sulla bocca. Qualcuno non ci crede ancora. Il vescovo è addolorato, un macigno gli è cascato addosso. Per ora regna il silenzio, le lacrime, la rabbia, il perdono... don Ruggero è già santo per la sua gente che lo apprezzava come uomo e come prete.
IL MIO RICORDO
Dopo aver ricevuto la tragica notizia, tra un saluto e un bicchiere di vino, durante una festa multietnica, lo stomaco mi si è rivoltato come un calzino. Ho fatto fatica stasera ad ingerire i bocconi della cena. Il suo sorriso l'ho ancora ben chiaro nella mia mente. Non eravamo amici stretti, ma mi era simpatico a pelle. Non conoscevo le sue idee teologiche, ma non era certamente un tipo sovversivo. Mi sembra ancora strano che sia successo proprio a lui, perchè era un moderato, un uomo di dialogo, come molti altri missionari. Non credo l'uccisione sia stata la conseguenza di un suo comportamento offensivo nei confronti di una fetta influente della parrocchia. Certo, lavorava per favorire lo sviluppo delle piccole realtà locali, e a qualcuno forse non piaceva. Ma cosa centravano quei due ragazzi di 18 e 19 anni? Sono stati forse mandati da qualche signorotto? La rabbia per quel misero bottino e la paura di essere riconosciuti... avranno spinto probabilmente i due giovani a compiere l'assurdo gesto. Per noi.
Lì, in Brasile, la vita costa molto meno che da noi, in tutti i sensi. Ma so che continuerà a vivere nel cuore della gente che lo ha amato, anche se era arrivato solamente nel 2006.
RIFLESSIONI IN PUNTA DI PIEDI
Dopo qualche giorno dall'attentato di Kabul, altro sangue italiano sparso brutalmente. Dopo i sei parà in Afghanistan, un missionario in Brasile. I primi almeno sapevano che sarebbero andati in guerra, il secondo no, anche se il Brasile non è l'Italia. Se la domanda per il primo caso è stata: torneranno i nostri militari dall'Afghanistan? Per il secondo caso sarà ugualmente: torneranno i nostri missionari dal Brasile? Se la risposta è no, quale la differenza?
Domani per i sei parà uccisi Alemanno vuole venga esposto il tricolore, e per don Ruggero quale simbolo dovremmo esporre?
Chi il prossimo martire disposto a prendere il suo posto?
DA MEDITARE

"Perchè onorare la morte di mercenari, quando ben pochi si ricordano dei veri testimoni della carità e della giustizia?"
(don Giorgio De Capitani)
OGGI FINISCE IL RAMADAN
(nella foto: moschea di Ngambè-Tikar, Camerun)
Questa sera finisce il Ramadan, il mese sacro per i musulmani: quando sorge il primo spicchio della luna nuova del decimo mese, inizia la festa della rottura chiamata “Eid al-Fitr”. Secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa, in Italia vivono un milione e 200 mila musulmani, l’1,7 per cento della popolazione nazionale. Non tutti però avranno osservato rigorosamente la pratica del digiuno dalle bevande e dal cibo durante il giorno, così come ha prescritto Maometto. Sarebbe interessante capire i motivi di tale disobbedienza all'interno della religione “fondamentalista” per eccellenza, pregiudizio che purtroppo trova ancora una conferma nella tragica vicenda di Pordenone. Ho chiesto a Fabio, operatore alle cucine popolari di Padova, che in questo mese ha notato la presenza di qualche musulmano durante i pasti, di raccontarmi le reazioni degli ospiti alla domanda, provocatoria ma non inquisitoria: “Perchè tu non fai Ramadan?” Un giovane africano, operaio metalmeccanico, con una famiglia da mantenere in Senegal, gli spiegava: “Se devo lavorare otto ore, non posso arrivare in fabbrica senza forze e particolarmente nervoso”. Un ragazzo tunisino risolve il problema in una battuta: “Sono credente, ma non praticante!” Un algerino invece, senza vergogna, ammette che: “Vivendo sulla strada, sono già fuori dalla retta via!”
Come potremmo interpretare questa disobbedienza alla legge islamica? Come un processo di integrazione nel nostro ateo-devoto mondo occidentale? O come un tentativo di interpretare il Corano alla luce della realtà attuale nella quale si vive?
Occorre prendere coscienza del fatto che il Corano, così come la Bibbia, e tutti i libri sacri, non possono essere considerati come “Parola di Dio” o dettata da Dio, ma come parole di uomini, senza dubbio “ispirati”, che parlano di Dio. La rivelazione non è il testo, non sono le parole, non è un libro. É piuttosto il processo, l'esperienza religiosa di un popolo, che alla fine si è materializzata in una espressione scritta. Quando però non si accettano le mediazioni degli uomini “finiti”, della cultura particolare, della storia contingente, si cade necessariamente nel fondamentalismo. Allora i credenti possono assumere comportamenti ipocriti e asettici, quando osservano fedelmente leggi del passato e nello stesso tempo trascurano gli impegni e le responsabilità del presente. Forse quel giovane senegalese, che ha rotto il digiuno non per pigrizia ma per necessità, attraversando i giudizi e sensi di colpa, ha capito che la religione è per il bene dell'uomo e non viceversa. “Non è l'uomo per il sabato, ma il sabato per l'uomo” direbbe Gesù. E quel padre marocchino che ha ucciso la figlia, perchè innamorata di un italiano, come ha potuto credere di compiere un gesto gradito ad Allah e ammirabile dagli altri musulmani? Finiti gli effetti destabilizzanti del digiuno, non credo avrà nè la voglia nè la possibilità di celebrare lo “Eid al-Fitr”, la festa per la fine del Ramadan.
Federico Bollettin
(tratto da "Il Mattino di Padova" del 19.09.2009)
Un estratto dal libro "Islam in focus" di Abu l-'Ala al-Maududi
IL DIGIUNO (SAWM) Un'altra caratteristica dell’Islam, caratteristica spirituale ed etica unica, è l’istituzione del Digiuno. Definito alla lettera, il digiuno significa l’astensione completa da cibi, bevande, rapporti intimi e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell'alba fino al tramonto, per l’intero mese di Ramadan, nono mese dell'anno islamico. Ma, se restringessimo il significato del Digiuno islamico a questo senso letterale, commetteremmo un triste errore. Quando l’IsLam introdusse questa impareggiabile prescrizione, esso piantò un albero in crescita perenne, un albero di infinita virtù e dai frutti difficilmente apprezzabili in tutto il loro valore.
Ecco una spiegazione del significato spirituale del Digiuno islamico:
1. Esso insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché, allorché osserva il digiuno, lo fa per profondo amore di DIO. E l’uomo che ama DIO d’amore sincero è un uomo che sa davvero che cosa sia l’amore.
2. Esso dà all’uomo un creativo senso di Speranza e una considerazione serena della vita, perché, allorché digiuna, egli spera di compiacere DIO e cerca la Sua Grazia.
3. Esso instilla nell’uomo una genuina virtù di devozione efficace, onesta consacrazione e vicinanza a DIO, perché, quando digiuna, l’uomo lo fa per DIO e per la Sua Causa, non per altro.
4. Esso coltiva nell'uomo una coscienza integra e vigile, perché la persona che digiuna osserva il digiuno sia in privato sia in pubblico. Nel digiuno, in particolare, non c'è autorità umana che possa controllare il comportamento dell'uomo o lo costringa a osservare tale pratica. L’uomo osserva il digiuno per compiacere DIO e soddisfare la propria coscienza mantenendosi fedele a DIO in privato e in pubblico. Non esiste modo migliore per coltivare nell'uomo una coscienza integra.
5. Esso istruisce l'uomo nella pazienza e nel trascendimento di sé; infatti, quando digiuna, l’uomo avverte il dolore della privazione, ma lo sopporta pazientemente. Tale privazione, in realtà, è salo temporanea, ma non c'è dubbio che l'esperienza fa comprendere al digiunante quali siano gli effetti provocati negli altri uomini da quelle medesime privazioni, allorché si tratta di privazioni che riguardano beni essenziali e durano giorni o settimane o addirittura mesi. I1 significato di tale esperienza, sotto il profilo umano e comunitario, è che il digiunante sarà molto più sollecito di chiunque altro nel provare solidarietà per i suoi simili e rispondere alle loro necessità. E questa è un’eloquente espressione di abnegazione e di genuina solidarietà.
venerdì 18 settembre 2009
IL SOGNO DEL BAMBINO STREGONE

DI LUCA CASTELLITTO - EDIZIONI PIEMME
(il corsivo è tratto dalla copertina del libro)
Intabarrato in una coperta consunta che lascia trasparire solo gli occhi, un bimbo si alza dalla panca che ha eletto a giaciglio. Non ha ancora dieci anni. Intorno a lui, una decina di compagni continuano i loro sogni agitati. Ogni sera il brulicante mercato di Kinshasa diventa dormitorio per un esercito di ragazzini. Si aggirano in cerca di cibo, si abbandonano stremati. Molti, come Michel, sono stati cacciati di casa con un'accusa gravissima e ridicola al tempo stesso: quella di essere infidi stregoni, degli ndoki, che trascinano il malocchio sul tetto familiare. Capro espiatorio perfetto, che si nutre dell'istigazione delle sette che proliferano per il paese: il bimbo troppo irruente o troppo silenzioso, quello che ancora fa la pipì a letto o che rifiuta il cibo è bollato. Ogni evento negativo che coinvolga la famiglia, anche il più insulso, gli verrà addebitato, fino a che non sarà messo alla porta. Ma non prima di aver subito umiliazioni, violenze, crudeli esorcismi.
COSA NE PENSO?
Dal Brasile all'Africa, sempre la stessa storia!
Le chiese pentecostali hanno bisogno di dare un volto al diavolo. Non basta parlare di ingiustizie sociali, di corsa agli armamenti, di inquinamento planetario, di mafie, di non-libertà di stampa, di ronde razziste... Devono trovare un ostaggio, in carne ed ossa, con un volto e due occhi spauriti. E lo trovano tra i più deboli, i bambini, molto spesso abbandonati, trascurati dai loro genitori che pendono dalle labbra di un imbroglione che si improvvisa pastore di una nuova chiesa cristiana. soltanto per far soldi. C'è un estremo bisogno di personificare il male, raccontando leggende sul diavolo e l'inferno, che creano paura e dipendenza da chi dice di riuscire a sconfiggerlo. Ponendolo sempre fuori di sè, fuori dalle proprie responsabilità. E si troverà sempre qualcuno che abbia un difetto, un limite, un male sul quale scaricare l'odio nei confronti del Male. Perchè un bambino fa la pipì a letto vuol dire che ha un demonio?
Oltre a questo, parlare di "bambino stregone" per indicare un bambino posseduto dal demonio, significa attribuire alla figura dello stregone un immagine falsata. Lo stregone nella cultura tradizionale africana è colui che entra in contatto con le divinità locali. E' medico, guaritore, psicologo, consigliere, ecc... Se poi non svolge bene il suo lavoro potrà anche essere giudicato come "cattivo", ma uno stregone dovrebbe essere a servizio del bene della comunità.
La campagna anti-superstizione, promossa dai missionari occidentali all'inzio del 900, ha creato negli africani stessi un senso di inferiorità e di negatività nei confronti della propria cultura tradizionale, che sicuramente avrà degli aspetti da migliorare, ma non è tutta da buttare come sta succedendo adesso.
Infine, a forza di convincere un bambino che è posseduto dal diavolo... alla fin fine anche lui si sentirà un piccolo diavolo!
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