giovedì 24 dicembre 2009

CARI UOMINI CHE AMATE UNA DONNA STRANIERA...

In questi giorni sto ricevendo alcune lettere di uomini italiani alle prese con relazioni interculturali. Grazie al mio libro che, seppure con ritmi africani, continua ancora a viaggiare e a farmi incontrare con persone nuove. Grazie a un paio di miei interventi in televisione che, nonostante i limiti della comunicazione mediatica, ho scoperto raggiungere molti comuni mortali come me. Grazie a quei sogni, esperienze, obiettivi condivisi che mi inseriscono dentro una fitta rete di rapporti e di amicizie in tutta Italia.
Mi dicono che trasmetto semplicità, fiducia, coraggio. Poca cosa forse rispetto ai grandi problemi della crisi economica e politica, dell'infelicità diffusa o della paura del diverso.
Spesso mi chiedono consigli da esperto, ai quali non sono in grado di rispondere: "Come dobbiamo comportarci con le nostre donne straniere? Come possiamo capire se si tratta di vero amore o di un espediente per sopravvivere?" Domande pertinenti che senza una conoscenza diretta rischiano di ricevere risposte pericolose. E la conoscenza prevede l'incontro, anche fisico.
É strano però ricevere particolare stima e ascolto da chi fisicamente mi è lontano, mentre il vicino di casa mi ripone tra le statuine scartate del presepe, in attesa del prossimo natale.
Alla luce della mia personale e contingente esperienza, del mio rapporto cioè con la diversità dentro di me (prete operaio sposato) e dentro la persona che amo (di origine nigeriana), oserei dire che intrapprendere un rapporto interculturale è sempre una ricchezza. Una bella sfida ma nello stesso tempo difficile, perchè nuova, non immune da dubbi o sbagli di percorso.
Per prima cosa direi di considerare l'altro, in questo caso la donna con la quale si ha una relazione affettiva, come una persona alla pari. Di cultura diversa, certamente. A volte con problemi economici, capita. Con un passato sofferto, probabile. Ma pur sempre una persona con un'intelligenza, una volontà, delle risorse preziose. Per evitare di scivolare sulla strada ghiacciata dell'assistenzialismo, noi uomini, non possiamo diventare (o rimanere eternamente) nè gli infermieri nè gli assistenti sociali nè gli educatori delle donne di cui ci siamo innamorati! Sarebbe un grave errore che, oltre a rovinare il rapporto, ci procurerà molto dolore.
Spesso la donna straniera ha un carattere più forte di un uomo italiano. Sa essere autosufficiente, sa precisamente cosa vuole, e potrebbe (dico potrebbe) giocare a fare la "poverina". Non per cattiveria, ma per le vigenti leggi del libero mercato, che trasformano gli umani in merce e i sentimenti in interessi materiali. Come scovare l'inganno?
A certi uomini, del resto, fa piacere (per non dire comodo, scusate la schiettezza) autolesionarsi (farsi del male) oppure sentirsi i salvatori di donne in difficoltà, piuttosto che affrontare i propri problemi personali. Anche se involontariamente, o per destino, il fatto è che si sposta semplicemente il nodo della questione da se stessi all'altro, deformato però da una errata percezione di sè.
L'innamoramento idealizza la persona amata, nozione elementare e fondamentale. Per amore o per riempire una solitudine, si è disposti a fare qualsiasi cosa. Persino rovinare se stessi, il proprio futuro, le altre amicizie costruite nel tempo, un conto in banca frutto di sacrifici. "Vuole 30.000 euro come regalo di Natale – mi racconta un giovane operaio - per saldare il conto con la sua protettrice, altrimenti mi lascia. Cosa devo fare?"
Cari uomini, non date soldi e non esagerate con i regali. Non lasciate che il rapporto diventi uno scambio di prestazioni, un continuo ricatto, un prolungamento di quello sfruttamento che vorreste eliminare. A costo di perdere una bambina viziata da possedere, e recuperare, in altri modi o altrove, la donna che sempre avete desiderato. Con la quale progettare una vita insieme, da adulti, alla pari. Ma il lavoro più duro e più producente è quello su di sè, sui propri falsi e reali bisogni, sulle proprie false e reali possibilità...
Non voglio scoraggiarvi nelle vostre relazioni "diverse", ma semplicemente riportarvi al centro della questione. Può non sbagliare chi rischia percorsi nuovi? Esistono forse soluzioni preconfezionate? Di miracoli inspiegabili il mondo è pieno, e la fantasia della Vita continuamente ci sorprende. Dopo anni dal primo sguardo ho capito che l'incontro con l'attuale mia moglie è stato un incontro tra due povertà che è diventato immensa ricchezza per entrambi. Salvezza da e per entrambi. Incredibile!
In altre culture (ma anche nella nostra) il rapporto di coppia non è necessariamente un rapporto tra due amanti, ma un contratto tra due persone che vogliono vivere meglio possibile. Non molti anni fa, tradizione della mia terra, una donna sposata doveva saper cucinare bene, badare ai figli, essere sempre pronta al rapporto sessuale, non intromettersi nelle faccende economiche della famiglia, ecc... In cambio l'uomo l'accoglieva nella sua casa e la manteneva.
Oggi, trovare una persona che ci ami per quello che siamo, è molto difficile. Così come è difficile amare senza possedere, vivere l'amore come cammino di crescita umana verso la felicità personale, di coppia e sociale.
Cari compagni di viaggio, non vogliamo contribuire a confermare il luogo comune secondo cui, generalizzando, un matrimonio misto è un matrimonio di interesse. Costruiamo relazioni sane.
E se la donna clandestina di un tempo diventasse la moglie di un padano doc? É successo a me. Nulla è impossibile davanti a Dio, per la nostra felicità!
Colorati auguri di cuore.

MARIA E GIUSEPPE: COPPIA DI FATTO

"...Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera di uno spirito santo". (Mt 1,18)

"...Anche Giuseppe...salì in Giudea...per farsi registrare insieme con Maria sua sposa (e non moglie), che era incinta". (Lc 2,5)

Secondo la tradizione giudaica Giuseppe e Maria non avevano completato il rito che li avrebbe dichiarati ufficialmente marito e moglie. Erano fidanzati ma non avevano ancora celebrato la seconda fase del matrimonio che li autorizzava sia a convivere sia a viaggiare insieme.

Non sono dunque una coppia regolare, secondo le leggi del tempo e del Tempio, perchè non hanno regolarizzato la loro posizione.

Auguri a tutte le coppie irregolari secondo la Chiesa e lo Stato italiano.

PER CHI SCENDE AL FONDO...

"Il Natale è, per chi scende al fondo delle cose, una severa festa, una festa molto dura, come il Venerdì Santo e solo chi capisce questo può aprirsi alla gioia fragile, semplice, familiare, conviviale, amichevole, sapendo però di non doversi illudere con le favole.
Il tempo è severo e beati coloro che hanno tanta forza da scegliere, in contrasto con la civiltà del potere, la grande, infinita, eterna civilità dell'amore, il cui mistero è lo stesso mistero di Dio".


p. Ernesto BALDUCCI

mercoledì 23 dicembre 2009

MUORE LENTAMENTE

Muore lentamente
chi evita la passione,
chi non rischia la propria sicurezza
per l'insicurezza di un sogno.


Pablo Neruda

LA SOLIDARIETA' A NATALE

...e il non contatto fisico

Con l'avvicinarsi del natale si moltiplicano come funghi le iniziative di solidarietà promosse da associazioni di volontariato e di ricerca scientifica, da organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali. I mercatini allestiti nelle piazze del centro di Padova, i banchetti di stelle di natale e panettoni fuori dalle chiese parrocchiali, gli scatoloni da riempire di generi alimentari all'uscita dei supermercati, gli annunci pubblicitari per inviare un sms o un bollettino postale... attendono la generosità natalizia dei cittadini. Più consapevoli e responsabili nei loro acquisti e regali, in questo tempo di crisi e di neve. Disposti anche a chiudere un occhio pur di rendere felice un solo bambino, magari quello fotografato nel calendario appeso nelle nostre cucine.
E se aumentano le richieste di aiuto significa non soltanto che stanno aumentando le situazioni di disagio nel mondo ma che sta crescendo, seppure molto lentamente, un forte senso di solidarietà. Percepita o reale, lo diranno ai soci delle varie associazioni di beneficienza o a coloro che si sono iscritti alle relative newsletter i resoconti post natalizi.

La cosa però che accomuna ogni benefattore è che manca il contatto diretto con le persone che intende aiutare. Manca l'incontro fisico, la carezza o la stretta di mano, il sorriso o le lacrime. Esperienza che invece appartiene ai volontari e agli operatori sociali che fanno da mediatori tra coloro che donano e coloro che ricevono. Questa forma di assenza e di delega avviene sia per la distanza fisica sia per la mancanza di tempo ma soprattutto per la fatica nel dover affrontare e gestire un incontro imbarazzante. Molti, giustamente, vogliono rimanere anonimi, risparmiarsi la penosa scena dell'autocelebrazione di un grazie umiliante. Altri preferiscono evitare un coinvolgimento emotivo che richiederebbe ulteriore dispendio di energia e partecipazione economica per estirpare il male fin dalla radice. Infatti, è sufficiente finanziare un mese di scuola di un bambino della Sierra Leone per garantire un futuro dignitoso a lui e ai suoi fratelli? É sufficiente offrire una borsa della spesa per risolvere i problemi di una famiglia padovana schiacciata da un licenziamento?

La solidarietà a natale è fatta anche col cuore, che sguazza in mezzo ad un tremendo senso di impotenza e di ingiustizia. E attende di farsi sempre più prossima, dal bambino malnutrito al vicino di casa. Più quotidiana e vincolante, svestita di quella sporadicità che a natale ci rende tutti più ipocritamente buoni e rivestita di un maggiore impegno civico, legato soprattutto alla realtà dell'integrazione e dell'accoglienza.

LA LIBERTA' OSA AGIRE

«Fare e osare non qualunque cosa,
ma la cosa giusta;
non restare sospesi nel possibile,
ma afferrare arditi il reale;
non nella fuga dai pensieri,
ma nell'azione soltanto è la libertà.
L'obbedienza sa che cosa è bene e lo compie,
la libertà osa agire, e rimette a Dio il giudizio ».


(D. Bonhoeffer)

martedì 22 dicembre 2009

MENO RIGIDI E PIU' DINAMICI

LETTERA DI NATALE DEL FRATELLO FABIO LAZZARO
(discepolo di Cristo sulle strade dell'Ecuador)

Care amiche e amici,
il Natale, come ogni anno, ci invita a lasciarsi sorprendere, non solo in forma romantica davanti a un bebé fragile, ma di fronte a una presenza e uno stile di Dio che sempre va fuori dei nostri schemi, un Dio che non é facile incontrarlo in “Gerusalemme” ma nella Nazareth degli inferiori e degli scismatici, nella Betlemme dei poveri pastori emarginati dal clero per il loro lavoro (erano impuri), delle persone analfabeta che ai nostri giorni non si farebbero problemi se Fabio chiederá o no la dispensa al Vaticano ma a cui solo interessa che Fabio si stia lasciando guidare dallo Spirito di Dio, che sia segno di amore e di grazia, se si stia sforzando per essere trasparenza del Dio della Vita per chi lo incontra..
Per me e per ciascuno di voi cari amici e amiche che mi leggete questo sia il mio augurio per Natale! Non sono abituato a inviare messaggi in Power Point, o “tarjetas virtuales” come di dice qua, ma sí é sicuro il mio ricordo, il mio affetto e la mia preghiera. Un abbraccio pieno di speranza, e di pace.... anche a nome dei tanti semplici che mi circondano ogni giorno in questa parte del Sud del Mondo!!!

ALCUNI CHIARIMENTI PER I FRATELLI PRETI
In questi giorni che riviviamo la vicinanza e la misericordia del Dio della Vita che ha voluto assumere la nostra carne con tutto quello che include (sentimenti, vita concreta, umori, pensieri...) mi sembra il momento piú adatto per condividere alcuni sentimenti...
Tutti coloro che mi leggono su questo sito mese a mese, sanno della mia scelta di non continuare ad attuare come prete celibe, conoscono le mie parole critiche dei mesi scorsi, e (per alcuni) fu facile emettere giudizi e reazioni... per lo meno affrettate.
Mi é stato detto che porto dentro rabbia, che non ho trovato pace e tanti sono preoccupati per me.Quello che é vero é che questa esperienza ha lasciato delle ferite e delle delusioni e quindi é probabile che a volte posso usare delle parole forti nelle mie espressioni.
Comunque sempre la parola scritta é “traditrice”, non é facile tradurre in parole quello che uno sente.
Sarebbe molto facile per me (come moltissimi qui critici con la Chiesa cattolica) incorporarmi in qualche comunitá evangelica, ma sto seguendo proprio il cammino piú difficile (come sempre faccio) ma forse piú autentico... quello di lottare da dentro, sentendomi parte di questa chiesa che mi ha comunicato la fede e tanti doni, nella quale ho conosciuto numerosissime belle persone coerenti e restate dentro... con infinite sofferenze proprio perché sono parte e amo la Chiesa!
Quello di cui sono sempre piú chiaro é che la chiesa ha confini diversi da quelli visibili, che Gesú ha voluto animarci a uno stile di vita e di relazioni piú che di strutture (che a volte soffocano), ma questo non vuol dire che butto tutto nel cestino... come alcuni pensano. Per questo sto partecipando e aiutando nella parrocchia S.Felipe, vicino a dove vivo, ma sto anche cercando di creare un gruppo biblico ecumenico che aiuti ad essere critici e rispettosi.
Semplicemente sto pensando a voce alta e dispiace che dentro al clero spesso non si possa pensare, agire in voce alta!!! Ovviamente senza arrogarsi l’idea di avere ragione. Io sogno una chiesa piú semplice e piú misericordiosa, piú aperta al diverso e a chi “rompe”, come una famiglia che nonostante non capisca l’agire del figlio adolescente lo ascolta, cerca di mettersi al suo livello e si lascia un po’ interrogare.
Io onestamente mi sento proprio in pace, in grazia di Dio e prete in ricerca! Mi sento allo stesso tempo sempre piú innamorato di una donna speciale che é un dono incredibile del Signore alla mia vita. Non sto rinunciando alla chiamata di Dio, non sto rinunciando ad essere missionario, non sto rinunciando alla comunione con la chiesa, solamente non mi sento “allineato” a tante dichiarazioni e documenti della Santa Sede. Non ho mai pensato di essere superiore, ancor meno che gli amici preti che restano al loro posto siano meno “evangelici”... solo che capisco le sempre piú numerose diserzioni dal clero (suore e preti che lasciano) e sono contento per loro, come sono contento per chi resta! Ognuno ha un cammino personale che se fatto alla luce di Dio e della coscienza guidata dallo Spirito é degno di ammirazione... anzi, a volte di contemplazione!
Anche Gesú fu un “non allineato” e per questo ucciso dal clero del tempo, ma allo stesso tempo andava alla sinagoga, accoglieva i maestri della legge e i dottori disponibili a seguirlo o per lo meno ad ascoltarlo.

(Feliz Navidad)
Fabio
(fabiofubex@gmail.com e in Skype lazzaro.fabio)

MENO BUONI E PIU' GIUSTI

LETTERA DI NATALE DELL'AMICO ADRIANO SELLA
(missionario del Creato e discepolo dei nuovi stili di vita)

Siamo a Natale e tutti diventano più buoni. Ma subito dopo tutti ritornano come prima. E poi noi italiani sembra che siamo di natura campioni di generosità. Infatti, lo si nota ogni qualvolta accadono delle emergenze umanitarie. Il terremoto degli Abruzzi ha scosso tutti e ha suscitato una grande generosità del nostro popolo italiano, sia in forma di aiuti economici e sia anche di disponibilità a livello di volontariato per l'assistenza dei colpiti dalla calamità. La stessa cosa è avvenuta anni fa nei confronti della vittime del Tsumani, oppure nei confronti di tante altre emergenze che sono avvenute sia in Italia che nel mondo. Anche la crisi economica ha provocato tante forme di generosità nei confronti di chi perde lavoro o di chi viene impoverito. Come pure quante campagne di beneficienza vengono promosse continuamente nei confronti dei poveri del Sud del Mondo.

Tutta questa generosità è senza dubbio importante e stimabile, si tratta di un segno evidente che il nostro popolo ha un substrato di bontà.

Ma quello che mi fa pensare parecchio è che si manifesta solamente nelle situazioni di emergenza e a livello assistenziale, mentre non riesce a diventare impegno quotidiano di ricerca della giustizia sociale. Con altre parole, si tratta di un agire legato solamente alla cura ma non riesce a diventare prevenzione per poter rimuovere le cause che generano poi l'emergenza, l’impoverimento, le ingiustizie e i conflitti sociali.

La crisi finanziaria ha cause ben precise e ci sono dei responsabili che sono coloro che da anni avevano predicato più mercato libero e meno Stato, permettendo la speculazione finanziaria proprio perché non hanno voluto norme e leggi in modo da inserire la giustizia nel mondo finanziario, dando etica alla finanza.

Così pure una analisi attenta e seria sulle calamità naturali ci rivela che la colpa non è sempre e solo della natura, ma ci sono delle cause umane ben precise. Come pure i cambiamenti climatici ci stanno rivelando che l’origine antropica è molto consistente, ossia provocati soprattutto da cause umane.

Di fronte a tutto questo noi continuiamo ad agire soprattutto ad un livello di generosità e di carità economica, coinvolgendo solamente il nostro portafoglio ma non la nostra vita. È la linea dell’assistenzialismo che primeggia ancora nelle nostra testa e nelle nostre azioni. Mentre facciamo ancora molto fatica coniugare la giustizia con le nostre scelte di vita.

Siamo dunque molto generosi e buoni, ma non riusciamo a fare un salto di qualità sulla linea della giustizia sociale. Facciamo molto fatica masticare la giustizia e farla diventare vita quotidiana. Con altre parole, farla diventare quel valore e quella virtù che orientano le nostre azioni e scelte.

Non sarebbe meglio essere meno buoni e caritatevoli, ma impegnarsi di più nell’essere giusti e per una solidarietà intelligente che rimuova finalmente le cause dei problemi?

Dobbiamo far uscire la nostra solidarietà dall’assistenzialismo e darle intelligenza, affinché possa rimuovere finalmente le cause che generano i vari problemi sociali.

Questo tessuto di giustizia sociale è molto fragile in Italia. Allora, ci si riduce ad essere buoni e generosi.

Questa bontà tende a non riconoscere i diritti, ma offre solamente dei favori in forma di assistenzialismo, esigendo dall’altra parte solo doveri, senza l’impegno di promuovere i loro diritti. Mentre la giustizia riconosce sia i diritti che i doveri: gli uni non esistono senza gli altri. E tutti devono farne l’asse portante della propria vita secondo le proprie responsabilità dovute dai propri compiti civili e umani.

Bisogna riscattare una politica che faccia della giustizia sociale l’asse portante del suo esistere, educando il proprio popolo in tutte le sue dimensioni ad incarnare nella propria vita quotidiana il valore del bene comune, della legalità, del senso civico delle istituzioni democratiche, del primato dell’umano sull’economico ecc.

Una politica che non insegua i consensi, conformandosi a quello che la gente vuole a livello di pancia o di istinto, ma educhi ai valori e alle realtà basilari per un futuro davvero migliore per tutti. Insomma, una politica che svolga il ruolo di leadership e non di followship nei confronti della gente, recuperando anche il primato sull’economia e sulla finanza.

Dobbiamo chiedere anche alla nostra Chiesa uno slancio nel riscoprire la giustizia come una delle caratteristiche fondamentali di Dio, come ci ha ricordato il Card. Carlo Maria Martini. Superando quel periodo storico, dove per molti anni si è chiesto ai ricchi solamente di dare qualcosa ai poveri, senza il coraggio di far capire a loro che devono fare giustizia, inserendola in tutte le fase della vita economica e non solamente nel dare una parte del profitto, come sottolinea molto bene la recente enciclica del Papa “Caritas in Veritate”.

Ecco perché nella coscienza della gente c’è un grande substrato di generosità ma molto scarso e debole è tuttora l’impegno per la giustizia.

E allora, dobbiamo imparare ad essere meno generosi e più giusti, meno caritatevoli e più solidali.

Che il “Dio con noi” ci sproni a fare della giustizia sociale una grande passione dell’umanità, per poter realizzare davvero il suo Regno in mezzo a noi: la convivialità delle differenze e il villaggio del bene comune.



Padova 21 dicembre 2009

Adriano Sella

lunedì 21 dicembre 2009

PROGETTO NGAMBE'-TIKAR (le fondamenta)



Mi è appena arrivata dal Camerun la foto che illustra l'inizio dei lavori per la realizzazione del Centro Sociale nel villaggio di Ngambè-Tikar. La prima tappa prevede infatti la costruzione delle fondamenta (nella foto).
I giovani dell'associazione AJD (associazione dei giovani per lo sviluppo) ringraziano tutti coloro che stanno finanziando questo progetto di sostegno delle realtà locali.
Il villaggio di Ngambè Tikar si trova proprio in mezzo alla foresta a 100 km dalla prima strada asfaltata. La natura è molto generosa, la gente ospitale, lo stile di vita essenziale, i ritmi umani. Il Centro Sociale diventerà la sede di quei giovani che vorranno costruire lì il loro futuro, con dignità e intelligenza. Attraverso corsi di formazione professionale e progetti di aiuto per bambini in difficoltà.

COSE DI CHIESA

Con la "riduzione allo stato laicale" (espressione altamente discriminatoria) di Milingo e le dimissioni "accolte" (sembra la finale a lieto fine di una favola...) del vescovo irlandese Donald Brendan Murray (accusato dal Rapporto del Governo di Dublino di aver coperto sacerdoti pedofili), Benedetto XVI e il Vaticano S.p.a. sono sempre al centro dell'attenzione, senza però proporre un rinnovamento reale. Nel primo caso il messaggio che arriva alla gente è che: "è impossibile e controproducente competere con l'istituzione acclesiastica". Nel secondo caso: "Chiesa cattolica accoglie sempre chi si pente dei propri reati, ma non chi denuncia i reati che si stanno commettendo".

I MEDIA DISTORGONO LA REALTA' DELL'IMMIGRAZIONE

Le statistiche

"Sul totale di 5.684 servizi di telegiornale analizzati, solo 26 affrontano l’immigrazione senza legarla, al contempo, a un fatto di cronaca o al tema della sicurezza. In pratica, solo in questi servizi si affrontano tutte le altre possibili dimensioni (economia, confronto culturale, integrazione, solidarietà sociale etc.) con cui potrebbe essere declinata l’immagine del fenomeno migratorio. Immigrazione e sicurezza appare il binomio interpretativo privilegiato dai media nei loro racconti delle attuali dinamiche in atto nel contesto italiano". (continua)

UNA MONTATURA?

L'aggressione a Berlusconi: una montatura?

Guarda il video (clicca qui)

A COPENHAGEN É STATO COMMESSO UN CRIMINE. MA NON E’ FINITA

LA LETTERA DEL DIRETTORE KUMI NAIDOO
Direttore esecutivo
Greenpeace International

Ciao cristina
Come le decine di migliaia di attivisti attorno al globo che hanno lavorato in modo così duro perché da Copenhagen uscisse un trattato equo, ambizioso e legalmente vincolante, ho sperato fino all´ultimo che i nostri leader avrebbero agito, raggiungendo un accordo sul clima sufficiente a evitare la catastrofe climatica.

Ma la realtà è stata diversa. Nonostante il mandato ricevuto dai cittadini di tutto il mondo, e più di un centinaio di capi di governo arrivati a Copenhagen, il battibecco continua. I nostri leader non hanno agito come tali. Non hanno portato a termine il loro compito.

Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l´obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l´aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un´occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un accordo debole, pieno di lacune abbastanza grandi da farci passare attraverso tutto l´Air Force One.

Ma non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e continuano a chiederlo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazioni di un mondo sempre più caldo: ma è solo diventato molto più difficile.

La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.

Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.


Kumi Naidoo
Direttore esecutivo
Greenpeace International

domenica 20 dicembre 2009

L'UTOPIA

L'utopia sta nell'orizzonte.
Faccio due passi, lei si allontana di due passi
e l'orizzonte fugge via dieci passi più in là.
Quindi a che cosa serve l'utopia?
A questo serve, a camminare.


(E. Galeano)

LA STRADA VERSO LA FELICITA'

SECONDA PARTE DEL CAPITOLO 5 del vangelo di Matteo:

REAZIONI, DOMANDE, ESPERIENZE del gruppo biblico "vangelo e yoga"

Continua il programma evangelico di Gesù, un programma di vita che, ci assicura il Maestro, sembra impossibile e inizialimente difficile, ma è la strada che conduce alla felicità, o per usare un termine dell'evangelista, alla beatitudine.

"A chi ti percuote la guancia, porgigli anche l'altra" (Mt 5,39) è l'invito (o comandamento) più umanamente assurdo, illogico, controcorrente e disarmante. Ma è lo stesso messaggio che colpisce Gandhi alla lettura dell'intera Bibbia. Dice il Mahatma: "Cominciai a leggerla (la Bibbia), ma non riuscii a finire il Vecchio Testamento; lessi la Genesi, i capitoli successivi mi facevano immancabilmente venire sonno... [...] Ma il Nuovo Testamento mi fece tutt'altra impressione, specialmente il Discorso della Montagna, che mi andò diritto al cuore. Pensai al Shamal Bhatt: Per una ciotola d'acqua, offrì un buon pasto."

Amare gratuitamente, perdonare, condividere...
non per far contento Dio, non per osservare un precetto, non per sperare di assicurarsi un posticino nell'illusorio aldilà, non per tutto questo. Ma per essere felici e per far felici gli altri. Qui su questa terra. Due facce della stessa medaglia. Una felicità che non equivale al possesso di beni, ma all'essere circondato da amici, da persone che ci amano, che vogliono il nostro bene, che non ci lasciano soli.

Le leggi sono necessarie per il funzionamento di una comunità, ma non sono eterne, assolute, e sempre giuste. Non la legge per la legge. Non la legge perchè tutti fan così, perchè l'ha votata la maggioranza, perchè lo dice il capo, perchè altrimenti sono escluso dal gruppo.
Le leggi sono per il bene della donna e dell'uomo. Il bene proprio e dell'altro lo si intravvede ascoltando la propria coscienza, il divino che c'è in noi, ascoltanto le altre coscienze di chi ci ama, ascoltando la natura, il mistero...
L'obiezione di coscienza al servizio militare, al commercio delle armi, al celibato obbligatorio, alle discriminazioni sessuali, al liberalismo economico, al monopolio delle case farmaceutiche, al predominio di una chiesa sulle altre... sono l'espressione di un'umanità che è ancora viva, che pensa e ama, che cerca e sogna,
che ascolta Dio.

Se la stanza è umida,
se fuori nevica,
se hai freddo
beato te se non sei solo!
Sentiti parte di un gruppo, di una famiglia!
Avvicinati al tuo compagno,
stringiti a lui, accarezzagli il viso,
accogli il suo massaggio sulle spalle,
lasciati riscaldare da un contatto,
imbarazzante per il nostro razionalismo,
liberante e curativo
per le nostre malattie.
E la stanza si riempirà
di calore.

venerdì 18 dicembre 2009

DUE ARTICOLI SUL VERTICE DI COPENHAGEN

"Chi ha inquinato di più
deve pagare di più!"

Desmond Tutu



1. Copenhagen. Crisi ambientale, crisi democratica
di Giuseppe De Marzo tratto da www.carta.org
[18 Dicembre 2009]

Il fallimento annunciato del vertice Onu sul clima dimostra ancora una volta l'incapacità dei governi dei paesi ricchi e inquinanti di assumere decisioni a prescindere dagli interessi dei poteri forti dell'economia.

Le posizioni di Cina e Usa, come si intuiva già da un mese, insieme all’incapacità dei governi europei, hanno di fatto chiuso gli spazi per un accordo vero e utile a Copenhagen, per raggiungere un’intesa che consentisse all’umanità ed al pianeta di provare ad uscire dalla gigantesca crisi ecologica nella quale ci siamo infilati.
La riduzione necessaria delle emissioni di CO2 richieste all’unisono da scienziati e società civile di tutto il mondo è lontanissima da essere raggiunta. Avremmo bisogno di ridurre del 90 per cento le nostre emissioni entro il 2050 e di tagliarle di circa il 40 per cento entro il 2020 per evitare un aumento della temperatura media del pianeta non superiore ai due gradi. Non più di due gradi: è questa la cifra limite considerata esiziale per i nostri destini. Oltre questa c’è il baratro e l’inferno per l’umanità e per un pianeta che andrebbe incontro a catastrofi naturali di tale portata da minacciare sistematicamente la riproduzione della vita in qualsiasi parte essa si trovi.
La novità rispetto al passato e ad assisi internazionali come Joahnnesburgh o Kyoto, sta nel fatto che questa volta tutti sanno tutto e non ci sono più dubbi o fango da gettare per confondere le idee. Vi ricordate l’era Bush? Quella in cui pagavano gli scienziati per dire che il riscaldamento del pianeta non era provocato dalle attività umane o addirittura non esisteva. Oggi persino le democrazie più retrive ad ammettere le proprie responsabilità non si sottraggono alla verità lampante che è ormai sotto gli occhi di tutti. Ed anche sopra le teste di tutti…come quelle degli africani o dei latinoamericani o degli asiatici minacciati gravemente dai cambiamenti climatici in atto che stanno già provando danni incalcolabili sia sul piano sociale che economico ed ambientale.
Davanti a questa disgrazia mondiale provocata dal modello di sviluppo e di produzione e consumo capitalista, i governanti, per lo più del nord del mondo se si esclude la Cina, non riescono a trovare soluzioni adeguate, bloccate dagli interessi economici che circondano le loro carriere politiche e che continuano a tenere in ostaggio le ragioni del bene comune.
Adesso ci gireranno un pò intorno, qualcuno farà la voce grossa, ma poi ne usciranno con una posizione generica e nelle televisioni le loro facce rassicuranti trasmetteranno il messaggio che questa volta fanno sul serio, quindi non c’è da temere. Infatti, il premio Nobel per la pace Obama ha annunciato ingenti tagli del 16 per cento. Ma i furbacchioni del Senato Usa telecomandati dalle multinazionali del settore estrattivo e dai grandi studi legali della Wto, stanno solo riducendo del 4 per cento rispetto alle emissioni del 1990 [anno base da cui partiva il calcolo della riduzione decisa a Kyoto e contestata già allora in quanto considerata troppo blanda]. La riduzione del 16 per cento made in Usa è stata invece calcolata a partire dal 2005. Una furbata che solo a pensarla bisognerebbe arrossire.
Il più grande inquinatore della storia non solo non ha riconosciuto sino ad oggi le proprie responsabilità ed il debito ecologico accumulato con l’umanità, ma dice al mondo che è disposto a ridurre il suo superinquinamento solo del 4 per cento. Una nullità, la decisione presa dal Senato Usa che certamente troverà un ottimo oratore come Obama a difenderla a Copenhagen davanti ai mainstream di tutto il mondo troppo incantati dalla sua dialettica per porre delle domande attinenti o fare valutazioni lucide e realistiche.
Davanti a decisioni che avranno come conseguenza milioni di morti e catastrofi, un altro degli aspetti che emerge da Copenhagen riguarda la crisi della democrazia europea per come l’avevamo conosciuta. Per comprenderla basta osservare la maniera con cui sono stati e vengono ancora trattati i manifestanti venuti da tutto il mondo a chiedere impegni concreti al vertice. Arresti di massa e preventivi: questa la risposta della «democratica» Europa, sempre più smarrita davanti alla crisi economica ed ambientale, così spaventata da eliminare il diritto al dissenso ed alla protesta. Un vulnus che costerà carissimo, soprattutto alle forze politiche riformiste sostenitrici di una presunta democrazia liberale che, come insegna Copenhagen, non esiste più già da un po’.
Tra gli arresti molti italiani tra cui anche un’attivista come Luca Tornatore, il fisico triestino da molto tempo impegnato nei movimenti per la difesa dei beni comuni. Ma come è possibile? I governanti dopo i loro voltafaccia davanti alle aspettative del mondo sono a piede libero, con scorta e jet privato. Noi, con mezzi nostri, al freddo, a chiedere diritti per tutti e tutte e per nostra Madre Terra. La conseguenza per aver espresso questo dissenso, per Luca come per altri manifestanti, è l’arresto ed il silenzio. Addirittura nel caso di Luca si parla di altre tre settimane.
Chiediamo per Luca come per tutti gli altri, l’immediato rilascio e l’impegno dei politici italiani affinché violazioni dei diritti umani, perchè di questo si tratta nel caso degli arresti a Copenhagen, vengano denunciate per costituire un argine all’autoritarismo che investe il continente.
Un sistema vergognoso, ipocrita e ingiusto non può che produrre mostruosità e paradossi giuridici. Copenhagen segnerà uno spartiacque tra chi è con la morte e chi con la vita. Basta finte mediazioni o giochini. Non c’è più tempo. Questo sistema, questo paradigma di civilizzazione, va cambiato e sostituito con una Nuova Democrazia della Terra per costruire per tutte e tutti un «buen vivir» e per garantire titolarità e tutela giuridica alla natura, della quale siamo parte e senza la quale non potremmo sopravvivere.
Questa è la proposta di tutti i movimenti del mondo che in questi ultimi 20 anni hanno ben capito l’importanza della posta in palio ed hanno scelto di stare dalla parte della vita e dell’armonia. Una democrazia deliberativa contro una democrazia autoritaria, separata dalla vita e svuotata della partecipazione. Questo vogliamo, ed a questo bisogna lavorare da subito per realizzare anche in Italia una accumulazione di forze e soggetti capaci di costruire questo terreno comune, un nuovo vocabolario ed un’altra narrazione della politica.

2. Countdown to Copenhagen
(tratto da www.avoicomunicare.it)

Desmond Tutu sale sul palco tra gli applausi del pubblico, principalmente danese. È domenica mattina e l’arcivescovo sudafricano dà energia alla piazza con il suo discorso. Non è polemico, ma sorridente, parla in modo semplice, con modi da predicatore: “Paesi ricchi – sveglia!” grida alla piazza.

Countdown to CO2penhagen è uno degli eventi di Hopenhagen e presenta la raccolta di firme del movimento indipendente che ha colonizzato City Hall Square con le sue installazioni verdi: si tratta di una petizione che chiede una soluzione decisa e concorde ai delegati impegnati in questi undici giorni danesi.
La campagna è stata portata avanti da volontari e il risultato è notevole: le firme raccolte sono più di mezzo milione, annunciano dal palco, mostrando dei palloncini rossi che indicano il numero preciso. I palloni attraversano la piazza da un lato all’altro, portati dalla gente tra gli applausi.
È quasi surreale vedere tanto entusiasmo, tanti giovani, adulti e anziani, convinti di poter fare la differenza.

La presenza di Tutu è accolta quasi da star e le sue parole suscitano una grande reazione, concentrandosi sul debito climatico, che i Paesi industrializzati devono a quelli in via di sviluppo: “Costa poco finanziare il debito climatico. Bastano solo 150 miliardi di dollari all’anno” esclama tra gli applausi, mentre chiama i Paesi più ricchi uno per uno.
La raccolta di firme, sottolinea Tutu, serve a ricordare ai leader del mondo quanto conti l’opinione delle persone, quanto il cambiamento climatico sia un’emergenza vera, che non può più essere accantonata.

La petizione verrà presentata ai leader mondiali impegnati nell’incontro, c’è scritto sul sito di Hopenhagen. E così avviene quando sul palco sale Yvo De Boer, il “numero uno” dell’ONU per quanto riguarda la questione del clima, in primissimo piano in queste negoziazioni tra nazioni. De Boer raccoglie da Tutu il simbolo del Countdown che rappresenta le firme e rilancia, spiegando l’impegno dei delegati nel trovare una soluzione comune.

Le parole lasciano il posto alla musica degli Outlandish, gruppo hip hop danese di origini africane, sudamericane e mediorientali. La prima canzone parla di persone e di speranza; i tre ragazzi portano Tutu sul palco e l’arcivescovo ride e balla con loro. Il grande termometro di City Hall Square segna zero gradi ma nessuno se ne accorge.

“Quando le persone guidano, i leader seguono”. Suona così lo slogan di Hopenaghen.
Sarà davvero così alla fine di questo summit?

giovedì 17 dicembre 2009

TROVA IL TEMPO

(tratto dalla lettera natalizia di Giuseppe Stoppiglia di Macondo)

[...]Nella Bibbia Dio dice: non voglio che difendiate la mia causa, ma la causa dei poveri! Sapeva che i chierici, col pretesto di difendere Dio, avrebbero finito per arrogarsi privilegi. Gesù, se curava uno straniero, gli ordinava di diffonderne la notizia (tra i non giudei); se curava un connazionale, gli proibiva di parlarne. Non voleva che i suoi connazionali si articolassero a favore della sua missione: lo avrebbero solo intralciato.
Nel Salvador, l’arcivescovo Oscar Arnulfo Romero constatò che la giustizia, come il serpente, morde solo gli scalzi. Lui morì a colpi d’arma da fuoco, per aver denunciato che nel suo paese gli scalzi nascevano condannati in partenza, colpevoli di esser nati. A volte finiscono male le storie della Storia; ma la Storia non finisce.

[...]Questo è il mio augurio che accompagno con queste parole.

Trova il tempo di riflettere: è la fonte della forza.

Trova il tempo di giocare: è il segreto della giovinezza.

Trova il tempo di leggere: è la base del sapere.

Trova il tempo di essere gentile: è la strada della felicità.

Trova il tempo di sognare: è il sentiero che porta alle stelle.

Trova il tempo di amare: è la vera gioia di vivere.

Trova il tempo d’essere felice: è la musica dell’anima.


(tratte da: Sapienza irlandese).

mercoledì 16 dicembre 2009

NATALE INDIO

Natale indio.

Ora riprendetevi,

o uomini bianchi, il Dio conquistatore,

il Dio con polvere da sparo tatuato,

e dateci il Dio piccino, il Dio di pace.

Le donne dipingeranno il suo corpo

con urucum e genipapo.

La maloca sarà la sua dimora.

Chissà che per noi e per voi Egli nasca

- ché stenta a nascere! –

Dio bambino che dorma sull’amaca,

sorrida e sogni coi nostri curumirin

e porti l’arcobaleno della pace!

STATISTICHE

LA CRISI ARRICCHISCE MAGGIORMENTE GLI ORMAI ARRICCHITI
E IMPOVERISCE MAGGIORMENTE GLI ORMAI IMPOVERITI

In due anni di crisi, tra il 2007 e il 2008, la ricchezza netta delle famiglie italiane è diminuita di circa l'1,9%. Ed è aumentata la concentrazione delle risorse economiche: il 10% più ricco ne detiene il 44%, mentre la metà più povera arriva appena al 10%. I dati sono stati forniti dalla Banca d'Italia nel supplemento al Bollettino statistico.

Alla fine del 2008, segnala Bankitalia, la ricchezza netta per famiglia ammontava complessivamente a circa 348 mila euro. A prezzi costanti si tratta di un calo del 6,5% (-3,5% a prezzi correnti), tale da riportare il dato sui livelli di inizio decennio. La ricchezza netta pro capite ammontava invece a circa 138 mila euro: a prezzi correnti è scesa del 2,6% sul 2007, a prezzi costanti del 5,6%.
(continua)

PERCHE' SIAMO COSI' FRAGILI?

A Padova un'altra tragedia da post partum: una donna di 32 anni, madre da appena 3 giorni, si uccide lanciandosi da un hotel.

Non sono l'influenza nè gli omicidi le principali cause delle morti precoci in Italia, ma gli incidenti stradali e gli suicidi. Per ridurre i primi si sono inasprite le multe per stato di ebbrezza, e per i secondi? Chi sono i responsabili della nostra salute psichica e spirituale?

"Voi italiani siete troppo fragili emotivamente" mi confida una donna africana. "Per piccoli fallimenti o situazioni difficili volete togliervi la vita".

Cosa c'è che non va allora nella nostra cultura occidentale moderna?

Se per maltempo oggi si intende l'inverno e la sua fredda temperatura, come possiamo accettare i normali abbassamenti di umore della nostra vita?

BAMBINI MORTI DISSANGUATI DA MINE ANTI-UOMO


QUEI SORRISI DI BAMBINI STRONCATI DA UNA MINA

(da Avvenire del 16 dicembre '09)
Stavano giocando, come tutti i bimbi del mondo giocano. Stavano correndo, come tutti i bimbi del mondo corrono. Stavano ridendo, come tutti i bimbi del mondo ridono. Anche in Somalia...Poi, improvvisamente, quell’assordante boato, quell’accecante fiammata. Una nuvola di polvere che secca la gola. E poi il silenzio. Silenzio di morte. Un attimo per strappare via sei piccole vite. Cala la polvere e appaiono quei piccoli corpi a terra, come bambolotti gettati distrattamente qua e là. Perché in Somalia si muore.

Dilaniati da una mina dietro al villaggio, messa lì apposta o dimenticata da qualche gruppo armato. Ma "lei", piccolo ed efficiente strumento di morte, non dimentica la sua funzione: uccidere, soprattutto civili, soprattutto bambini. In Somalia si muore. Sei fratelli, tra i tre e gli undici anni, quattro maschi e due femmine.
(continua)

martedì 15 dicembre 2009

IO TI DARO', SIGNORE

Le rose blu
di Roberto Vecchioni
(clicca qui per ascoltare)

Vedi,
darti la vita in cambio
sarebbe troppo facile,
tanto la vita è tua
e quando ti gira
la puoi riprendere;
io,
posso darti chi sono,
sono stato o chi sarò,
per quello che sai,
e quello che io so.

Io ti darò
tutto quello che ho sgnato,
tutto quello che ho cantato,
tutto quello che ho perduto,
tutto quello che ho vissuto,
tutto quello che vivrò,
e ti darò
ogni alba, ogni tramonto
il suo viso in quel momento
il silenzio della sera
e mio padre che tornava
io ti darò.

Io ti darò
il mio primo giorno a scuola
l’aquilone che volava
il suo bacio che iniziava
il suo bacio che moriva
io ti darò,
e ancora sai,
le vigilie di Natale
quando bigi e ti va male,
le risate degli amici,
gli anni, quelli più felici
io ti darò.

Io ti darò
tutti i giorni che ho alzato
i pugni al cielo
e ti ho pregato, Signore,
bestemmiandoti perchè non ti vedevo,
e ti darò
la dolcezza infinita di mia madre,
di mia madre finita al volo
nel silenzio di un passero che cade,
e ti darò la gioia delle notti
passate con il cuore in gola,
quando riuscivo finalmente
a far ridere e piangere una parola...

Vedi,
darti solo la vita
sarebbe troppo facile
perché la vita è niente
senza quello che hai da vivere;
e allora,
fà che non l’abbia vissuta
neanche un po’,
per quello che tu sai,
e quello che io so.

Fà che io sia un vigliacco e un assassino,
un anonimo cretino,
una pianta, un verme, un fiato
dentro un flauto che è sfiatato
e così sarò,
così sarò,
non avrò mai visto il mare
non avrò fatto l’amore,
scritto niente sui miei fogli,
visto nascere i miei figli
che non avrò.

Dimenticherò
quante volte ho creduto
e ho amato, sai,
come se non avessi amato mai,
mi perderò
in una notte d’estate
che non ci sono più stelle,
in una notte di pioggia sottile
che non potrà bagnare la mia pelle,
e non saprò sentire la bellezza
che ti mette nel cuore la poesia
perchè questa vita adesso, quella vita
non è più la mia.

Ma tu dammi in cambio le sue rose blu
fagliele rifiorire le sue rose blu
Tu ridagli indietro
le sue rose blu.

Testo di Roberto Vecchioni

SE IO FOSSI PAPA...ABOLIREI IL NATALE

Per molti cristiani il natale è un periodo sofferto, subìto, pieno di contraddizioni e tensioni di stomaco. Ma chi l'ha detto che bisogna celebrare la nascita di Gesù in questo modo?
Vi propongo una riflessione di don Giorgio de Capitani: SE IO FOSSI PAPA... ABOLIREI IL NATALE!


Sì, se fossi papa, abolirei o, meglio, sospenderei il Natale. Per un tempo determinato. Lo riprenderei quando la blasfemia natalizia non si sarà del tutto spenta. Ci vorranno anni, forse. Tanti. Tanta è l’oscenità che ci ha preso anima e corpo. Ormai non si capisce più la differenza. L’anima si è sciolta nel corpo. E per corpo intendo tutto il nostro modo di vivere. Se si può dire ancora “vivere”.
Per rimanere nel senso della parola “oscenità” secondo Carmelo Bene, il Natale ha tolto di scena il mistero più paradossale del cristianesimo: un Dio che si fa carne. Non è sconvolgente? Razionalmente difficile da accettare. Religiosamente scandaloso. Eppure noi cristiani - già dirci cristiani è una presunzione imperdonabile! - siamo riusciti a mettere le nostre sporche mani vellutate anche sul Mistero divino e lo abbiamo frantumato in una miriade di deformazioni, calpestandolo in nome magari di un dio che abbiamo castrato per renderlo del tutto innocuo, o un gingillo da appendere al collo. O sulle bandiere. O su pezzi di legno logorati dall’uso inverecondo.
Ed ecco che ogni giorno assistiamo ad una farsa - la scena è rimasta, purtroppo - dove gli atti unici diventano lo svolgersi inarrestabile di una comicità travolgente. Qui la fantasia non ha limiti. Fantasia arricchita da una serie di contraddizioni diventate ormai la prassi comune del potere. E così la Lega, grumo di polvere impastata di odio e di cecità, si arroga il diritto di farsi garante di un Mistero ridotto all’abc della voluttà animalesca. Ma forse gli animali sanno distinguere la preda. La Lega no. Si nutre di religione e di carogne, le rigetta e ce le offre su un piatto ambito dalla gente incolta e avida di qualcosa di pancescamente appetibile, senza farsi mai un vero problema esistenziale.
Non vorrei soffermarmi sulle ultime polemiche: mi arrabbierei, e basta. Non saprei andare oltre una incazzatura capace solo di ammutolirmi, dentro. Ma, purtroppo, il Natale è anche questo: una strumentalizzazione ai fini propagandistici.
Vorrei, ripeto, andare oltre. C’è ben altro che una strumentalizzazione politica. Il Natale è la grande occasione di una massa che si fa idolatra dell’inutile, dell’effimero, del banale, del già visto e rivisto. Il Natale coagula un mondo di relazioni false in un crescendo inarrestabile. Inutile gridare al pericolo. Ne vieni trascinato, anche contro voglia. Vuoi rimanere fuori da questa frenesia collettiva? Come cristiano, non puoi non sentire il dovere di urlare, e di far valere i diritti di un Dio che si fa scandalo, proprio perché è rifiutato. Dai suoi. Dalla religione. Dalla Chiesa.
Per un cristiano, e ora parlo come cristiano, non sopporto, non accetto che il Mistero dell’Incarnazione di Cristo sia la giustificazione oscena di una omologazione di massa ai piedi di un idolo che si chiama consumismo. Chi esce di casa per andare in chiesa, non ci va con la testa nel Mistero. Ci va con la testa consumata dall’inutile perverso, che rende la strada per la casa di Dio un’unica vetrina di negozi o di supermercati, illuminati da un rituale d’obbligo, dove il Cristo incarnato si fa giocattolo, collane d’oro, panettone, oggetti sacrileghi, il tutto per condurci al Mistero natalizio già soddisfatti, nella migliore condizione per rifiutare l’Essenziale. Il Mistero rimane là, nella penombra sonnifera.
Tutto è di troppo a Natale. Anche una poesia carica delle solite emozioni. Peggio, se recitata da bambini usati per l’occasione. Anche una cena nel contesto della Messa di mezzanotte. Anche una Comunione che sa di prima comunione. Tutto disturba il Mistero che si sgonfia al primo apparire dell’alba di santo Stefano. Già se n’è andato. Chi? Il Natale! Già, se n’è andato. tra l’incenso e i canti natalizi, tra i fumi di cibi e bevande, tra l’acre odore dell’incenso e le nenie natalizie, tra gli auguri senza senso e l’ansia di un giorno stucchevole e verboso. Se n’è andato via, veloce. Non preoccupatevi. Tornerà. L’anno prossimo. Allo stesso mese. Allo stesso giorno. Alla stessa ora. Uguale. Con le stesse attese, le medesime emozioni. Tornerà.
E di Cristo incarnato che cosa è rimasto? Di chi?... di Cristo?
Ciao. A presto.

domenica 13 dicembre 2009

FOTO DI VOLTI SFIGURATI

DALLA VIOLENZA, DALLA GUERRA...

Il gesto di violenza contro il premier è da condannare come ogni altro gesto di violenza. L'aggressore, in cura psichiatrica da 10 anni, non è il portavoce dell'opposizione, dei comunisti, dei centri sociali o di Di Pietro. L'aggredito, d'altra parte, non può diventare il martire che l'Italia deve onorare rivotandolo, nè l'indifeso da essere compatito.

Dalla violenza verbale-psicologica a quella fisica: qual è la più pericolosa?
Quanto ci vuole per guarire da un trauma del setto nasale e quanto ci vuole per disintossicarsi dalle droghe?

Il sangue che scende dalla bocca di Berlusconi ci impressiona... sì è proprio lui! Non tanto quanto il sangue di tanti militari morti inutilmente nelle guerre di interesse che l'Italia continua a finanziare.

GUARDATEVI QUESTE FOTO! (clicca qui)

LA FELICITA' NELLA/DELLA CONDIVISIONE

GRUPPO BIBLICO: QUINTO CAPITOLO del vangelo di Matteo

La lettura delle beatitudini del vangelo di Matteo ha destato molto interesse, pace, meraviglia, domande...

Come raggiungere la felicità? E' proprio vero che i poveri, gli oppressi, i perseguitati... sono persone felici?

UNA QUESTIONE DI STILE LETTERARIO
Le beatitudini sono 8, numero biblico che richiama il giorno della resurrezione. Chi vive nella logica delle beatitudini, sperimenterà continuamente una vita nuova e piena.

Le parole che l'evangelista usa per le beatitudini sono 72, il numero dei popoli della Terra conosciuti al tempo di Gesù dagli ebrei. Il messaggio delle beatitudini è un messaggio universale, per tutti. Attenzione! In molte religioni è presente questo messaggio.

UNA QUESTIONE DI TERMINI
I poveri "per spirito" sono coloro che scelgono volontariamente, consapevolmente, di abbassare il loro tenore di vita, di ridurre i consumi, le spese, le false comodità, di vivere sobriamente...

Gli afflitti sono gli oppressi del sistema, politico, economico, religioso...

I miti erano coloro che ingiustamente perdevano la terra ed erano costretti a subire la sudditanza dei loro proprietari terrieri.

I puri di cuore sono le persone limpide come l'acqua, trasparenti, coerenti, che dicono quello che pensano...

UNA QUESTIONE DI FIDUCIA
Vivere con poco, condividendo con gli altri i propri beni, economici, intellettuali, spirituali... non fa morire di fame nessuno! Nonostante sia un'esperienza che constatiamo nelle piccole scelte che facciamo, c'è sempre la paura di rischiare un po' di più, di fidarci di queste parole, di rinuciare a ciò che riteniamo indispensabile. La condivisione è una rinuncia apparente. Inizialmente sembra un semplice dare, un privarci, ma poi si rivela un ricevere il centuplo.

LA CONCLUSIONE E IL CAMMINO
Il messaggio delle beatitudini, che è il messaggio centrale del vangelo (ama il prossimo tuo come te stesso, c'è più gioia nel dare che nel ricevere, ...), espresso in altri termini, mi sembra questo:

se riusciamo a costruire relazioni sane, positive, basate sull'amore gratuito, sulla reciprocità, sulla condivisione... avremo sempre qualcuno accanto nei momenti difficili, che non ci lascierà soli, e che darà senso a una situazione apparentemente negativa, che trasformerà il fallimento, il dolore, in una occasione di rinascita.

sabato 12 dicembre 2009

IO, NERO ITALIANO


di Pap Khouma

Sono italiano e ho la pelle nera. Un black italiano, come mi sono sentito dire al controllo dei passaporti dell'aeroporto di Boston da africane americane addette alla sicurezza. Ma voi avete idea di cosa significa essere italiano e avere la pelle nera proprio nell'Italia del 2009?

Mi capita, quando vado in Comune a Milano per richiedere un certificato ed esibisco il mio passaporto italiano o la mia carta d'identità, che il funzionario senza neppure dare un'occhiata ai miei documenti, ma solo guardandomi in faccia, esiga comunque il mio permesso di soggiorno: documento che nessun cittadino italiano possiede. Ricordo... (continua)

DA COPENHAGEN

170.000 dollari per pagare gli scettici climatici

La Conferenza di Copenhagen, per la definizione degli impegni da assumere, per contenere le emissioni che alterano il clima, ha scatenato i negazionisti nostrani. Abbiamo letto sul Quaderno Special di una rivista di geopolitica, la straordinaria tesi che «più emissioni salveranno l’ambiente». L’autore è un direttore di un centro ricerche, collegato a società impegnate a contrastare il consenso sui cambiamenti climatici. La società collegata è il Cne [Centre New Europe] che ha ricevuto 170 mila dollari, dalla società petrolifera Exxon Mobil. Un’analisi dei modi utilizzati da questa compagnia petrolifera [la più grande del mondo], nel finanziare gli «scettici climatici» è rinvenibile cliccando, «I segreti di Exxon». Altra fonte d’informazione, il Rapporto «Smoke, Mirror & Hot Air» dell’Union Concerned Scientists.

venerdì 11 dicembre 2009

L'IDEA DI PROGRESSO DEL BRASILE

L'argomento "sviluppo sostenibile" occupa l'agenda dei governi di mezzo mondo. Il Brasile con l'estensione di territorio che possiede, le foreste, i fiumi ecc, invece continua a ignorare solennemente ogni concetto di salvaguardia dell'ambiente in favore di un modello di sviluppo suicida. Si scavano pozzi di petrolio in mezzo al mare dove, a settemila metri di profondità si trova un giacimento così grande che renderà il paese completamente autosufficiente. Si stimola la monocoltura della canna da zucchero per estrarne etanolo con cui rifornire automobili che affogano le nostre città: solo a São Paulo ce ne sono più di sei milioni! Si intraprende un'avventura faraonica, come la trasposizione delle acque di un enorme fiume del nord-est con la scusa (sacrosanta!) di portare acqua alle popolazioni delle zone aride, ma con il reale obiettivo di stimolare la presenza di industrie europee per la coltivazione massiccia – una ennesima monocoltura – di prodotti destinati a quei mercati. E ci si è dimenticati del problema fondamentale che da secoli provoca miseria e morte: la Riforma Agraria. Le ultime azioni del MST (il Movimento dei Lavoratori Senza Terra) hanno scatenato l'ira del paese intero sia contro egli stesso che contro la stessa idea di riforma che viene sempre associata al comunismo collettivista bolscevico. D'accordo, forse i metodi del Movimento sono discutibili, ma...

DALL'ECUADOR: UNA FINESTRA APERTA


LETTERA DI DICEMBRE DI FABIO LAZZARO

Carissimo-a,
eccomi qui con qualche riga, sperando non risultare troppo noioso. Cerco con difficoltá di tempo di essere fedele al mio impegno di scrivere ad ogni inizio mese su questo sito perché non si rompano i legami con tanti amici di Padova e del mondo e perché non si riduca la nostra visuale ai “piccoli” problemi del Veneto, della politica, della chiesa istituzionale italiana… ma ci sia sempre una finestra aperta a mondi diversi (come Ecuador), a gente piú povera (a livello economico), a esperienze che forse possiamo solo immaginare e dai cui possiamo imparare molto.

Mi dicono che scrivo troppo e quindi cercheró di essere breve… anche perché le poche righe a disposizione non saranno mai sufficienti per tutto un mese in questo Paese cosí strano. La cosa migliore é viaggiare e conoscere di persona, per questo sto raccogliendo nomi di coloro che vorranno venire qui per 2 settimane nella prossima estate (VIAGGIO IN ECUADOR), per poter organizzare un’unico gruppo nel mese piú adatto. L’idea é di visitare le comunitá della sierra, della costa e dell’amazzonia dove é presente la mia Fondazione MCCH e cosí conoscere da vicino questa realtá lasciando spazio a visite a posti turisticamente fantastici. Se sei interessato-a scrivimi e iniziamo a organizzarci. Sará sicuramente anche un viaggio spirituale per persone in ricerca che hanno fame di “voci alternative”.

Un’altra idea a cui penso da un po’ é quella di passare la voce per un aiuto concreto a due comunitá poverissime della sierra che sto accompagnando (Guayama Grande e Guayama S.Pedro) che stanno cercando di realizzare delle piccole strutture turistiche (bar, locande) per avere dei maggiori ingressi per le loro famiglie, visto che queste comunitá sono luoghi di passaggio di turisti ma non ci sono soldi per potersi organizzare: OPERAZIONE GUAYAMA! Con qualsiasi piccolo aiuto che vorrai far giungere a Federico (in questo sito) o alla mia famiglia (0498724627) potremo dar concretezza a questo sogno. Lo so che sono tante le associazioni che chiedono aiuto ma quando si vive in altri paesi non si riesce a non chiedere aiuto a chi ha il cuore generoso e sa che nonostante la crisi economica (che per me é una benedizione non solo un problema) stiamo vivendo sempre molto meglio dell’80% del mondo.

Ogni giorno mi pongo in questione quando uso la macchina invece del bus (come la gente), se ho il frigo troppo pieno, se posso permettermi la televisione, il DVD, un viaggio a Italia ogni anno o ogni due, e tanti altri piccoli benefici che trovo nella mia casa e che mi continuano a identificare nelle comunitá come “gringo” (termine usato qui per indicare gli occidentali del Nord del mondo). Chissá che un giorno non tanto lontano i poveri possano sentirmi, uno di loro, almeno come un “medio-gringo” come cerco di presentarmi in questo periodo.
Per altre notizie personali non c’é piú spazio, solo avviso che sto partecipando ogni sabato a un gruppo bíblico della parrocchia vicino a dove vivo e che mi hanno chiesto li aiuti a camminare nella fede.

Un abbraccio di cuore a tutti-e voi, nell’attesa di una breve risposta, per chi vorrà, per mail.
Fabio.

martedì 8 dicembre 2009

UNA SOLIDARIETA' CHE INCONTRA

Sto riflettendo parecchio sul fatto che, con l'arrivo del natale, si espandono a macchia d'olio le iniziative di solidarietà. Un sms, una piantina all'uscita di una chiesa, una borsa della spesa fuori da un supermercato, un bollettino postale, un'adozione a distanza, un'offerta per la ricerca...

In tutto questo però si corre il rischio di perdere il contatto con le persone, in carne ed ossa, alle quali vogliamo rivolgere il nostro aiuto e la nostra attenzione. Manca la stretta di mano, lo sguardo umano, lo scambio di indirizzi e la volontà di costruire una relazione.

Ho come la sensazione che ciò che manca non è la solidarietà, ma la volontà di costruire un rapporto attorno a questa solidarietà passeggera, che impegna molto di più di un gesto sporadico.

La solidarietà che incontra le persone, che tocca la miseria, che ascolta una voce... potrà convertire la nostra vita al messaggio di condivisione del natale

LE FRUSTRAZIONI DEI POTENTI

Berlusconi come sta?

«Male, sta come sta il Paese. Nel ‘94 si era illuso davvero di potere giocare un ruolo liberaldemocratico e fino al '96, sia pure decrescendo d'intensità, lo ha giocato. Ma oggi è l'ultimo di loro: l'ultimo rappresentante della partitocrazia.
Come un auto in folle su una strada in discesa: precipita sempre più velocemente senza riuscire ad aggrapparsi a nulla.
Non governa la maggioranza? Ma non ha mai governato nulla, nel senso liberale della parola. E oggi lo fa con tutte le frustrazioni dei potenti impotenti che diventano prepotenti. Con un'aggravante: che ha assunto potere e forza in un Paese che non è più democratico, che non è più uno stato di diritto».

(Marco Pannella intervistato su Vanity Fair)

LA FORZA DELL'IGNORANZA

"Se nel giorno di Sant'Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, la Lega ha lanciato una sfida pubblica contro il suo successore Dionigi Tettamanzi, paragonandolo prima a un imam musulmano e poi a un prete siciliano mafioso, è perché si sente forte, molto forte".

(Gad Lerner da Repubblica)

WANTED (DONNA MARIA)

Il dogma dell'immacolata concezione di Maria, proclamato da papa Pio IX nel 1854, insegna che "La beatissima vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale" (Bolla Ineffabilis Deus).

BREVI PENSIERI DI TEOLOGI "SOMMERSI"

La teologa Uta Ranke-Heinemann direbbe che: "Bisogna ritrovare una persona scomparsa, una dispersa. La donna Maria di Nazareth è stata sepolta, si è persa sotto il grande edifìcio teologico costruito su di lei".


Il teologo cattolico Tissa Balasurya scrive: "Questa Maria "immacolata" ha bisogno di essere liberata, per essere veramente umana. Ciò è necessario per comprendere la sua vita, le sue lotte e le sue angosce. Altrimenti avremmo una sorta di Maria disidratata, una che non può sentire altra attrattiva se non il bene".

La teologa cattolica Elisabeth Johnson, dedica il suo libro, Vera nostra sorella. Una teologia di Maria nella comunione dei santi (Editrice Queriniana, Brescia 2005, pagg. 640, euro 44,00) alla riscoperta di Maria. "Cercherò di comprendere il significato di Maria in quanto persona particolare, con una sua vita da gestire. Di Maria si è fatto talmente un simbolo, separandola dalla sua propria storia, che accostarsi a lei come a un concreto essere umano ci sorprende, facendoci scoprire che anche lei ha lottato, che il suo stesso pellegrinaggio di vita… fu un pellegrinaggio di fede, che comprendeva il soggiorno nell'oscura notte della fede" (pag. 12). Quanto più si è esaltata una donna vergine, sottomessa, asessuata… tanto più si sono di fatto disprezzate le altre donne, "tutte inferiori al modello ideale". E così si è stabilito anche una gerarchia di santità…

lunedì 7 dicembre 2009

DA BARCELLONA L'INIZIATIVA DI ALCUNI ITALIANI

LA NAVE DEI DIRITTI

E la nave va: il manifesto

Siamo un gruppo di italiani/e che vivono a Barcellona.

Insieme ad amici (non solo italiani) assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia. Certo la crisi c'è anche qua, ma la sensazione è che la situazione nel nostro Paese sia particolare, soprattutto sul lato culturale, umano, relazionale.

Il razzismo cresce, così come l'arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi.

In Spagna, negli ultimi mesi, sono usciti molti articoli raccontando quello che avviene in Italia, a volte in toni scandalistici, più spesso in toni perplessi, preoccupati, sconcertati.

Si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell'aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell'esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam.

Dall'estero abbiamo il vantaggio di non essere quotidianamente bombardati da un'informazione (??) volgare e martellante, da logiche di comunicazione davvero malsane.

E allora: che fare? Prima di tutto capire meglio, confrontarci, quindi provare a reagire. Siamo convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità. E che vadano sostenute.

Al termine di un percorso che abbiamo appena iniziato, vogliamo quindi organizzare una nave che parta da Barcellona e arrivi a Civitavecchia (o a Genova).

Sarà la nave dei diritti, che ricorderà la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio. Ricorderà che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Che chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ricorderà che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria.

Ricorderà che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatte per il mercato.

Ricorderà che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l'altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio.

Creiamo ponti, non muri.

È un grido di aiuto e solidarietà, che vogliamo unisca chi sta assistendo da fuori a un imbarbarimento pericoloso a coloro che già stanno resistendo e non devono essere lasciati/e soli/e.

Non siamo un partito, non siamo una fondazione, non sventoliamo bandiere, tanto meno bianche. Siamo piuttosto un movimento di cittadini/e che non gode di alcun finanziamento.

Potete contattarci fin da subito all'indirizzo e-mail: contatto@losbarco.org

Il loro sito: http://www.losbarco.org

LA NUOVA MINIGUIDA AL CONSUMO CRITICO E AL BOICOTTAGGIO




del Movimento Gocce di Giustizia

Nuovissima edizione

(9° edizione – ottobre 2009)

Contenuto:

· Vengono presentate ben 30 multinazionali;

· in forma di inserto, nel mezzo della miniguida, ci sono i prodotti che bisognerebbe non comprare (da boicottare);

· all’inizio ci sono le conquiste fatte dai “consum-attori”.



Presentazione:

Siamo già alla nona edizione di questa miniguida, di cui rivendichiamo con gioia, e un pizzico di orgoglio, la primogenitura sia nella pubblicazione dello strumento letterario, chiamato miniguide, e sia a riguardo al consumo critico. È doveroso ricordare che l’ispirazione primaria del nostro lavoro ci è stata fornita dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo che ha realizzato la nota Guida al consumo critico. Ogni edizione comporta un lavoro faticoso di ricerca di informazioni ben documentate e più sicure possibili, e di controllo rigoroso dei dati e delle fonti. Ma sappiano quanto è importante e utile questo strumento dalle tante richieste che abbiamo avuto fin dalla prima edizione nel 1996 e che continuiamo ad avere anche oggi. Per questo, cerchiamo di aggiornarla il più possibile per poter mettere nelle vostre mani uno strumento ricco di nuove e attuali informazioni, in modo che possiate fare una spesa giusta, etica e critica.

Vogliamo far risaltare che le fonti sono spesso dell’altra informazione, ossia quello che i grandi mezzi di comunicazione non dicono. Inoltre, questa nuova edizione contiene 90% di nuove informazioni rispetto alla precedente.

Questo strumento ha come obiettivo educarci ad andare al di là del prodotto per capire tutta la filiera lunga del mercato libero e per conoscere quale impresa c’è dietro al prodotto e come si comporta nei confronti dei lavoratori, dell’ambiente e dei popoli.

La miniguida è una “voce”, piccola, ma non l’unica e non la sola, che grida contro le ingiustizie sociali prodotte dalla nostra società del consumo. È stata pensata di piccole dimensioni, pratica, tascabile, da portare sempre con sé, da usare nei negozi e nelle corsie dei supermercati, nei piccoli come nei grandi acquisti, in modo da fare una spesa giusta, critica ed etica.





Movimento Gocce di Giustizia



Vicenza, novembre 2009









N.B. la miniguida è a disposizione:

· presso l'Equobar a Vicenza, Strada Marosticana n. 350 (cell. 346 7265477);

· facendo richiesta al movimento Gocce di Giustizia di Vicenza: posta@goccedigiustizia.it tel. 0444 970516, cell. 346 2198404;

· oppure presso la Commissione Nuovi Stili di Vita di Padova: Via Quarta Strada 7 – Z.I.P. (e-mail: nuovistilidivita@diocesipadova.it, Tel. 049 773687;

domenica 6 dicembre 2009

QUARTO CAPITOLO del vangelo di Matteo

RIFLESSIONI, SENSAZIONI, DOMANDE

Nel quarto capitolo di Matteo vengono raccontate le tentazioni di Gesù, assieme all'inizio della sua predicazione in Galilea, la chiamata dei primi discepoli e le prime guarigioni. Gesù deve capire che tipo di Messia vuole diventare. Se accontentare i farisei o se inventare uno stile nuovo di profeta. Il tentatore, colui che divide, è presente dentro e fuori di lui. Anche Gesù ha sperimentato la tentazione di seguire il successo e il potere.

LA VOCE INTERIORE: CHI VOGLIO ESSERE?

Sei in un deserto.
La tua vita è un deserto.
Molto caldo di giorno e freddo di notte.
Maggiore contatto con Dio,
maggiore contatto con la Tentazione, con la solitudine.

Vivi alcune tensioni interne,
tensioni vitali, non solamente faticose.
La tua coscienza a volte è divisa,
tra ciò che sei
e ciò che vorresti essere.
Le voci esterne a volte ti condizionano,
devi mantenere un'immagine, un ruolo,
non puoi deludere le aspettative degli altri.

Cosa vuoi fare della tua vita?
Dei prossimi anni che hai davanti?

Quali atteggiamenti, comportamenti
pensi di adottare
per esprimere, realizzare
i tuoi sogni, i tuoi ideali?

Sono le stesse domande che anche Gesù si è posto,
quale Messia voleva diventare?
Rivestito di particolari doti e doni tali da abbagliare gli uditori?
Oppure spoglio di qualsiasi alone di gloria o di prestigio?

Gesù non crede di essere stato chiamato a sbalordire le persone, ma a convertirle (Mt 4,17)e le conversioni non si ottengono con le operazioni strabilianti, che offuscano la mente ma non scendono nel cuore, bensì con gesti di carità, con atti di benevolenza che possonoi anche riscuotere ammirazione, ma mirano essenzialmente a stabilire un nuovo ordine di rapporti tra gli uomini, oltre che con Dio. Il profeta non è, secondo Gesù, un prestigiatore, bensì un fiduciario dell'Altissimo, uno cioè in cui fanno spicco soprattutto gli attestati della sua bontà e misericordia.
(Ortensio da Spinetoli)

-Per superare le tentazioni occorre prima di tutto conoscere se stessi, avere una buona consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse.

-L'abbandono, la separazione, la morte, l'eliminazione di qualcosa/qualcuno o di una parte di sè può creare lo spazio per incontrare l'altro, o l'altra parte di sè.

-L'ascolto come caratteristica principale di un incontro, come cura per le proprie malattie. Se ascolto vivo di più e meglio!

-Ma il lavoro è una tentazione? Cosa mi dà e cosa mi toglie?

-La sequela: scelta libera, graduale o improvvisa e costretta? Dettata dall'alto (carisma, dono di Dio) o nata dopo un percorso personale e comunitario?

sabato 5 dicembre 2009

POESIA PER UN GIOVANE PRETE

Ricevo da un'amica e pubblico con lo stesso affetto...

POESIA PER UN GIOVANE PRETE

Raro il pensiero di chi si incammina
in un lento sacerdozio

Forse quest'uomo creerà montagne
forse dolci pianure

rimarrà comunque
in perenne attesa

come una donna gravida

aspettando che Dio
gli esca dal corpo
e gli si presenti davanti.

ALDA MERINI

giovedì 3 dicembre 2009

L'INVESTIMENTO: ECCO DOVE ANDRANNO 2 MILIONI DI EURO

(tratto dal blog Atalmi.it)

Oggi la Conferenza dei Vescovi risponde sullo scandalo dell’assunzione di preti nelle Usl minimizzando la portata dell’accordo siglato con la Giunta che porterà all’assunzione a tempo indeterminato e con inquadramento D (come gli infermieri professionali laureati) di 96 “assistenti spirituali” per una spesa prevedibile di circa 2 milioni di euro.

Segno evidente che la campagna che sta montando con oltre 350 firme in 2 giorni solo su questo mio blog comincia a far discutere nella società veneta.

I Vescovi sostengono che non vi sarebbe aggravio di spese perché tutti questi preti già ora sarebbero pagati dalle Usl venete con varie forme di contratti precari e a progetto o in convenzione.

E qui è doverosa una riflessioni amara perché continuo ad essere convinto che almeno il conforto dei malati dovrebbe essere un atto di carità cristiana ed un precetto evangelico e non una professione retribuita con soldi pubblici e che in Italia già con il generoso e puntuale gettito dell’8 per mille (che arriva anche da chi non lo sceglie) è garantito il sostentamento del clero.

Inoltre il protocollo inserendo in pianta organica questi sacerdoti dichiara che «gli assistenti religiosi forniranno anche il loro contributo in materia di etica e di umanizzazione nella formazione del personale e parteciperanno ai comitati etici». I comitati etici sono chiamati a verificare, tra le altre cose, i protocolli di ricerca e le procedure per il consenso informato del paziente riguardo le terapie proposte.

Ma la questione qui è un’altra.

Perché non è vero che un prete assunto a tempo indeterminato (con tanto di progressioni orizzontali, diritto alla mensa ed alloggio gratuito) con inquadramento D costerà alle Usl come uno assunto con contratto precario o in convenzione.

Perché se così fosse allora anche tutti gli altri 500 precari della sanità veneta potrebbero essere assunti a tempo indeterminato.

Il problema è il blocco delle assunzioni che riempie gli ospedali di cooperative ed interinali sottopagati e sfruttati, che allunga le liste di attesa per la mancanza di tecnici e infermieri.

Un precario non costa come un lavoratore a tempo indeterminato e non ne ha gli stessi diritti e sicurezze.

È che forse questi precari, come i tanti giovani precari nel mondo del lavoro veneto pubblico e privato non hanno santi in paradiso come quelli degli assistenti spirituali negli ospedali, o meglio, ne hanno uno solo: è San Precario ma non fa miracoli.

E’ per questo che visti i tempi di crisi economica, di tagli in bilancio, di precarietà diffusa forse un segno importante potrebbe venire proprio da questi Vescovi.

Potrebbero rinunciare a questa stabilizzazione, ridurre le loro pretese, affidarsi al volontariato e liberare così risorse per assumere medici, tecnici ed infermieri nei nostri ospedali.

NUOVI TAGLI DEL GOVERNO ALLA COOPERAZIONE

da www.carta.org

L’Italia stanzia attualmente per l’APS (Aiuto pubblico allo sviluppo) intorno allo 0,11% del PIL percentuale che, con l’attuale proposta di Finanziaria, sarebbe ulteriormente decurtata nel corso del prossimo biennio di finanziamenti.
Se non si opera urgentemente per ripristinare il fondo destinato agli aiuti, riportandolo almeno a 500 milioni di Euro, l’Italia scomparirà dal gruppo dai Paesi donatori, con gravissime conseguenze politiche oltre che umanitarie. E’ la denuncia di Link 2007*, coordinamento di Organizzazioni non governative italiane, che ha scritto al Ministro Franco Frattini, al Ministro Giulio Tremonti, ai Presidenti della Camera Fini e del Senato Schifani insieme ai rappresentanti dei Gruppi parlamentari per chiedere loro di affrontare la gravissima situazione in cui versa il fondo per gli aiuti della cooperazione italiana.
“Le nostre Ong – scrive Link2007 – impegnate quotidianamente nella lotta alla poverta, nella tutela dei diritti umani, nella cooperazione sanitaria, dell’educazione e nella tutela ambientale, al fianco di decine di partner locali, istituzionali e privati, stanno seriamente rischiando la paralisi per assenza di fondi, non essendo più in grado di garantire la programmazione di progetti gia in corso e – teoricamente – cofinanziati con il contributo della Cooperazione Italiana”.
Le organizzazioni chiedono al Governo e al Parlamento di esprimere la volontà politica di non confinare l’Italia, nel contesto mondiale, in un ruolo marginale.
“Nelle centinaia di progetti fin ad oggi realizzati, per molti di noi nel corso di oltre 40 anni d’impegno a fianco dei più poveri, abbiamo – dice ancora il coordinamento – sempre portato con orgoglio la cooperazione non governativa italiana, certi che fosse la testimonianza di un modo di operare fatto di motivazione, competenza e disponibilita a misurarsi con i molti problemi del sottosviluppo. Ogni giorno le nostre associazioni, al pari di molte altre italiane, lo testimoniano con coraggio e dedizione in tutti Paesi del mondo, dove siamo direttamente presenti e operativi, nonostante i difficili contesti”.

AVSI, CESVI, CISP, COOPI, COSV, MEDICI CON L’AFRICA CUAMM, GVC, ICU, INTERSOS, LVIA

mercoledì 2 dicembre 2009

A.A.A. CHIESA VENDESI

(Da Repubblica 2.12.09)
A.A.A. Chiesa vendesi.
Se il Vaticano vuole vendere le chiese senza fedeli


di Giancarlo Zizola

Le ragnatele rivestono di strati ancestrali il confessionale dell´Inquisizione da dove pende la stola un tempo violacea dell´ultimo confessore: la chiesa di san Michele sulla rocca di Guardia Piemontese, nella Calabria tirrenica, potrebbe essere inclusa nel catasto delle chiese in vendita o da rottamare annunciato dal ministro della cultura della Santa Sede, l´arcivescovo Gianfranco Ravasi. Corrisponde infatti alle condizioni tassative enunciate per la selezione degli edifici di culto da avviare al mercato o alla demolizione fra le oltre centomila chiese o cappelle sparse lungo la penisola: mancanza di fedeli, scarso o nullo valore artistico o per la memoria, onerosità della manutenzione, sproporzione ingiustificata tra valore in gioco e costi dell´eventuale restauro, sui bilanci delle diocesi. In sostanza, al catasto cimiteriale delle chiese sarebbero condannati unicamente i pesi morti, le chiese già defunte. «Un mucchio di mattoni privi di carisma, spesso già sconsacrate» dice Giuliano Della Pergola, per anni docente di sociologia urbana al Politecnico di Milano.

Cappelle, ex monasteri e canoniche di campagna. Viaggio tra gli edifici sacri abbandonati che il Vaticano vuol mettere all´asta

Le ragnatele rivestono di strati ancestrali il confessionale dell´Inquisizione da dove pende la stola un tempo violacea dell´ultimo confessore: la chiesa di san Michele sulla rocca di Guardia Piemontese, nella Calabria tirrenica, potrebbe essere inclusa nel catasto delle chiese in vendita o da rottamare annunciato dal ministro della cultura della Santa Sede, l´arcivescovo Gianfranco Ravasi. Corrisponde infatti alle condizioni tassative enunciate per la selezione degli edifici di culto da avviare al mercato o alla demolizione fra le oltre centomila chiese o cappelle sparse lungo la penisola: mancanza di fedeli, scarso o nullo valore artistico o per la memoria, onerosità della manutenzione, sproporzione ingiustificata tra valore in gioco e costi dell´eventuale restauro, sui bilanci delle diocesi. In sostanza, al catasto cimiteriale delle chiese sarebbero condannati unicamente i pesi morti, le chiese già defunte. «Un mucchio di mattoni privi di carisma, spesso già sconsacrate» dice Giuliano Della Pergola, per anni docente di sociologia urbana al Politecnico di Milano. «Strutture chiuse da tempo, inevase per difetto di partecipazione. Quasi mai hanno un valore artistico o urbano tale da giustificarne il ripristino. Non sono più un punto di riferimento, nemmeno per la comunità civile. Per cui l´alternativa che si pone è fra il loro abbattimento puro e semplice o il riuso civile, che non esclude funzioni spirituali, culturali e sociali».
Il caso di Guardia Piemontese potrebbe fare testo nel dibattito subito esploso dopo le dichiarazioni di Ravasi, specie per le spade roteanti dei guardiani leghisti della conservazione a ogni prezzo dell´antiquariato sacro per scongiurare eventuali aborriti meticciati religiosi con l´Islam. Ignorano forse che il Dio dell´Islam è lo stesso Dio dei cristiani e degli ebrei e dichiarano di preferire un night club ad una moschea in una ipotetica ex chiesa cattolica sconsacrata.
Che sia uno spazio in sfacelo, lo provano gli stucchi caduti dalla volta sul pavimento, i finestroni sbrecciati, le tre dita di polverume sull´altar maggiore. Un tempo erano le anziane del villaggio che si prendevano cura della chiesa, scendendo in processione nei loro costumi occitani a cantare il rosario e a confidare le loro pene alla statua della Vergine Addolorata. «Qui il prete non ci viene, il prete siamo noi» dicevano, riabilitando uno dei tratti laicali della riforma valdese in Calabria. Ma ora che la somma di secolarizzazione ed emigrazione ha dissolto la piccola comunità spontanea di cristiani di quel paese del sud in vista del Tirreno anche per quella chiesa è suonata la campana a morto.
Tuttavia perfino con la loro rovina queste mura potrebbero rivendicare un senso: testimoniare la ferocia con cui le truppe dell´Inquisizione massacrarono nel 1561 i contadini venuti con la loro eresia dalle valli piemontesi. La chiesa fu eretta subito dopo per imporre "l´unica vera fede". L´immenso convento dei domenicani là vicino è anch´esso in decomposizione. La strage fu tale che la Porta del paese si chiama "Porta del Sangue". Questa funzione vivente della memoria potrebbe dunque essere ritenuta sufficiente, secondo gli standard stabiliti dalla Commissione vaticana per la conservazione dei Beni Ecclesiastici, a preservare dallo sterminio la chiesa domenicana dell´Inquisizione in Calabria. Decisione che implicherebbe interventi di recupero, ripensamenti di funzioni museali-didattiche, programmazioni culturali, con costi difficilmente compensati dai flussi turistici in calo o dalle passioni ecumeniche raffreddate. Ma se aveva ragione Padre Davide Maria Turoldo a ricordare che sui frontoni di molte chiese cristiane la parola "Dio" è scritta col sangue e le guerre, quale chiesa non avrebbe valore storico sufficiente a salvarla dalla demolizione o dal mercato? Alcuni temono che a prevalere potrebbe essere l´interesse delle alte sfere ecclesiastiche a destituire un passato violento con un cambio negazionista della destinazione d´uso dei luoghi di culto per rimuovere le stragi, prima ancora di averne fatto mea culpa.
Questa storia di chiese inutili serve troppo da allegoria per la crisi del cattolicesimo istituito, come la cattedrale a cielo aperto di Andrej Tarkovskij in Nostalghia. Di fatto, dichiara formalmente che la Chiesa di Ratzinger rinuncia all´ipotesi di un recupero del terreno perduto, nella prospettiva di un cristianesimo di massa o di una "società cristiana". Calo della pratica religiosa, indebolimento istituzionale, travolgenti fattori di trasformazione dei vissuti collettivi hanno tagliato fuori per sempre alcune postazioni sacre, come vecchie stazioni ferroviarie su binari morti. La secolarizzazione si è abbattuta sul cattolicesimo e sul suo spazio sacro senza la furia distruttiva delle armate di Oliver Cromwell sulle abbazie irlandesi o gli incendi giacobini appiccati alle pievi cattoliche durante la Rivoluzione Francese. Ma la devastazione a dosi omeopatiche, consumistica, è stata non meno micidiale, e l´alleanza tra Chiesa e Mercato, contro cui Pier Paolo Pasolini aveva predicato nel deserto, presenta ora il conto: non solo il catasto delle chiese da vendere o rottamare, ma anzitutto la "chiesa superflua" analizzata da Heinrich Frics. «Ovunque la Chiesa è per i più qualcosa di cui si può fare a meno per la significatività del vissuto quotidiano» ha scritto il teologo tedesco, «L´erosione del legame attacca soprattutto la Chiesa istituzionale, col risultato che la fede diventa volatile e la Chiesa perde di riconoscimento sociale».
S´incontrano tuttavia dei vescovi che rifiutano di rovesciare qualsiasi responsabilità sul capro espiatorio della modernità o del laicismo. Claude Dagens, vescovo di Angouleme, chiama in causa la scarsa attuazione del modello di "Chiesa comunità" proposta dal Concilio Vaticano II e chiede di puntare sul "rifacimento interiore" della Chiesa, su una riorganizzazione istituzionale in cui la Chiesa faccia leva sui piccoli gruppi di preti e laici. Se la Chiesa ha continuato a farsi identificare con gerarchia e clero, era fatale che, venendo meno il clero in modo massiccio, non si trovassero preti sufficienti a gestire tutte le parrocchie. L´abbandono di alcuni campanili era il risultato matematico di un errore strategico. E´ il clericalismo che si morde la coda. Per deficit di partecipazione e di ruolo dei laici, le chiese sono state caricate quasi unicamente sulle spalle dei preti. Venendo meno i preti le chiese devono essere abbandonate al nulla. Il sacramento viene abbandonato e allora, piuttosto che lasciarlo nel deserto di una chiesa vuota, è preferibile trasferirlo ove ci sia il calore di una comunità.
In Francia sono corsi per primi ai ripari, sperimentando le assemblee domenicali senza prete. Il Vaticano si è affrettato a stroncarle rifiutando loro il diritto di consacrare l´eucarestia, di accettare che persone designate dalle comunità potessero assumere delle responsabilità direttive nella comunità.
Questa diaspora di chiese di pietra non è tuttavia così apocalittica o anomala come potrebbe sembrare a prima vista. Per alcuni indica che la Chiesa ammette di non poter più a lungo restare avvinghiata a una forma di vita istituzionale, la parrocchia residenziale, che data dall´era preindustriale, e di dover cercare di inculturarsi in forme istituzionali più flessibili e differenziate, provvisorie, accanto a quelle classiche nel territorio.
Della Pergola assicura che non si tratta che di "un´operazione di buon senso", che non è il caso di drammatizzare dando corpo ai fantasmi del passato. «Questa transizione dell´identità – dice – è una prerogativa specifica dell´identità fluida del cristianesimo in ogni secolo e ha accompagnato continuamente la storia degli edifici di culto, a Palermo ci sono sinagoghe divenute prima chiese cristiane, poi moschee, in Spagna a Cordova questi cambi di identità sono comuni. Il cristianesimo si è installato con l´assimilazione di sinagoghe prima e da templi pagani poi, divenuti chiese cattoliche».
In accordo con l´urbanista, anche l´arcivescovo Loris F. Capovilla che richiama l´invito di Papa Roncalli, quando era nunzio in Turchia, davanti alla scomparsa delle chiese antiche, numerose "come le stelle del cielo" nella terra dei primi Concili Ecumenici: «Non importa nulla. Venerare i luoghi anche se devastati, le memorie monumentali anche se rovine, ma non attaccarci a tutto ciò. Il regno di Gesù non è subordinato a ciò che nella stessa religione vera c´è di materiale, di esterno, di transitorio». «La dismissione di chiese» osserva l´ex segretario di Roncalli – «è una storia che data almeno dal dopoguerra. A Napoli come a Venezia ci sono chiese storiche trasformate in scuole o banche, uno dei licei scientifici di Venezia è il Santa Giustina, che ha sede nella omonima ex chiesa. Si conserva la facciata ma si cambia l´interno e la destinazione». Prima di disfarsi delle chiese spente, Capovilla sarebbe per l´affidamento a Confraternite laicali o a piccole comunità monastiche, come a Bose. In ogni caso egli raccomanda che le dismissioni siano accompagnate da strumenti giuridici che assicurino la destinazione pertinente dell´ex edificio sacro, vietandone utilizzi impropri. Nessuna preclusione all´uso dell´edificio di culto per riunioni di preghiera di altre religioni. Oppure per conferenze, dibattiti, esposizioni, concerti, per la bellezza, perché «si dovrebbe ricordare che ove è bellezza e verità, giustizia e bontà, ivi è Dio».

FINI SPIAZZA

Travaglio sul Fatto Quotidiano dice di aver quasi paura di un Fini così intelligente che potrebbe creare non solo l'alternativa ad un Berlusconi in declino ma alla stessa opposizione mediocre.
Fini fa un discorso di vera e propria interculturalità. Non rinnega le sue idee, ma tratta con pari dignità le idee altrui, non escludendo un arricchimento reciproco.
Alcuni si chiedono cosa ci sia sotto il suo "cambiamento" di vedute, in ogni caso cambiare in meglio è sempre una cosa positiva!

OBAMA DELUDE

Forse per qualcuno non è una novità, comunque per l'opinione mondiale la scelta di Obama di aumentare notevolmente le truppe in Afganistan, non risponde alla volontà degli elettori che lo hanno eletto nè al significato di un premio nobel per la pace appena ricevuto. Che tipo di mediazione è usare le armi e i militari?
Dall'Italia, alleata degli USA, partiranno 1500 soldati. Se qualcuno poi verrà ucciso, non piangiamo troppo!

Segue un articolo tratto dal quotidiano Carta.

No strategy
Enzo Mangini
[2 Dicembre 2009]

Come sempre, il governo italiano dimostra di non avere alcuna capacità di pensiero autonomo in fatto di politica estera. Né, per quello che vale, alcun senso del mondo. Solo due giorni fa un viceministro, Roberto Castelli, diceva di essere favorevole a mettere la croce nel tricolore. E ieri il ministro dell’interno Roberto Maroni ha detto di sostenere un referendum sulle moschee. Il ministro della difesa Ignazio La Russa, invece, ha spiegato di essere contro la società multiculturale. Eppure oggi, come se niente fosse, lo stesso governo annuncia l’invio di nuove truppe in Afghanistan. Saranno 1500 o forse 1700 soldati. I numeri sono un po’ casuali, visto che la capacità operativa delle forze armate italiane è già abbastanza stressata, tra missioni all’estero e missioni interne, come la guardia alle discariche in Campania e le pattuglie nelle città. I soldati da mettere al servizio della Nato servono più che altro a Berlusconi per accreditarsi come alleato affidabile anche dell’amministrazione Obama, alle prese con la peggior rogna ereditata da Bush. Al contrario di quanto avviene negli Usa e in Gran Bretagna [per inciso, Londra prevede di mandare solo 500 soldati in più] l’Afghanistan è completamente assente dal dibattito politico italiano. Per colpa del governo, che ha in Franco Frattini il ministro degli esteri più evanescente degli ultimi quindici anni e per demerito dell’opposizione parlamentare, almeno altrettanto a corto di idee. Nel dubbio, si prosegue sulla stessa rotta: retorica sulla «democrazia» e la lotta al «terrorismo». Sempre buona per evitare i problemi e fare bella figura al ritorno da Kabul del prossimo feretro avvolto nel tricolore. Senza croce.

martedì 1 dicembre 2009

NO B. DAY? SI', MA...

(Comunicato dell'associazione Macondo, alla quale faccio parte)


Aderiamo a questa iniziativa, anche se ci sta un poco stretta.Ciò che ci spinge guardarla con attenzione non è tanto la richiesta delle dimissioni del premier (anche se lo consideriamo uno dei responsabili dello sfascio del tessuto sociale del paese), ma perché parte dalla Rete, ovvero dalla gente comune, da coloro che non vogliono rimanere a guardare la morte della politica.

Ci sta stretta perché con le dimissioni di questo premier (il più votato dagli elettori che sono andati ai seggi, questo non significa che ha la maggioranza del Paese dalla sua parte, come non ce l’ha chiunque vinca con un 25% di popolazione che non va a votare) non termina l’inesorabile cammino verso lo sfascio sociale del Paese.

Ciò che ci indigna è il basso livello a cui questo premier, fido alleato della Lega, ha portato il livello politico. Ha snaturato la politica, trasformandola da luogo delle scelte condivise, a gestione individualista di interessi.

Ciò che ci spaventa è il disorientamento in cui ci troviamo. Chiudono i luoghi di lavoro e i lavoratori cercano la mera attenzione mediatica, salendo su torri o chiedendo a Gabibbi e piazzisti di pubblicità di fare qualcosa.

Porto solo come esempio i lavoratori della Yamaha che chiedono a Valentino Rossi di farsi portatore delle loro istanze. Ma Valentino si gode i soldi e conduce la sua vita da viziato, non gliene può fregare di meno delle loro istanze.

Purtroppo c’è lo smarrimento. L’economia, o meglio l’arricchimento a qualsiasi costo, ha preso il sopravvento sulla politica, sulle regole, non si sa più come giocare. Non ci sono più le regole della convivenza. Tutto è saltato e difronte allo spaesamento della gente questi politici (ma ci metto dentro anche i grandi dell’economia), gestori del Potere, sanno solo offrire la paura, ha nno di fatto tolto il futuro dai nostri orizzonti, accusando i miserabili che arrivano da lontano su barconi malandati di essere i responsabili di ogni male o rispolverano vecchie sigle terroristiche.

E chi ancora vuole dire no a tutto questo non sa fare altro che confezionare risposte, come quella del ‘No B. day’, o, peggio, fondano partiti e movimenti.

Tutti sanno che cosa fare, sembra che siamo rimasti in pochi in questo sfascio generale a dire che ciò che ci manca non sono le risposte, ma le domande.

Ricominciamo a parlare, dobbiamo costruire un vocabolario di contenuti che ci hanno derubato. Non rimpiangiamo quello che ci è stato tolto, impegnamoci a costruire il nuovo, assieme, rispettandoci, discutendo e condividendo. Una volta questo lo chiamavano politica.

ASSOCIAZIONE MACONDO O.n.l.u.s.
per l'incontro e la comunicazione tra i popoli
via Romanelle 123
36020 Pove del Grappa (Vicenza)
tel.:0424808407
e-mail: posta@macondo.it
sito: http://www.macondo.it

lunedì 30 novembre 2009

SENZA PAROLE

ERRI DE LUCA


Come ha giustamente detto Erri de Luca domenica sera a "Che tempo che fa": "suggerisco a chi ha autorizzato lo sgombero del campo nomadi di Via Rubattino a Milano di andare a sgomberare il presepe a casa propria".
Chi vuole il presepe, rappresentazione sacra di una famiglia di profughi, nelle scuole, nelle case, negli uffici del comune... poi fa la guerra contro gli stranieri. Dalla religiosità alla fede: è questo il cammino di un discepolo di gesù di Nazaret.

AMAREZZA DEI PROTESTANTI IN SVIZZERA

Amarezza dei protestanti svizzeri per l'esito della votazione sui minareti

di Agenzia NEV del 30-11-2009

“Un attacco alle libertà fondamentali dell'essere umano”


Roma, 30 novembre 2009 (NEV/CS87) - Amarezza dei protestanti svizzeri per l'esito della votazione popolare sul divieto di costruire minareti. Ieri il 57% dei votanti elvetici ha detto “sì” all'iniziativa proposta dall'estrema destra svizzera: un vero e proprio “attacco alle libertà fondamentali”, si legge in una nota diffusa dalla Federazione delle chiese evangeliche svizzere (FCES), che nei mesi precedenti alla votazione, anche attraverso campagne di informazione, si era schierata contro l'iniziativa anti-minareti.

Per il pastore Thomas Wipf, presidente della FCES, si tratta di un risultato che mette a repentaglio la coesione sociale: ”Il divieto di costruire minareti non risolve nessun problema, ma ne crea di nuovi”. Deplorando l’esito della votazione, il pastore Wipf ha aggiunto: “E' inammissibile che delle minoranze religiose del nostro paese debbano ora attendersi di avere un trattamento diseguale rispetto ad altre espressioni religiose”. Al contrario, prerequisito fondamentale per il dialogo e per l'integrazione sarebbe il rispetto reciproco, ha affermato Wipf, evidentemente non più garantito. Wipf ha anche ricordato come il diritto di professare liberamente la propria fede sia un diritto universale dell'essere umano.

Le chiese evangeliche svizzere hanno dichiarato con forza di voler rinnovare il loro impegno a favore della convivenza pacifica tra culture e religioni: “È importante che esse mostrino concretamente che una coesistenza pacifica è possibile”, si legge nella nota della FCES,

Forte preoccupazione per l'esito del voto è stato espresso anche dal Consiglio svizzero delle religioni e dalla Conferenza episcopale svizzera.

RITORNI LA NOTTE

Ritorni la Notte



Ritorni la notte
la notte fonda
la notte egizia
quando tutti erano
immobili pietre
e nessuno scorgeva nessuno:
solo Iddio vegliava nella Notte
con occhi di gufo.


E più ancora ritorni
la Notte scesa nel pieno giorno
avanti il terribile grido
quando si ruppe il velo del Tempio
e i morti, in bagliori azzurri,
uscirono dai sepolcri.


Notte: confine e porta
su altra vita.
Di notte è stata creata ogni cosa,
nella oscurità del solco
fermenta e germina lo stelo,
pur se la spiga maturerà - o morirà -
nel sole: e quando
poi compare la luna…
«fu sera e fu mattino, sesto giorno»,
giorno per Iddio è la Notte.


David Maria Turoldo