sabato 8 maggio 2010

Un messia diverso

Il gruppo biblico "Vangelo e yoga" si incontra attorno al capitolo 17 di Matteo e alla vita di ciascuno.

Quando si legge il vangelo, è difficile accettare di non capire, di manifestare un senso di abitudine nei confronti della "solita" versione, e attualizzare episodi surreali come la trasfigurazione. Ma è molto bello (non è vero che crea confusione e insicurezza) accogliere la novità del vangelo attraverso le risonanze di ciascuno, parole dette e non dette. Accogliere la stanchezza dopo una giornata di lavoro, i ragionamenti astratti che chiedono una stretta di mano e un abbraccio per essere completi, la fatica di credere in un cammino quotidiano, semplice, costante, piuttosto che in un'esperienza idilliaca ma isolata, troppo emozionante da farci perdere il contatto con la realtà.

Mettiamoci nei panni dell'autore di questo testo: da una parte vuole presentare Gesù come messia, dall'altra però come un messia diverso da quello profetato nell'AT. Ci è riuscito? Non capita anche a noi di voler evidenziare l'umanità di Gesù senza nulla togliere al valore divino del suo messaggio? Non siamo mica eretici!


Prima di parlare, ascolta!
Gesù si trasfigura davanti agli occhi di un Pietro testardo e dei "figli del tuono" Giacomo e Giovanni. Si svela nella sua vera identità, si mostra per quello che realmente è, aldilà delle apparenze, delle aspettative, dei giudizi della mentalità dominante. Non è la reincarnazione di Mosè o di Elia, nè la manifestazione dell'ideologia farisaica, nè l'evento stratosferico.
Per capire chi è Gesù occorre semplicemente lasciarlo parlare e ascoltarlo.
La nube, segno della presenza di Dio, invita all'ascolto di Gesù. Noi possiamo conoscere Gesù attraverso la lettura meditata dei vangeli,lo studio biblico capace di confrontarsi con diverse interpretazioni, l'ascolto dello Spirito e della Storia. Gesù è "Figlio di Dio" cioè simile a Dio, colui che ci mostra un volto di Dio più veritiero possibile, un Dio cioè che "esalta gli umili e abbassa i superbi", che non usa violenza nè si impone, che rende le persone libere, che chiama "figli" coloro che si affidano a Lui.
Mi è così scandaloso un Gesù così?
Ma l'episodio della trasfigurazione va addirittura oltre lo stesso Gesù e riguarda ciascuno: per andare aldilà dell'apparenza ed arrivare alla sostanza, occorre prima di tutto ascoltare se stessi, gli altri, i fatti. Davvero semplice!

Come gestire i conflitti
Ogni guarigione per Gesù non è mai fine a se stessa, ma è il linguaggio letterario usato dall'evangelista per trasmettere un messaggio importante. Il ragazzo epilettico, che passa dal fuoco all'acqua, o semplicemente lunatico, rappresenta ogni persona ma anche ogni comunità schizofrenica. Probabilmente la comunità di Matteo viveva una situazione di divisione al suo interno, di confusione, per il fatto di passare continuamente da Mosè a Gesù, come un'altalena. Come si fa ad essere ebrei cristiani? Panico...
Ma la questione centrale di questo episodio sembra essere l'incapacità dei discepoli nel gestire i conflitti. Per quale ragione? Per poca fiducia-fede in se stessi, ma anche per le aspettative troppo alte in un messia onnipotente.
Il contrario della fede non è l'ateismo, ma la paura. Chi riconosce le proprie paure è già a metà strada. Le nostre paure: "paura di non essere all'altezza, paura di allontanarsi da Dio, paura di perdere il contatto, paura del giudizio degli altri, paura che il cuore si arresti, paura di non farcela, ecc..."

Figli e non sudditi
Aldilà della storicità improbabile dell'episodio (Gesù si trova a Cafarnao e a Cafarnao non esistevano punti per la riscossione del didramma, la tassa per il Tempio di Gerusalemme) il senso è molto profondo. Gesù ci presenta un Dio nei confronti del quale ci dobbiamo sentire figli e non sudditi. In una società dominata da Stato (occupazione romana) e Tempio (occupazione casta sacerdotale), l'appartenenza al Regno di Dio si fonda su criteri radicalmente diversi. Il senso di appartenenza non si basa su denaro, tasse, timbri (crocifissi, messe, sacramenti, apparizioni, ...) ma su uno stile di vita improntato sul messaggio di Gesù.

Certo anche i sensi hanno bisogno di essere stimolati, gli occhi hanno bisogno di guardare, ma l'immagine è solo uno strumento per portare la nostra attenzione molto più in là, come il pane dovrebbe portarci alla condivisione fraterna e non all'adorazione del pane in sè dentro un ostensorio!

venerdì 7 maggio 2010

Annuncio ufficiale festa Nguon 2010


Una festa per ripensare alle proprie radici

Ecco l'annuncio ufficiale della festa tradizionale 2010 del popolo Bamoun a Foumban (ovest Camerun) (versione in francese). Durante il prossimo viaggio in Camerun previsto per dicembre, parteciperemo a questa importante festa, che ha reso il villaggio di Foumban la "capitale turistica e culturale per eccellenza".

Il tema della festa sarà: "Il popolo Bamoun pensa alle proprie radici per un avvenire sereno."

10-11-12 dicembre 2010: tre giorni intensi, tra danze, musica, arte, incontri...

Il prossimo incontro di preparazione al viaggio è previsto per domenica 30 maggio alle ore 19, presso la ZIP, via IV Strada 7, zona industriale di Padova.

(nella foto il palazzo reale del sultano di Foumban)

giovedì 6 maggio 2010

L'altro islam tenuto nascosto

Tonio Dell'Olio, in questo breve articolo "Velo sì velo no", ribadisce il fatto che il pensiero di un islam moderato, aperto al dialogo, rispettoso... non viene mai evidenziato dalla stampa italiana. Perchè?

Velo sì velo no

Ucoii sta per Unione delle comunità islamiche in Italia. Spesso questa organizzazione viene dipinta dai media come integralista, fondamentalista ed estremista. Ne conosco personalmente il presidente Izzedin Elzir, imam della moschea di Firenze, e molte volte ho avuto modo di partecipare a iniziative che vedevano anche la presenza di esponenti dell’Ucoii. Non ho mai ricevuto l’impressione di un’organizzazione chiusa al dialogo e ferma nelle proprie “verità” incrollabili, né contraria all’integrazione autentica e rispettosa. In un’intervista apparsa ieri su Repubblica, il presidente dell’Ucoii dice con molta chiarezza che per quanto riguarda il velo integrale (burqa) che non lascia vedere il volto, è semplicemente da eliminare perché va contro una specifica legge italiana del 1975. “Non si sente il bisogno – dice – di nuovi interventi ad hoc”. Concretamente, la più importante organizzazione islamica in Italia dice che, tra un legittimo comportamento raccomandato dal Corano e una legge del Paese in cui si vive, bisogna rispettare quest’ultima. Sono convinto che se Izzedin avesse sostenuto il contrario, oggi le pagine di tutti i giornali sarebbero state inondate di polemiche (e non solo). Qualcuno mi dia una spiegazione del silenzio tombale di oggi dei quotidiani scritti o parlati. Per me la notizia c’è!

mercoledì 5 maggio 2010

Le amare delusioni

... che derivano spesso da falsate aspettative

Per vari motivi i miti, prima o poi cadono. I leader politici si dimettono. I fondatori di congregazioni, come padre Marcial Maciel dei Legionari di Cristo, prima vengono avviati per la causa di beatificazione e poi condannati a causa di gravi delitti. Padre Marcel, colpevole di abusi sessuali su minori e di una doppia vita, con almeno due mogli e tre figli, è stato condannato dal papa per i suoi "gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti". Che ne sarà dunque della congregazione da lui fondata, presente in tutto il mondo? Quando un presunto santo cade dal piedistallo della sua santità, o un leader carismatico viene scoperto mentre tradisce i valori che egli stesso proclama, che ne sarà dei loro seguaci e sostenitori?
Come gestire la delusione e prevenire inutili sorprese?
Conviene a tutti cristiani rifarsi direttamente e semplicemente al messaggio di Gesù.
Conviene a tutti non idealizzare, non dipendere, non costruire la propria vita sulle fondamenta di personaggi mitizzati, ma sulla propria coscienza e sul rapporto reale e quotidiano con le persone che amiamo.

Come gettar benzina su un fuoco già acceso!

Il sindaco di Castel Volturno incita alla violenza contro gli immigrati

Situazioni del genere si stanno espandendo a macchia d'olio. Il primo cittadino di un altro comune nel casertano si esprime come un militare pronto alla rivolta. La mediazione, il confronto, lo sviluppo umano e culturale del territorio, l'integrazione, sembrano, per molti sindaci in Italia, le nuove eresie da combattere.
Ecco le sue testuali parole: «Siamo pronti a trasformare Castel Volturno in una nuova Rosarno — ha detto il sindaco— perché siamo letteralmente invasi da immigrati. Rivolgo un appello al ministro Maroni, verso il quale va tutta la mia stima per la lotta alla camorra che sta attuando, affinchè ci aiuti a liberare la nostra città dai clandestini che spesso si trasformano in spacciatori e delinquenti. Se non ci sarà un intervento rapido, sarò costretto a capeggiare una rivolta per ridare dignità alla nostra terra».
La risposta dei Comboniani di Castel Volturno e di alcune associazioni attive sul territorio arriva come un forte invito alla convivenza pacifica.

Caro Sindaco,
non ha cominciato nella migliore delle maniere il suo terzo mandato come primo cittadino.
Incitare la popolazione ad una rivolta stile Rosarno non è proprio un buon modo. Non è parlando alla pancia della gente che si possono risolvere i problemi di questo territorio.
Le sue affermazioni ci spaventano. Lei in questo modo si sta assumendo tutta la responsabilità di gettare benzina su un fuoco già acceso, perché chiamare alla rivolta una popolazione Italiana già esasperata e sofferente, è solamente un atto irresponsabile. Lo hanno capito anche i vertici del suo partito che hanno subito preso le distanze dalle sue allarmanti dichiarazioni.
(continua)

lunedì 3 maggio 2010

L'omosessualità fa paura?

Dall'ascolto alle scelte personali e sociali

"L'omosessualità fa paura?": è una domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi, cercando le motivazioni profonde, i preconcetti , i condizionamenti che ci portano ad assumere atteggiamenti immotivati di rifiuto di fronte ad una realtà insita nell'essere umano.
Il gruppo Emmanuele – persone omosessuali credenti di Padova, propone per il 7 maggio 2010 presso il Centro Universitario di Via Zabarella, 82, a Padova, un convegno dal titolo «L'omosessualità fa paura? Dall'ascolto alle scelte personali e sociali». Don Andrea Gallo – presbitero della diocesi di Genova – e Tatiana Motterle – del Dipartimento di Sociologia dell'Università di Padova – ci aiutano a capire quali sono le motivazioni radicate nella società e in ognuno di noi, che generano incomprensione, rifiuto, derisione, fino a giungere all'omofobia, fornendo materia per un confronto più vivo tra religione e scienze sociali e l'opportunità di uno scambio reciproco e proficuo.

Il Gruppo Emmanuele, persone omosessuali credenti – Padova, organizza a Padova un convegno su «L'omosessualità fa paura? Dall'ascolto alle scelte personali e sociali» Intervengono:
- don Andrea Gallo

presbitero della diocesi di Genova

- Tatiana Motterle

Dipartimento di Sociologia dell'Università di Padova.



Venerdì 7 maggio 2010, ore 20.45, presso il Centro Universitario

Via Zabarella, 82 - Padova


per maggiori informazioni:

338 2990976

gruppo_emmanuele@hotmail.com

Il bene che viene da dentro

I piedi che fanno camminare la storia

(Tratto dalla lettera di Giuseppe Stoppiglia, in occasione della festa nazionale di Macondo)

[...]La nostra battaglia per il bene inizia proprio dalla lotta contro l’indifferenza al male, inizia dal sapersi indignare davanti al male. Per fare questo preferiamo partire dall’incontro con le persone, puntare sull’amicizia, un’amicizia vera, autentica e non imitazione. Vogliamo ascoltare narrazioni di storie di vita, luoghi dove si celebra la gratuità e l’accoglienza.
Dio si manifesta, non si conquista. Dio si concede, non si possiede. C’è un momento di estrema umiltà dell’essere umano ed è quando si arrende a Dio, stendendo le proprie mani. Dio non può essere dimostrato con argomenti chiari alla ragione, ma è conosciuto nell’esperienza di amare gratuitamente. Se qualche volta possiamo fare questo, se qualcuno lo fa a noi, è perché Dio c’è e vive in noi. Dio è colui che ama senza chiedere di essere amato. Dio non sa cosa farsene della religione, utile soltanto ai “sacerdoti”, quelli che vendono il “sacro”, in tutte le culture. Dio non chiede di essere religiosi, ma di essere buoni, soprattutto con chi ha maggiore bisogno di bontà, perché è poco buono.
Non si fa il bene per avere bene, ma perché è bene. È difficile, ma è possibile, senz’altro necessario.

venerdì 30 aprile 2010

Il male che viene da dentro



"Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo, sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo." (Vangelo di Matteo 7,15)

La maggior parte degli omicidi e delle violenze si compiono dentro le mura domestiche e nei luoghi di lavoro, non da estranei o da stranieri.

L'aggressività che sfoghiamo sugli altri nasce da un'insicurezza personale interiore.

I mali della società che il papa continuamente denuncia sono presenti radicalmente dentro la Chiesa stessa.

La crisi economica non è altro che la conseguenza e il risultato della logica che anima e predica l'economia moderna.

Partire da se stessi. Autocritica. Autostima. Umiltà.

Amore, tenerezza e compassione

Leonardo Boff, teologo latino-americano, critica il potere della Chiesa

[...]Perché la chiesa cattolica romana non fa un passo verso l’abolizione della legge del celibato? Perché è in contrasto con la sua struttura. E’ una istituzione totalitaria, autoritaria, patriarcale, fortemente gerarchica, uno degli ultimi bastioni del conservatorismo mondiale. Sovrasta una persona dalla sua nascita alla sua morte. Secondo un minimo di consapevolezza pubblica, il potere conferito al papa è pura tirannia. Il canone 331 è chiaro: si tratta di un potere “ordinario, supremo, pieno, immediato ed universale”. Se togliamo la parola “papa” e la sostituiamo con “Dio”, funziona lo stesso.
Per questo si usava dire: “Il papa è il dio minore sulla terra”, come hanno affermato anche molti canonisti. Una chiesa che mette il potere al suo centro, chiude porte e finestre all’amore, alla tenerezza e alla compassione. La persona celibe è funzionale a questo tipo di chiesa, poiché questa nega al celibe quello che esiste di più profondamente umano, amore, tenerezza, incontro affettivo con le persone, maggiormente favorito se i preti fossero sposati.[...]
(leggi tutto)

Lavoratori senza lavoro

tra piccole proteste e grandi prediche

Ieri mattina, alcuni operai disperati si sono trovati davanti all'ingresso dell'INPS di Padova, per reclamare il mancato pagamento della cassa integrazione. Le loro aziende sono fallite, e piano piano stanno fallendo anche loro. A qualcuno è stato annunciato lo sfratto, al altri tolto il gas o l'elettricità. Il fatto è che, da mesi, non stanno ricevendo alcun stipendio, nemmeno i soldi di cassa integrazione prevista dallo Stato.

La situazione è sempre più difficile, perchè stanno finendo le magre scorte messe da parte negli ultimi anni di lavoro.

Ecco i quattro punti sui quali il vescovo di Padova si è pronunciato in occasione del Primo Maggio.
"la crescente disuguaglianza di ricchezza che si sta manifestando nella nostra società e anche nel nostro territorio»; la voracità e velocità con cui spesso si cercano guadagni; la piaga dell’usura che rischia di aumentare le difficoltà delle persone; la questione delle aperture domenicali degli esercizi commerciali."

In queste circostanze le prediche non servono più, perchè chi ha fame non sa ascoltare. Il rischio d'impresa non può ricadere solamente sulle spalle degli operai, che ora, quando le cose vanno male, si sentono ripetere: Siamo una grande famiglia!
E quando il mercato andava bene, facevano sempre parte - con diritti e doveri - della grande famiglia dell'imprenditore soddisfatto?

A mente riporto quello che Norma Rangeri, giornalista del Manifesto, ha detto ieri sera ad Annozero. La questione cruciale, che nessuno affronta seriamente, è trovare un'alternativa all'attuale modello di economia, di sviluppo, di mercato, che sta causando fame e ingiustizie. Per ripresa non possiamo intendere un ritorno al passato felice, ma un cambiamento di sistema.

martedì 27 aprile 2010

Un grazie al "Centro Studi Biblici G. Vannucci"

Dopo i ripetuti attacchi (clicca qui) esprimo la mia solidarietà, la mia amicizia e stima, nei confronti di Alberto Maggi e del Centro Studi Biblici "G. Vannucci".

Non è facile, in tempo di Inquisizione post-moderna, trovare uomini e biblisti come Alberto Maggi che, appassionati del vangelo e amanti del bene delle persone, sappiano far conoscere e divulgare in modo semplice ma, con estrema competenza, la figura storica e il messaggio rivoluzionario di Gesù di Nazareth.

Non mi è stato raro assistere a scene del genere: dopo un commento di Alberto Maggi ad un passo evangelico, ho visto persone piangere di gioia, per il grande senso di liberazione che trasmette. Alberto non lega le persone a sè, fa semplicemente conoscere un Dio che vuole la felicità degli uomini e delle donne, un Gesù che vuole la liberazione da qualsiasi schiavitù. In un certo senso, Alberto e i suoi collaboratori del Centro, non fanno altro che esprimere bene a parole, quello che molti di noi sentono nel profondo del loro cuore. Già da molto tempo, da sempre direi. Ascoltando i suoi commenti, nati dall'incontro con altri biblisti, la confusione lascia spazio ad una chiarezza disarmante. In effetti è così, se ci pensiamo bene, se per un attimo tralasciamo i preconcetti o ci togliamo gli occhiali dell'interpretazione ufficiale.

Inoltre Alberto Maggi non è un violento. Ogni tanto fa battute e fa ridere, ma non accusa mai nessuno. Le conclusioni, che potrebbero certo disturbare qualcuno, le devono trarre gli ascoltatori. Tenta di far riflettere le persone, poi ognuno sarà libero di fare le proprie scelte. Estrapolare singole frasi da alcune sue conferenze e usarle contro di lui, non mi sembra un motivo valido per chiedere la sua scomunica.

Invito chi volesse, a scrivere una lettera o email (avulsi da qualsiasi polemica) in favore dell'attività del Centro Studi Biblici e di fra Alberto Maggi e fra Ricardo Perez Marquez, direttamente al vescovo di Macerata, di cui fornisco indirizzo:
Mons. Claudio Giuliodori
Vescovo di Macerata
P.zza S.V.M. Strambi, 3
62100 MACERATA
E-MAIL: segreteria@macerata.chiesacattolica.it

Gen.le Mons. Claudio Giuliodori,
vorrei comunicarLe la mia riconoscenza per l'opera svolta dal Centro Studi Biblici "G. Vannucci" e in particolare per la persona di p. Alberto Maggi.
Grazie ai suoi libri, alle sue conferenze, ho riscoperto il volto umano di Gesù e ho arricchito la mia fede in Dio, nonostante alcune esperienze ecclesiali negative.
La Chiesa, cioè tutti noi, deve sentirsi sempre in cammino e aperta alla novità dello Spirito di Dio.
Un saluto fraterno
d. Federico Bollettin

lunedì 26 aprile 2010

Svegliarsi al mattino e...come pregare?

Spesso sento la preoccupazione, mia e di molta gente, di non riuscire a pregare.

"Non dedico abbastanza tempo alla preghiera."
"Non riesco a pregare."
"Al mattino son di fretta, alla sera sono stanco."


Cosa significa pregare?
-Svegliarsi al mattino e recitare le famose preghiere imparate da bambino?
-Svegliarsi al mattino e stare un po' in silenzio?
-Svegliarsi al mattino e leggere una pagina del Vangelo o di un libro di spiritualità?
-Svegliarsi al mattino accogliendo il sorriso del proprio bambino, o donando un bacio alla persona amata?
-Svegliarsi al mattino e contemplare il paesaggio fuori dalla finestra?

Se per preghiera intendiamo quello che noi facciamo per Dio, che senso ha? Ha forse bisogno Dio della nostra preghiera? O non siamo noi piuttosto ad avere bisogno della nostra preghiera come ascolto profondo di noi stessi?

Tante domande, in un momento dove il tempo scorre sempre più in fretta. Ognuno può trovare il proprio modo di pregare, molto serenamente, non esistono modelli, esistono tentativi, esperienze comuni, silenzio di Dio e silenzio nostro... Non solamente preghiera della mente, ma anche preghiera del cuore e del corpo. Pregare con le mani. Pregare con un fuoriprogramma. Pregare con. Pregare come Gesù.

La preghiera ha a che fare con gli altri, oltre che con Dio e con se stessi.

La provocazione di un comico

"Lo Stato si è insinuato come un cancro nella mafia”

Paolo Rossi, a Che tempo che fa

sabato 24 aprile 2010

L'identità di Gesù e la nostra arricchente con-fusione

IL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA" SI INCONTRA E SI RACCONTA, LEGGENDO E MEDITANDO IL CAP 16 DI MATTEO

Chiedere è rischioso
Chiedere agli altri cosa pensano di noi non è facile, soprattutto se lo chiediamo a persone che ci conoscono bene, e che potrebbero dirci la verità.
Chiedere ai discepoli cosa pensano di lui, non è stato facile nemmeno per Gesù. Prima di tutto li porta in un campo neutro, a Cesarea di Filippo, terra di pagani, lontano il più possibile dal giudizio e dalle accuse dei farisei. Poi tasta il terreno, ponendo loro la domanda in forma generica: La gente chi dice che sia il figlio dell'uomo? La gente, ma in realtà loro stessi, lo considerano la reincarnazione di un profeta del passato, Elia, Geremia...

Pietro confuso
Poi Pietro lo descrive addirittura come "il Messia" atteso dalla Tradizione, niente di più sconsolante per Gesù, anche se poi aggiunge: "Il figlio del Dio vivente". C'è confusione in Pietro, tanto quanta dentro di noi, credo, a volte. Da una parte si aspetta di seguire "il Messia" atteso dalla Tradizione, colui che avrebbe liberato con la forza e la violenza il popolo ebreo dall'occupazione romana, dall'altra capisce che è simile a Dio e che comunica continuamente vita. Un Pietro confuso, dunque, che rappresenta ciascuno di noi.

Chi è Gesù per te? Oggi?

"E' via, verità e vita"
"Non lo so"
"E' l'uomo perfetto"
"E' il compagno di viaggio"
"E' come lo sento io"

"E' tutto quello che avete detto voi, prima di me"
"E'..."

Tutto questo, e tanto altro. Il fatto è che sentiamo-conosciamo Gesù anche attraverso l'educazione, la dottrina che abbiamo ricevuto. E quando in nome di Gesù veniamo esclusi e allontanati, ad esempio perchè amiamo in un modo differente dalla maggior parte delle persone, allora capiamo che non è quel Gesù che ci chiama, che ci interessa, che vogliamo seguire. Ne scopriamo un volto nuovo, spesso più umano, più "normale", più comprensibile e, per carità, anche esigente. Ma più vicino possibile, davanti a noi, certo, ma non un'idea o una dottrina.

E dopo aver umanizzato Gesù, non ci resta che umanizzare anche il papa e la gerarchia! "Tu sei una pietra e su questa roccia costruiremo il regno di Dio". Pietro è un mattone come tutti coloro che sperimentano un Dio che dà la vita, non la morte, che libera, non che rende schiavi. Un mattone che, assieme ad altri mattoni, costruisce la casa di Dio, il suo regno di giustizia, nel momento in cui capisce che Gesù non è il Messia della Tradizione, ma il servo di tutti. Questa espressione, mal tradotta e non a caso, vorrebbe confermare il diabolico (nel senso che è stato elemento di separazione tra le varie confessioni cristiane) dogma del primato del papa. Per Gesù il più grande è colui che serve, non colui che ha potere. Pietro, come tutti coloro che fanno esperienza di Gesù, han come la responsabilità (le chiavi del custode e del garante della sicurezza) di raccontare la sua esperienza, non esclusivista, e di concretizzarla nelle opere. Ecco la grande responsabilità del cristiano!

Per fortuna
Purtroppo ci sono credenti che tendono ad identificare la Parola di Dio con la parola del papa, o Gesù con il prete, o il regno di Dio con la Chiesa cattolica.
Purtroppo si rischia di rimanere bambini in ambito spirituale e biblico, oppure di cadere nel fondamentalismo religioso.
Per fortuna però ci sono segni di speranza, cammini differenti, testimonianze di fede, desiderio di ricerca e condivisione.
Lo Spirito di Dio è più forte e più affascinante di qualsiasi tentativo di rinchiuderlo in uno schema, in un modello, in una religione. E io ci credo.

"A questo amore non voglio rinunciare"

Una lettera, una testimonianza, un grazie

Caro Federico,
ieri sera per l'ennesima volta ho riletto alcuni passaggi del tuo libro nel quale per molti aspetti rivedo la mia vita. Mi sentivo proprio giù. Avevo avuto una discussione con il vescovo e una con mia madre. E due discussioni così, nella stessa giornata – credimi - sono veramente difficili da sopportare.

Mi chiamo S. e ho 36 anni, prete dal 1999. Sono parroco da quasi quattro anni, ho conseguito pure il dottorato a Roma in Storia della Chiesa, quindi insegno pure nel Seminario della mia diocesi, membro pure del consiglio presbiterale. Uno insomma che è riuscito a creare una bella immagine di sè e che adesso non riesce a far capire il perchè l'amore per una donna gli abbia dato la gioia di vivere che non aveva mai avuto.
Con lei sono risorto in tutti i sensi.
L'ho conosciuta quando sono arrivato in parrocchia, per due anni e mezzo è stato un non rendersi conto da parte mia di ciò che stava avvenendo. Ma come potevo? Ero convinto che a me non potesse accadere. Ero convinto di essere diverso. I traumi che mi portavo da bambino mi avevano segnato totalmente. Ma poi è arrivata lei e tutto è cambiato. Con lei sono riuscito ad essere me stesso. Con lei ho capito di essere normale. A lei sono riuscito a dire tutto di me e lo stesso è stato per lei. E ora non riesco a fare a meno di lei nella mia vita. All'inizio, circa un anno fa, da persona razionale come sono sempre stato, ho pensato di poter gestire la cosa ma non è stato così. Ne ho parlato con qualcuno cercando comprensione, ma è fuori da ogni logica. "Non può essere, ti sei infatuato, e poi lei è pure separata con due bambini, che futuro potete avere? Hai una posizione, hai fatto un percorso non puoi mandare tutto all'aria". Credimi, è una lotta continua. Dovrei andare dallo psicologo secondo il vescovo, i miei sono distrutti, perchè la gente può pensare che....
La pace la trovo solo in lei, e devo dire che grazie a lei anche il mio rapporto con Dio è diventato più vero, più normale. Progettiamo insieme il nostro futuro, ho pure detto al vescovo che voglio dare le dimissioni da parroco, ma quasi non mi ha voluto ascoltare.
Credimi che ci sono momenti in cui mi abbatto, ma altri in cui trovo una forza dentro che mi dice che a questo amore non voglio rinunciare. Ecco perchè ti dicevo che ieri sera, rileggendo alcune pagine del tuo libro, ho trovato un po' di consolazione. Mi sono detto: "Se loro ce l'hanno fatta, perchè non possiamo farcela anche noi?"

Scusa queste mie riflessioni scomposte ma era da tempo che avevo pensato di scriverti una mail e stamattina ci sono riuscito.

Volevo solo dirti GRAZIE dal profondo del cuore.

A presto.
S.

Una provocazione da accogliere

Riporto qui sotto la lettera di padre Giovanni Piumatti, bresciano, missionario comboniano in Congo, che ha inviato 700 euro per pagare la mensa ai bambini di Adro (Brescia)

Anche io dico: Non ci sto
Caro "cittadino di Adro", abbiamo letto qua in Africa, la tua lettera "Io non ci sto" e anche noi ci uniamo al tuo messaggio e al tuo gesto. Inviamo un contributo per pagare la mensa per un anno a uno dei tuoi-nostri bimbi...
A Muahnga e Bunyatenge, piccoli villaggi di foresta, ogni giorno diamo a tutti i ragazzi delle scuole (circa 900) una tazza di "masoso", pappetta fatta mais-sorgo-soja senza zucchero: è capitato qualche volta che la casseruola si vuotasse troppo in fretta; subito i bimbi che avevano già ricevuto si sono mossi e hanno condiviso la loro tazza con gli altri.
Il contributo che mandiamo è null’altro che questo gesto, anche perché so che gli altri bimbi di Adro lo farebbero spontaneamente. Siamo sicuri che anche gli amici che ci hanno dato questi soldi come gesto di solidarietà e giustizia ne saranno fieri.

Padre Giovanni

venerdì 23 aprile 2010

Il rinnovamento della Chiesa

...e le nostre responsabilità

"Se oggi in questa o in quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l'opera pastorale risulta inefficace, se manca l'apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete e al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia".

Hans Kung

Il saggio e il capo

Da un'intervista a Raimond Panikkar, la sua risposta alla domanda: A che punto è la Chiesa cattolica in relazione al dialogo interculturale e interreligioso?

“In ogni caso siamo messi male, c’è troppa paura. Anche lo stesso Ratzinger è bloccato dalla paura, io lo conosco da quando insegnava a Ratisbona. È un uomo con un’intelligenza sopraffina, ma ha paura. La Chiesa sta vivendo di paura, è in una grave crisi di fede.”

Campo Macondo 2010


L'Associazione Macondo organizza un campo estivo per giovani dai 14 ai 18 anni

Data: 1-8 agosto 2010

Luogo: la bellissima cornice di San Crescentino (comune di
Cantiano, www.lamacina.it ), nell’ Appennino marchigiano in provincia di Pesaro-Urbino (PU), vicino alle città storico artistiche di Gubbio e Urbino.
La località è ai piedi del monte Catria, nel mezzo del relativo Parco Naturale, ai margini del bosco di Tecchie e confinante con l’area protetta del Furlo.




Gli obiettivi

-Rendere autonomi i ragazzi attraverso la condivisione di attività
quotidiane e laboratori formativi.
-Realizzare e consolidare conoscenze acquisite in campo ecologico e
naturalistico, scoprendo la diversità di ambienti naturali e rurali.
-Educare all’empatia, al rispetto di se stessi, degli altri e della natura,
al riconoscimento e all’espressione delle proprie emozioni e all’ascolto degli
altri.
-Valorizzare l’aspetto qualitativo dei laboratori e delle attività proposte
attraverso relazioni autentiche e attività ricreative ed educative, mettendo da parte gli strumenti tecnologici.

Le attività

-Escursioni e gite responsabili: immersi nella natura, per imparare a
conoscerla e ad orientarsi in essa, avendone rispetto. Gite a piedi o in
mountain bike.
-Laboratori musicali: composizione, trasformazione delle emozioni in musica con
ausilio di strumenti musicali, videoproiezioni, canto, etc.
-Esercizi di yoga e di meditazione, finalizzati al benessere, alla gestione
dell’ansia, alla scoperta di se stessi
-Educazione alimentare per vivere meglio, autoproduzione di yogurt, pane con
pasta madre, pizza, marmellata, kefir: riscoprire la naturalità delle cose
semplici e sane e avere consapevolezza di cosa si mangia.
-Gruppi discussione finalizzati all’imparare a pensare con la propria testa. Ci
si occuperà di analisi delle astuzie propagandistiche (pubblicità) che
costantemente inducono la gente a consumare sempre di più (isolandola davanti
alla televisione) e ci si confronterà su tematiche generali di attualità e
cultura.
-Attività ricreative e giochi di ruolo finalizzati alla condivisione, alla
collaborazione, al confronto, al rispetto del valore della diversità, alla
scoperta delle proprie risorse.
Solo riscoprendo il valore dell’amicizia e della condivisione e possibile
contrastare il mondo televisivo e virtuale.

Gli educatori

Oltre a me, ci saranno giovani e adulti che, nello spirito di Macondo, cercheranno di "tirare fuori" il meglio dei ragazzi: Fausto Gruppioni, Matteo Giorgioni, Lisa Frassi, Mirca Minozzi ed altri.

Sono aperte le iscrizioni che dovranno pervenire entro e non oltre i primi di
giugno. Il numero massimo di partecipanti è 25.
S’invita, chi fosse interessato, a mettersi in contatto con me,
anche per ulteriori chiarimenti e informazioni aggiuntive.
Il campo avrà luogo solo se si raggiungerà un numero minimo di adesioni di 15
ragazzi.

martedì 20 aprile 2010

Seconde case e speculazione edilizia


La Sardegna ai vacanzieri

Bloccato in Sardegna, grazie alle nube vulcanica, (che peccato!!!) mi guardo attorno e ammiro questo paradiso terrestre baciato dal sole. Meta di turisti da tutto il mondo, ma in particolare luogo di soggiorno estivo dei nostri imprenditori che, a pochi minuti d'aereo, possono godersi paesaggi fantastici. Seconde case a volontà, nonostante le leggi del governatore uscente abbiano reso la vita difficile a tutti quelli che volevano la seconda o terza casa affacciata al mare. Alghero d'inverno conta 40.000 abitanti, in estate 150.000. E' interesse di tutti rendere terreno edificabile tutta la Sardegna, soprattutto quelle zone selvagge vicine al mare, sia per gli abitanti dell'isola, sia per chi ha i soldi. Tutti accomunati dallo stesso interesse: guadagnare. E così la Sardegna, come Venezia ed altre città, vengono vendute dai residenti ai vacanzieri. Cappellacci, vincitore alle ultime elezioni regionali, ha promesso di facilitare questo scambio tanto logico quanto proficuo. Per tutti. Davvero?

giovedì 15 aprile 2010

Mal d'Africa


...quando l'Africa ti cambia la vita!

Sabato 17 aprile sarò ad Alghero, ospite dell'associazione Keròs, a presentare il mio libro, il progetto "Ngambè-Tikar" e il prossimo viaggio in Camerun.
Ringrazio Adriana che mi ha invitato e che mi darà la possibilità di vedere, per la prima volta, la magnifica Sardegna!

L'Africa mi ha cambiato la vita.
Dal primo viaggio in Costa d'Avorio nel '98,
agli ultimi in Camerun e in Nigeria.
Gli africani mi hanno cambiato la vita.
Quando si sono presentati da me per chiedermi un letto.
Fidelia mi ha cambiato la vita.
Perchè ha toccato e sanato le mie ferite.

La fantasia di Dio

Breve confronto

Caro Federico,
ho avuto modo di conoscere tramite internet in modo marginale il tuo trascorso e non mi meraviglio della tua libera scelta di abbandonare la strada del sacerdozio cattolico. Io sono un laico sposato dal 1972 non consapevole pienamente del mio futuro e della mia sposa ma fiducioso nella forza del Sacramento e nell'aiuto del Signore. Nei momenti burrascosi del nostro percorso affiancati da due figli con i loro problemi quando si prospettava di mollare tutto ho cercato di raccogliermi in me stesso e domandarmi cosa avrei risolto abbandonando la mia promessa fatta davanti a Dio principalmente, a mia moglie, ai miei testimoni, alle persone a me care, ai presenti, alla chiesa tutta!
Mi sono ritenuto un "chiamato"e come tale privilegiato non diversamente da chi ha abbracciato per vocazione e per predilezione da parte di Dio il sacerdozio! Spesso mi viene alla mente la risposta data a S.Paolo da Dio cui si era rivolto per essere liberato da un qualche non ben definito gravame: Ti basta la mia grazia! Io non mi permetto di giudicare la tua scelta solamente non posso accettare la tua analisi critica nei confronti dei tuoi Superiori che, ritengo, per nulla ti abbiano plagiato obbligandoti ad una scelta di vita al servizio dei fratelli e del Signore con tutte le rinunce e le sofferenze conseguenti! Mi pare che il sacerdozio venga dopo aver raggiunto la maggior età e dopo una adeguata preparazione:ad ognuno le nostre responsabilità!
Come laico e credente ho il dovere di pregare per i sacerdoti ed incoraggiare le vocazioni a tale stato ricordando le sue parole:Senza di me non potete fare nulla! 
Caro Federico ricordiamoci che la speranza nell'aiuto del Signore non porta delusione proprio perchè LUI sarà con noi fino alla fine della nostra esistenza terrena!
Siamo invitati in questo periodo pasquale a guardare alle cose di lassù cercando di raggingerle e di farci rapire da esse!
ciao carissimo amico e buon cammino
BRUNO

Caro Bruno,
ti ringrazio della tua lettera, sincera, rispettosa e affettuosa. Gioisco per le tue conquiste, per la forza che hai avuto nel superare le difficoltà della vita, per la tua fede in Dio... non posso che rallegrarmi quando un fratello è felice di aver fatto determinate scelte.
Capisco la tua perplessità nei confronti del mio percorso: ho disobbedito ad una promessa fatta davanti al vescovo e davanti a molte persone, inoltre mi permetto di criticare l'educazione ricevuta in Seminario.
Non è facile raccontarti tutto, spiegarti senza volerti convincere che ho ragione. Vorrei però farti altrettante domande, smontare alcuni luoghi comuni che fossilizzano il nostro pensiero e il nostro spirito.
Non credi che anche le mie scelte, pur non essendo condivisibili da tutti, siano state mosse dalla mia fede in Dio, dall'ascolto del Vangelo e delle Persone che mi amano? Non da ultimo dall'ascolto sincero della mia coscienza?
Purtroppo crediamo che i modi per seguire Gesù siano quelli stabiliti dalle istituzioni imperanti, che hanno il monopolio dell'informazione e delle strutture educative. É vero, esistono dei modelli di riferimento, ma la fantasia di Dio è molto più grande e la Realtà nella quale viviamo è in continuo movimento, mutamento, evoluzione. Non esistono scelte definitive che prescindono dal bene e dalla felicità delle persone coinvolte. Esistiamo noi che siamo continuamente chiamati a scegliere, per il nostro bene e il bene della comunità, e a prendere decisioni concrete che possono essere buone per me e cattive per altri, oggi condannate e magari in futuro ammirate.
Vedi, nella Chiesa cattolica la Bibbia deve essere letta solamente attraverso l'interpretazione del Magistero, un Magistero però che non ascolta il suo popolo e che pretende di possedere la verità. Questo purtroppo non lo accetto. Chi può dirmi che i miei sentimenti non sono veri e non sono importanti? Che devono essere repressi e incanalati dentro schemi che non sono i miei?
Così come non accetto un'educazione monca di tutte quelle visioni non completamente in sintonia con il pensiero ufficiale. Quando ero in Seminario non conoscevo molti teologi e biblisti che ora stimo e che mi sostengono.
Perchè tutta questa paura di ascoltare il diverso, chi cioè non è allineato, omologato, ossequioso?

Scusa lo sfogo, Bruno. Chi sperimenta sulla propria pelle queste contraddizioni, non usa mezzi termini. Comunque ti ringrazio ancora per la tua lettera e vorrei lasciare aperta una porta per il confronto.

Ringrazio Dio per tutto il percorso fatto e per il futuro che mi aspetta.

Un abbraccio

Federico

Viaggio in Ecuador - Agosto 2010

La proposta di Fabio Lazzaro


PROGRAMMA DI TURISMO COMUNITARIO IN ECUADOR
CON VISITA A COMUNITA’ INDIGENE E CONTADINE
ACCOMPAGNATE DA MCCH

(Maquita Cushunchic Comercializando como Hermanos)

PROPOSTA:Lo scambio sempre é arricchente soprattutto con culture cosí diverse dall’Italia. Conoscere di persona un luogo, la gente, le usanze, ecc, permette di sentire questi posti piú familiari e di conseguenza ci aiuta ad avere uno stile di vita piú solidario e giusto. Viaggiare in Ecuador per la distanza é un po’ costoso ma é un viaggio che puó cambiarti la vita, attraverso la semplicitá di ordinari incontri... sempre se il tuo cuore sta disponibile a lasciarsi toccare. Questo viaggio permette di conoscere molte culture diverse nello stesso paese, di vedere alcune delle contraddizioni esistenti e di farlo con l’accompagnamento della Fondazione MCCH che da 25 anni lavora fianco a fianco di molte comunitá in Ecuador per una economia piú equa e solidaria. Il viaggio non sará solo fisico ma anche spirituale riflettendo assieme su ció che si vedrá, si ascolterá, con l’aiuto della Parola di Dio.

PROGRAMMA INDICATIVO (per le prime due settimane di agosto 2010):
1° Giorno: Arrivo a Quito. Riposo dal viaggio e sistemazione al nord di Quito
(Carcelén Bajo o Alto). Serata: Quito by night o serata folklorica.
2° Giorno: Mattino: Visita alla Mitad del Mundo (linea del equatore e museo).
Pomeriggio: Visita al Condado Shopping (centro commerciale) e
incontro nella parrocchia di S.Lucas (missionari padovani).
Pernottamento a Carcelén.
3° Giorno: Mattino: Teleferico di Quito, salita al Vulcano Pichincha e vista
panoramica di Quito.
Pomeriggio: Visita al Centro Storico di Quito.
Serata e pernottamento al Centro Proaño a lato della sede del MCCH.
4° Giorno: Viaggio all’Amazzonia: visita a Tena e a riserva ecologica y faunistica.
Pernottamento in Shandia (turismo comunitario).
5° Giorno: Mattino: incontro culturale con indigeni di Shandia e bagno nel fiume.
Pomeriggio: Viaggio verso Latacunga passando per Puyo, Baños,
Ambato.
Pernottamento a Latacunga.
6° Giorno: Mattino: visita a Latacunga e incontro con colleghi di lavoro di Fabio.
Pomeriggio: visita a una fabbrica comunitaria a Mulalillo-Salcedo.
Pernottamento a Latacunga.
7° Giorno: Mattino: visita alla Laguna di Quilotoa (cratere del vulcano) e incontro culturale con la comunitá indigena locale.
Pomeriggio: incontro con la comunitá indigena di Macapungo.
Pernottamento al centro turistico comunitario di Shalalá.
8° Giorno: Mattino: discesa a piedi del vulcano Quilotoa e incontro con la comunitá indigena de La Moya o di Guayama Grande.
Pernottamento: nelle case della gente di Guayama.
9° Giorno: Mattino: “Minga” o sia lavoro comunitario con la gente.
Pomeriggio: Viaggio di ritorno a Latacunga.
Pernottamento a Latacunga.
10° Giorno: Visita a Trompucho (comunitá organizzata con allevamento di polli,
“tienda comunitaria”, cassa di risparmio) e incontro con il Gruppo
Giovanile “Sol Naciente”
.
Pernottamento a Latacunga.
11° Giorno: Mattino: salita al rifugio sul Vulcano Cotopaxi (mt 5000).
Pomeriggio: incontro con la Associazione Aprodemag (coltivo biologico).
Pernottamento a Latacunga.
12° Giorno: Viaggio alla costa del Pacifico: Esmeraldas o Pedernales.
Pernottamento a Quito.
13° Giorno: Viaggio di ritorno a Italia.

In grassetto sono indicate le comunitá che collaborano con MCCH.

INDICAZIONI CONCRETE:
Saranno necessarie per questo viaggio per lo meno queste cose:
Passaporto con visto per l’Ecuador.
Buona disponibilitá ad adattarsi (cibo e pernottamenti soprattutto) e alla convivenza.
Sacco a pelo.
Zaino per viaggi corti (oltre alla valigia).
Nuovo Testamento (per la riflessione e preghiera).
Oltre al biglietto aereo che bisognerá fare presto per risparmiare un po’ si calcola spendere circa 700 euro in Ecuador per vitto, alloggio, viaggi e entrate a musei o riserve.
Costume da bagno. Cappello e protettore solare (obbligatori!).
Vestiti comodi.
Se si riesce a portarli... piccoli dolcetti tipici italiani da condividere con la gente.
Oltre alle cose personali che devono essere limitate al minimo.

L’itinerario potrá subire dei cambi conversando assieme.
Informazioni piú dettagliate e iscrizione attraverso comunicazione con mail a Fabio Lazzaro (fabiofubex@gmail.com) o per Skype (lazzaro.fabio) o per Messenger (ecuafubex@hotmail.com).
Si potranno accogliere un minimo di 8 persone a un massimo di 15.


Fabio Lazzaro
Coordinatore Sociale MCCH Cotopaxi

lunedì 12 aprile 2010

La Chiesa ha una sola strada, la chiarezza

di Enzo Mazzi
(dall’Unità di oggi)

Le vittime della pedofilia del clero chiedono che il papa apra finalmente gli archivi vaticani e quelli diocesani. Piena luce e non solo parole o provvedimenti tardivi contro gli abusi: è questa la richiesta pressante che sale da tutto il mondo. E non solo dalle vittime dirette. Tutti ci sentiamo e siamo in qualche modo vittime di questo immenso scandalo che investe la Chiesa cattolica. E tutti chiediamo luce.
Sin dal medioevo l’impresa araldica dei Papi fa vedere insieme allo stemma di famiglia o personale del pontefice due chiavi, in segno della trasmissione di ciò che viene formalmente denominato il "potere delle chiavi". E le parole di Cristo a Pietro, "A te darò le chiavi..." sono scritte in nero su oro con lettere cubitali sul cornicione della navata della Basilica di S. Pietro. Ebbene, è il momento di usarle queste chiavi non solo per condannare o assolvere i peccati del mondo ma anche per sradicare quelli della Chiesa incominciando con l’aprire la segretezza degli archivi.
È sentire comune che sia un grande errore questo imponente arroccamento in difesa dell’istituzione ecclesiastica e della persona del papa. Anzi è l’errore di fondo. Non è l’istituzione o la gerarchia che va difesa ma le vittime. C’è un dissenso diffuso verso questa ostensione di potere da parte dei vertici vaticani, come fossimo ancora in pieno medioevo al tempo degli scontri fra papato e impero.
È un dissenso che penetra, per ora larvatamente, fra gli stessi vescovi. Si manifesta solo in alcune situazioni più aperte. Ad esempio in Francia dove l’arcivescovo di Poitiers, mons. Albert Rouet, esplode scrivendo su Le Monde del 4 aprile. “Ogni sistema chiuso, idealizzato, sacralizzato è un pericolo. Quando una istituzione, compresa la Chiesa, si erge in posizione di diritto privato e si ritiene in posizione di forza, le derive finanziarie e sessuali diventano possibili. È quanto rivela l’attuale crisi e questo ci obbliga a tornare all’Evangelo: la debolezza del Cristo è costitutiva del modo di essere Chiesa. Bisogna scendere dalla montagna, scendere in pianura, umilmente”.
Sono anni che la chiesa conciliare dice queste cose. Il cardinale Giacomo Lercaro, nel 1967, fu “dimissionato” da vescovo di Bologna per aver detto cose simili. Da allora fu uno stillicidio di rimozioni, sospensioni, scomuniche contro comunità e preti che praticavano e annunciavano la dimensione profetica della povertà, della debolezza, della trasparenza, della democrazia di base, del non-potere. Mentre verso i preti pedofili si usava “cura paterna”, si coprivano i loro misfatti e si lasciavano sconsideratamente in mezzo ai bambini.
La chiesa dei Lercaro e delle comunità di base fu chiamata dispregiativamente “chiesa del dissenso”. È venuto forse il tempo del suo riscatto. Se la Chiesa cattolica vuol rinnovarsi non resta che affidarsi alla dimensione profetica tenuta viva da queste realtà che si rivelano una grande risorsa.

domenica 11 aprile 2010

Treviso, città ricca di contraddizioni


Ieri sera, durante una cena organizzata da un'associazione, un ragazzo del Senegal (nella foto, al centro) che vive a Treviso mi ha detto:

"A Treviso, pur essendoci la Lega, ci sono molte associazioni di immigrati che, in continuo dialogo con la realtà locale, si stanno impegnando per l'integrazione e la cittadinanza responsabile. Quello che manca è però la comunicazione tra istituzioni comunali e il mondo dell'associazionismo e del volontariato. Ognuno lavora per conto proprio! E quello che appare dai giornali e sulle televisioni è la Treviso peggiore!"

Mio commento: Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia!

Il cammino verso la libertà

IL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA" LEGGE IL CAP. 15 DI MATTEO

LA DOMANDA dei farisei a Gesù
Perchè i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli anziani?

LA RISPOSTA di Gesù
I miei discepoli trasgrediscono e trasgrediranno tutti quei precetti creati dagli uomini per riempire le tasche di qualcuno, e non per il bene delle persone. Certe benedizioni, sacramenti, ostensioni di reliquie, la sindone, ecc... promossi all'interno della Chiesa...non sono ancora l'espressione di una logica di potere e di accumulo?

LA TRADIZIONE: pro e contro
Ci sostiene, infonde sicurezza, garantisce una continuità tra passato e presente.
Ci deve essere qualcuno che guida, che raccoglie, che ordina... Altrimenti, come succede nel movimento pentecostale, ognuno può fondare una chiesa e predicare una verità!
Ma anche la Tradizione deve dialogare con la realtà, non deve imporsi come verità assoluta, deve porsi in continuo atteggiamento di ascolto, deve accettare di trasformarsi. Altrimenti in nome della Tradizione si soffoca la novità dello Spirito. C'è chi sostiene che anche i Padri della Chiesa (oltre alla Scrittura stessa!) mettono la Sacra Scrittura prima della Tradizione! (clicca qui)

"Nella Chiesa cattolica il primato va alla Tradizione, poi viene la Sacra Scrittura che però deve essere letta solamente secondo l'interpretazione del Magistero" afferma una pastora valdese.

LA DONNA CANANEA
E' l'unico caso nei vangeli dove Gesù cambia il suo pensiero. Gesù, in questo episodio, ragiona da ebreo: la sua appartenenza al popolo ebreo lo spinge ad escludere gli altri popoli pagani. Anche Gesù prende consapevolezza, lentamente e grazie all'incontro con altre persone, dell'universalità del suo messaggio. E' un uomo come noi. Schiavo della logica della sua religione ma in cammino verso la logica di Dio. Sarà una donna, una straniera, a illuminarlo. Vi sembra strano? Gesù, divinamente umile, accetta la correzione di una donna cananea. Fantastico!

IL MALE VIENE DA DENTRO
Dentro il cuore nascono i sentimenti malvagi.
Dentro le famiglie si consumano le maggiori violenze.
Dentro le nostre menti si programmano le peggiori vendette.
Dentro le istituzioni si nascondono i crimini per proteggere l'immagine esteriore.

Perchè allora abbiamo così paura di tutto ciò che viene dall'esterno?

LO SCANDALO
Ogni scelta vera, libera, radicale, forte... scandalizza. Il problema è capire chi scandalizza. Il fariseo o il puro di cuore?

ADORAZIONE E MISTICA
Etimologicamente hanno lo stesso significato, legato ad un gesto molto semplice, quello di mettersi la mano davanti alla bocca. Silenzio. Ascolto.

venerdì 9 aprile 2010

Da Asinara, la voce di un cassintegrato


L'isola dei cassintegrati

"Abbiamo capito che certe modalità di protesta sono diventate inutili e antipatiche. Nell'era dei reality show, vogliamo riportare l'attenzione nazionale sulla cruda realtà dei licenziamenti e poter parlare ai politici attraverso i mass media".

"Non capisco perchè bisogna chiudere lo stabilimento di porto Torres, quando di lavoro ce n'è e siamo competitivi. Quali meschini interessi sono nascosti dietro a tale scelta?


(da un'intervista andata in onda ieri sera su Anno Zero)



"Dal 24 febbraio, alcuni dipendenti dell’industria chimica Vinyls, di proprietà dell’Eni, hanno occupato l’isola dell’Asinara per protestare contro la decisione dell’azienda di metterli in cassa integrazione. Oltre al reality, hanno aperto un gruppo su Facebook che ha già più di 80mila fans, per la maggior parte gente comune, giovani e meno giovani, che ogni giorno dichiara la sua solidarietà agli operai. A causa della crisi economica che colpisce duramente l’Italia, con un calo del 2,9 per cento del pil nel 2009, sono andati perduti almeno 500mila posti di lavoro e la disoccupazione ha raggiunto quasi il 9 per cento”

mercoledì 7 aprile 2010

Da un cristianesimo di abitudine ad un cristianesimo di convinzione

Due spunti presi da un'intervista all'Arcivescovo di Poitiers, mons. Albert Rouet, una delle figure più libere dell'episcopato francese.

Cerco di prendere atto che ci troviamo alla fine di un'epoca. Si è passati da un cristianesimo di abitudine, ad un cristianesimo di convinzione. Il cristianesimo è perdurato grazie al fatto di essersi riservato il monopolio della gestione del sacro e delle celebrazioni. Di fronte alle nuove religioni, alla secolarizzazione, le persone non fanno più riferimento a questo sacro. Pur tuttavia, possiamo dire che la farfalla è “più” o “meno” della crisalide? E' un'altra cosa. Allora, non ragiono in termini di degenerazione o di abbandono: stiamo mutando. Bisogna misurare l'ampiezza di questa mutazione.

[...]La minaccia per la Chiesa è di diventare una sottocultura. La mia generazione teneva particolarmente all'inculturazione, all'immersione nella società. Oggi, il rischio è che i cristiani si rinchiudano tra di loro, semplicemente perché hanno l'impressione di essere di fronte a un mondo di incomprensione. Ma non è accusando la società di tutti i mali che si diventa luce per l'umanità. Al contrario, occorre un'immensa misericordia per questo mondo in cui milioni di persone muoiono di fame. Tocca a noi aprirci al mondo e tocca a noi renderci amabili.

Una bella sintesi su Intercultura e Immigrazione

(tratto da un articolo di Laura Tussi)

Per intercultura intendiamo tutti i contatti tra culture diverse, di cui i fenomeni migratori sono solo un aspetto, anche se molto importante.

[...]La prospettiva interculturale respinge il presupposto dell'idea che la cultura sia una realtà monolitica, in quanto essa è un insieme di narrazioni condivise, contestate, negoziate.

[...]La contrapposizione tra autoctoni e migranti è consueta, in quanto è sufficiente imparare dai mass media a ragionare per stereotipi e pregiudizi, dimenticando la storia e gli scambi continui nella vita quotidiana, dove fare intercultura significa superare la visione delle differenze morali come compartimenti separati.

[...]L'Occidente deve rendersi consapevole che la sua storia non è monoculturale e monoetnica, in quanto siamo frutto di contaminazioni di popoli e culture e l’Islam è parte fondante della nostra civiltà.

(leggi tutto)

martedì 6 aprile 2010

In ascolto delle donne dei preti

Le donne dei preti si firmano e rompono il silenzio

Nel tg delle 14 su radioradicale, andrà in onda lo stralcio dell'intervista telefonica rilasciata da Giovanni Sarubbi, direttore del sito Il Dialogo riguardo la lettera aperta delle donne dei preti indirizzata a Benedetto XVI, pubblicata la scorsa settimana. (leggi la lettera intera)

La stessa intervista è comunque già disponibile sul sito di radio radicale

Ecco inoltre la testimonianza di una donna, Stefania Salomone (Roma)

Le inutili preoccupazioni di qualsiasi fondamentalista

Rivendicare il primato è tempo perso!


Quanti svolgono il ruolo etico di profeti nelle diverse religioni dovrebbero spingere i loro correligionari a rinunciare a pretese di superiorità, perché è molto più importante e urgente mettere in pratica il messaggio di Gesù (o di Maometto o di Buddha o di Krishna) che intendere tale messaggio come l’unica e definitiva via di salvezza. Di fatto, non è necessario essere sicuri che Gesù sia l’“unico cammino” per impegnarci pienamente a camminare per questo cammino. Effettivamente, spendere energia e tempo per cercare di convincerci e di convincere altri del fatto che Gesù sia l’unico o il migliore può diventare una distrazione o una scusa per non seguire Gesù nel duro lavoro di amare il nostro prossimo e di trasformare questo nostro mondo. Insistere sul fatto che “il nostro è il meglio” è, lo credo fermamente, un impedimento per “fare il meglio che possiamo fare”. (...).

“Qui il Santo Corano ci offre un consiglio sensato e realista: Se Allah lo avesse voluto, vi avrebbe creato come una sola comunità, ma non lo ha fatto per mettervi alla prova in ciò che vi ha concesso; pertanto, competete nel fare opere buone. Tutti voi tornerete a Dio ed Egli vi rivelerà la verità su quanto state disputando” (5:48). Allora, le nostre preoccupazioni su quale religione sia la migliore possiamo riporle sullo scaffale della Escatologia. Se una volta si dovrà rispondere a queste domande, sarà più tardi, non può essere ora. Ora dobbiamo parlare insieme, camminare insieme, agire insieme e insieme “competere nel fare opere buone”.

(tratto da un articolo di Paul F. Knitter)

Una filastrocca sulle differenze

Il dromedario e il cammello

Una volta un dromedario, incontrando un cammello,
gli disse: “Ti compiango, carissimo fratello:
saresti un dromedario magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più”.
Il cammello gli rispose: “Mi hai rubato la parola.
E’ una sfortuna per te avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere un cammello perfetto:
con te la natura ha sbagliato per difetto”.
La bizzarra querela durò tutto un mattino.
In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino
e tra sé intanto pensava: “Poveretti tutti e due.
Ognuno trova belle soltanto le gobbe sue”.
Così spesso ragion al mondo tanta gente
che trova sbagliato ciò che è solo differente.


Gianni Rodari, Secondo libro delle filastrocche

Grazie

Ecco perchè senza gli immigrati saremmo perduti


...a pagina 102
“Oggi è troppo comodo dire, come fa qualcuno, mandiamo a casa loro e riprendiamoci il lavoro. Perché il lavoro c’era anche prima e non interessava a nessuno.”
Alessandro Mardegan, contitolare del Centro Riciclo Vedelago.

...a pagina 33
“Sto andando a Mosca, però non me la sento. Guarda in che condizioni mi mandano via, con le gomme lesse.”
Roman Baran, morto poco dopo, l’8 agosto 2008. Armando Bizzotto, contitolare della padovana Bfc, ammette non solo che il suo autista lavorava da un mese e mezzo filato, ma anche che i riposi che risultavano sul foglio presenze erano falsi.

sabato 3 aprile 2010

In ascolto delle nostre rinascite

Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati,
così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali
abbandonando quelli vecchi e inutili.


(Bhagavad-Gita, poema Indù).

Da quanto tempo non sperimentate una rinascita?
Credete davvero che tutto il male sia inutile?

La paura picchiò alla porta.
La fede andò ad aprire.
Non c'era nessuno.

Buona Pasqua!

I MIRACOLI

Sulla scia dello scorso sabato in cui ha parlato di Omosessualità e Vangelo, intervento che ha suscitato un vespaio enorme, vi informo della partecipazione di Alberto Maggi anche domani mattina, domenica di Pasqua, su RaiUno durante la trasmissione Unomattina week-end sul tema "I miracoli".

venerdì 2 aprile 2010

SACRIFICIO


DEDICO QUESTA POESIA...
A tutti i poeti uccisi, da Gesù a Pier Paolo Pasolini, da Ken Saro Wiwa ad Anna Politkovskaja.
Al poeta che c'è dentro ciascuno di voi...



O Africa!
O madre mia!
Laggiù a Johannesburg
Si erge un patibolo
Ed il tuo figlio poeta
Vi è appeso con tutto il suo peso.
Tutti l'hanno visto
La sua testa vacilla
Il suo sguardo fisoo verso il cielo
Limpido abbraccia i cieli,
La sua voce strozzata
Non canta più
Non canterà più l'Africa
E tante lacrime versate per lui
Cani che sotto la forca
Abbaiano contro i crimini
Donne desolate annegano
Nelle lacrime
I bambini gridano il loro dolore
Al colmo dell'incredibile
E tutti e tutte
Implorano la grazia di Dio.
Laggiù a Johannesburg
Lui vive
Ma la corda si conficca
Nella sua carne morta.
Laggiù lui vive,
Ma è stato atterrato
Nella sua giovinezza,
E' coperto di sudore
Freddo
Vive, ma la corda intorno
Al suo collo apre una piaga
Spaventosa.
Vive, ma il suo sangue scorre
Ha lasciato cadere la penna
Sull'arabesco della terra argillosa
Martire.
La penna, la sua compagna
Il suo fucile da combattimento
Non risuoneranno più
Nessuna luce folgorante
scorrerà più da quelle vene.
Laggiù, egli giace!
Ancora?
Ancora una volta
Sgorga il sangue nero
Dal corpo nero
Di un nero d'ebano
Supino nell'innocenza
Dell'esistenza.
Laggiù, a Johannesburg
Si erge un patibolo
Sotto quel patibolo tintinnano
I sonagli di un poeta
Sotto quel patibolo, i versi
Sprofondano nell'incantesimo
Di una città nelle tenebre.
Egli è laggiù, a Johannesburg
Appeso ad un patibolo
I suoi occhi semichiusi maledicono
il perfido orrore
Di una razza padrona
Assetata
Di sangue nero
Laggiù, egli è annodato per il collo ad un patibolo
E sballottato con tutto il suo peso
E' il nostro poeta, il Mio fratello poeta
Ucciso dai voraci
Rapaci sud-africani
Bianchi.
Egli vive
Non è morto
Poichè colui che muore
Per la sua patria
Vive per l'eternità.

Mohamed Salif Keita

IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI

VENERDI' SANTO

Era stato trasformato in peccatore,
cacciato in una gabbia,
lo si era rinserrato
tra idee semplicemente orrende
e lì se ne stava malato, miserabile,
maldisposto verso se stesso:
colmo d’odio verso gli impulsi vitali,
pieno di sospetto
contro tutto quanto era ancora forte e felice.
Insomma, un cristiano.


Friedrich Nietzsche - Il crepuscolo degli idoli

mercoledì 31 marzo 2010

PANE DA DIVIDERE

"Il Dio di Gesù ci dona pane da dividere,
non pietre da scagliare".


(Alberto Maggi)

UN RECORD ITALIANO DA NASCONDERE

Italia: record di 4,9 miliardi di export di armamenti, in "revisione" la legge 185/90

di Giorgio Beretta

L'industria militare italiana fa il botto. Ammontano infatti a 4,9 miliardi di euro le autorizzazioni all'esportazione di armamenti rilasciate dal Governo nel 2009 alle aziende del settore con un incremento di ordinativi internazionali (il 61%) sconosciuto ad altri settori dell'industria nazionale. Ed hanno superato quota 2,2 miliardi di euro le effettive consegne di materiali militari. Un duplice record che annovera il BelPaese tra i big player in quello che il "Rapporto della Presidenza del Consiglio sull'esportazione di materiali militari" pubblicato ieri definisce il "mercato globale" degli armamenti (pg. 25).

(leggi tutto)

GESU' EBREO HA FATTO IL LAICO

GIOVEDI' SANTO

Gesù non voleva sacerdoti. Questa fu la prassi originaria delle prime comunità cristiane ed è la tesi controcorrente del teologo cattolico svizzero Herbert Haag, autore del saggio Da Gesù al sacerdozio. Secondo l'ormai novantenne, già professore alla facoltà teologica di Tubinga dal '60 all'80 e collega di Benedetto XVI, coloro i quali presiedevano l'eucaristia, con l'accordo della comunità, non erano "ordinati", erano semplici membri della comunità. Oggi li definiremmo dei laici, uomini, ma anche donne, di regola sposati, ma anche non sposati. L'elemento determinante era l'incarico affidato dalla comunità. Perchè oggi non dovrebbe essere realizzabile ciò che ieri era possibile?
Domani mattina tutti i preti della diocesi di Padova sono invitati a partecipare alla Messa crismale, presieduta dal vescovo, per ricordare l'istituzione del sacerdozio durante l'ultima cena. Se Gesù, come si sostiene, ha istituito il sacerdozio della nuova alleanza, occorre chiedersi come mai non se ne trovi traccia nei primi quattrocento anni di storia della Chiesa. Gesù non disse mai che tra i suoi discepoli dovessero sorgere un nuovo sacerdozio e un nuovo culto sacrificale. Gesù ha piuttosto indicato, con parole e gesti, di non volere sacerdoti. Egli stesso non era un sacerdote, nessuno dei dodici apostoli, e nemmeno Paolo, lo erano.
Non è un caso se l'istituzione del sacerdozio nasce all'inizio del terzo secolo. Il termine "sacerdos", sacerdote, appare, per la prima volta, per designare i vescovi e anche i presbiteri cristiani, in Tertulliano. Bisogna però riconoscere che la comprensione eucaristica del terzo secolo è dominata dal tema dell'offerta del sacrificio di Gesù e non da quello della presenza. E dove si offre un sacrificio non può non esserci - stando al pensiero dell'epoca - il sacerdote. Dal quinto secolo la celebrazione dell'eucaristia richiede la partecipazione di un sacerdote che abbia ricevuto il sacramento dell'ordinazione. Dal quinto secolo si diffonde anche la concezione secondo cui l'ordinazione sacerdotale conferirebbe a chi la riceve un carattere indelebile. Questa dottrina, ulteriormente sviluppata dalla teologia medievale, è stata dichiarata dottrina di fede vincolante dal Concilio di Trento (sedicesimo secolo).
La condizione per la celebrazione dell'eucaristia non dovrebbe dunque essere un'"ordinazione", ma un "incarico". Questo può essere affidato a un uomo o a una donna, sposato o non sposato.
La crisi di vocazioni e l'abbandono di molti preti, gli scandali che tolgono credibilità all'istituzione ecclesiastica, le comunità senza pastore, dovrebbe far ripensare al ruolo e al carattere del prete, ritornando probabilmente alla concezione originaria, più fedele all'insegnamento di Gesù.

LA TESTIMONIANZA
La conversione da sacerdote a laico di un carissimo amico

[...]Io ho solo un ministero: diventare uomo. Non voglio dimenticare nulla ma attualmente sono prima di tutto uomo, Gesù rimane il mio punto di riferimento perchè da lui imparo ad essere uomo vero, con un occhio a Dio e uno al mondo. La mia Messa quotidiana è la mia vita, il mio lavoro, le relazioni che costruisco, l’amore che riesco a ricevere e a dare. Non sento nessuna nostalgia per il ministero presbiterale classicamente considerato: Gesù non ha fatto il prete, ha fatto il laico e posso assomigliargli di più adesso nella misura in cui trovo il mio modo di essere felice e comunicare felicità. Non mi vedo “in primis” ex prete nè prete in altro modo o cose del genere: sono uomo a modo mio, con la mia storia, i miei errori e le mie intuizioni. Tutto il mondo clericale di cui facevo parte mi sembra un acquario rispetto al mare aperto. Non ho mai avuto voglia di chiedere uno strapuntino sul treno della chiesa: ho il mio posto nello scompartimento, quello che trovo libero, senza dover chiedere nè scusa nè grazie. Del mio essere stato prete resta quello che ho ricevuto dalla formazione, le mie esperienze, le mie competenze. […] E.E.

lunedì 29 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI

CONSIDERAZIONI PERSONALI

1. L'astensionismo, fenomeno trasversale, rispecchia il clima di sfiducia nei confronti dei partiti (non della politica, speriamo!) soprattutto in una situazione di crisi dove il lavoro non appare come la priorità assoluta nei programmi.

"Votare non serve a niente! Tanto son tutti uguali."

2. I numerosi voti ai partiti minori, in modo particolare al movimento di Beppe Grillo che utilizza il web, esprimono la voglia di un cambiamento dal basso, attualmente ancora insignificante ma in continua crescita. In Piemonte ha effettivamente inciso nel risultato finale.

"Non voglio votare contro Berlusconi, ma un programma chiaro e che guardi al futuro."

3. Il senso di concretezza della campagna elettorale della Lega ha stravinto al Nord, da domani vedremo però come riuscirà a gestire il rapporto delicato con il PdL (che è in leggero declino) e soprattutto con l'ex An.

"Zaia parla come noi, è un uomo di fatti, non di parole."

4. Ha vinto il marketing, la percezione della realtà piuttosto che la realtà. Nonostante le inchieste, le censure, le irregolarità... il centrodestra continua a convincere. Perchè?

GESU' E' STATO UCCISO MENTRE COSTRUIVA IL REGNO DI DIO

ALCUNE PRECISAZIONI

Venerdì scorso ho partecipato ad una Via Crucis organizzata dalla parrocchia di Mortise, dove abito. I commenti alle letture evangeliche mi hanno "scandalizzato", forse perchè rispecchiano una teologia che ho abbandonato da qualche anno.

Qual è allora la mia visione?

1. Gesù non è morto volontariamente, Gesù è stato ucciso.
Gesù voleva vivere, amava la vita. Stava donando tutto se stesso per la predicazione del regno di Dio. Sapeva di disturbare gli interessi politici e religiosi dei responsabili del Tempio. A volte è riuscito a sfuggire a situazioni molto pericolose, che lo avrebbero portato alla morte. Ma alla fine, l'odio e l'invidia verso di lui erano talmente forti che i sacerdoti lo hanno ucciso come un sovversivo politico.

2. Gesù non è stato ucciso dai banditi, ma dai responsabili della religione alla quale apparteneva.
Gesù è nato ed è morto ebreo. Ha osservato alcune pratiche della sua religione, ma ha trasgredito, ed invitato gli altri a fare altrettanto, tutti quei precetti che, secondo lui, andavano contro il bene delle persone. I capi religiosi stavano perdendo il controllo delle coscienze e per questo hanno deciso di farlo fuori. La folla ha creduto alle false accuse contro di lui, la stessa folla che lo ha accolto festante a Gerusalemme e poi lo ha abbandonato nel momento del bisogno.

3. Gesù non è morto per noi, perchè non avrebbe mai voluto creare in noi dei sensi di colpa.
Gesù ha sempre predicato la gratuità, per quale motivo dovremmo ringraziarlo per il bene che ha fatto per noi? Il grazie che vorrebbe sentirsi dire è il nostro impegno concreto per il suo ideale: costruire su questa terra il regno di Dio.
Predicare che Gesù è morto per i nostri (e miei) peccati significa creare nel discepolo di Gesù un senso di colpa: esiste in effetti un modo per eguagliare un gesto così estremo? Nessuno potrebbe sentirsi all'altezza...

4. Gesù è vissuto per costruire il Regno di Dio.
Le vere croci non sono quelle che ci procuriamo noi, per il semplice gusto di soffrire o di sentirci i martiri incompresi. Le veri croci, o meglio le difficoltà, sono quelle che troviamo nel cercare di tradurre il messaggio di Gesù nel contesto attuale di questa società. Per fare un esempio, la croce non è un fallimento di coppia, ma la difficoltà di aprirsi a nuove relazioni, di fidarsi di persone nuove.

L'INFERNO E IL PARADISO SONO DENTRO DI NOI

UN RACCONTO ILLUMINANTE

Dopo una lunga ed eroica vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.

Un angelo lo accontentò e lo condusse all’inferno. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili, pur tuttavia i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi e scheletriti da far pietà.

“Com’e’ possibile?”, chiese il samurai alla sua guida. “Con tutto quel ben di Dio davanti!”.

“Vedi,” rispose l’angelo, “quando arrivano qui, ricevono tutti due bastoncini, quelli che si usano come posate per mangiare, solo che sono lunghi più di un metro e devono essere rigorosamente impugnati all’estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca”.
Il samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppur una briciola sotto i denti.

Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Il paradiso era un salone assolutamente identico a quello visto all’inferno e, nell’immenso salone, un’infinita tavolata di gente e un’identica sfilata di piatti deliziosi. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.

C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.

“Ma com’e’ possibile?”, chiese il samurai.

L’angelo sorrise.

“All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché si sono sempre comportati così nella vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.

L’inferno e il paradiso sono dentro di noi.

venerdì 26 marzo 2010

LA CRITICA NON E' PIU' UN VALORE

ASCOLTA L'INTERVENTO STRAORDINARIO DI MILENA GABANELLI (clicca qui)

[...]Siamo sull'orlo di una sconfitta civile...

[...]Domenica si va a votare, voi avete un'idea di quale sia il programma dei candidati governatori delle vostre regioni e quanti altri incarichi hanno? Non si è fornita ai cittadini la possibilità di formarsi una libera opinione. Ma al cittadino non frega granchè perchè [...] nel nostro Paese la critica non è considerata un valore e questo giustifica e spiega la ragione per cui non è compresa la gravità della prevaricazione. [...]

Milena Gabanelli

mercoledì 24 marzo 2010

PERCHE' L'ABORTO?

LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CARD. BAGNASCO


[...]Alcune premesse sono d’obbligo. Primo: l’aborto non è un qualcosa che vuole introdurre la sinistra. È una legge dello stato, che anche la destra vuole mantenere. [...]Secondo: gli aborti sono in diminuzione. E i dati in aumento sono tragicamente quelli clandestini, non quelli legali, specie tra alcune popolazioni immigrate.Ma allora perché tornare ancora su questo tema? [...]Ed è così che tutto il resto passa in secondo piano: gli scandali, l’illegalità fatta sistema, la corruzione, la menzogna politica come linguaggio ordinario, il rifiuto del confronto democratico e la preferenza per l’insulto a distanza, tramite telegiornale. Si vota alle elezioni, regionali per giunta, che dovrebbe significare occuparsi del bene comune a livello locale: ma per i vescovi bisogna votare pensando all’aborto. Una scelta anti-federalista per definizione, oltre tutto.[...]

Stefano Allievi (leggi tutto)

LA SPERANZA

"La speranza è come una strada
di campagna,
che si forma perchè la gente
inizia a percorrerla".


(proverbio indiano)

A TRENT'ANNI DALL'UCCISIONE DI MONS ROMERO

WOJTYLA PRETESE O ESCLUSE?
Due testimonianze in contrasto tra di loro. A chi dobbiamo credere?
Ogni profeta, dopo la morte, diventa un martire "indimenticabile" sia agli occhi dell'istituzione che, in qualche modo, ha permesso quella morte sia agli occhi della povera gente per la quale ha donato la vita.
Se mons. Romero potesse parlare!


Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio e storico della Chiesa, scrive oggi su Il Corriere della Sera:

"Papa Wojtyla aveva intuito la profondità drammatica della vita di Romero. Nel 1983, in visita al Salvador dopo la contestazione del Nicaragua sandinista, pretese di andare sulla sua tomba cambiando programma. La cattedrale era chiusa. Aspettò caparbiamente che gliela aprissero e si inginocchiò stendendo le mani sulla tomba e dicendo: Romero è nostro".


Josè Maria Vigil, teologo spagnolo, scrisse invece:

[...]Romero conobbe
solo i primi diciassette mesi del pontificato
di Giovanni Paolo II, ma questo
breve tempo fu sufficiente per manifestare
il conflitto.

[...]Quando fu a Roma, la curia vaticana
gli creò delle difficoltà per concedergli
l’incontro con Giovanni Paolo II,
dovendosela procurare personalmente,
arrivando fisicamente a fianco del
Papa durante l’udienza generale per
reclamarla.

[...]Si può dire che il conflitto proseguì
dopo la sua morte: Giovanni Paolo II
escluse dal programma della sua
visita a San Salvador una visita alla
tomba di Romero, includendola poi
in modo imprevisto e fuori programma,
così che da un lato la “compì”
ma dall’altra non acconsentì a condividere
la sua devozione per Romero,
mettendo così in chiaro che non
la avallava.

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martedì 23 marzo 2010

COME RESTITUIRE LA RAI A CHI PAGA IL CANONE?

[...]Ma come restituire una volta per tutte la Rai ai suoi legittimi proprietari, cioè ai cittadini che pagano il canone, sottraendola al controllo dei partiti e dei potenti che ad ogni elezione la considerano un bottino da spartirsi per quote? Come garantire nei TG e nei GR un autentico pluralismo, dando voce non solo alla politica ma anche e soprattutto alle tantissime articolazioni della società (associazioni, sindacati, università, scuole, centri di ricerca, comunità locali)? Per quale via riportare all’interno dell’azienda l’ideazione dei palinsesti, oggi largamente delegata alle società esterne che adattano format di importazione? Quale dev’essere il corretto rapporto fra programmi e pubblicità in un autentico servizio pubblico? In che modo designare gli amministratori della Rai perché questa sia al servizio di tutti?

Gilberto Squizzato

LA TV CHE NON C’E’ (come e perché riformare la Rai), Minimum Fax, pag. 237, € 13,00

DON GALLO E IL SUO SIGARO

Cosa la immalinconisce di più?

L’ipocrisia, il fariseismo, l’indifferenza, il fascismo che leggo tra le linee, nei piccoli gesti quotidiani, nel disprezzo gratuito. Io sono un miracolato. Resistenza, democrazia, Concilio Vaticano secondo. Ho rischiato di diventar matto a forza di tragedie. Ma al tempo stesso non voglio correre il rischio di negare a chiunque mi si pari davanti, due diritti fondamentali: alla non sofferenza e al piacere.

don Gallo

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lunedì 22 marzo 2010

IL POTERE FRAGILE

"Un potere che non si confronta è un potere fragile."

Giovanni Floris

(Che tempo che fa - domenica 21 marzo)

IL PAPA E IL POTERE SACERDOTALE

"Il sacerdote, scrisse san Giovanni Maria Vianney, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon Dio, l’amministratore dei suoi beni".

Benedetto XVI

(dalla lettera ai cattolici irlandesi sugli abusi sessuali del clero)


L'opinione di Giovanni Sarubbi

E’ questa l’idea perversa che è alla base delle violenze sessuali nella chiesa e di tutti i tradimenti del Vangelo di Gesù dove non c’è posto per sacerdoti se non nel ruolo di coloro che opprimono il popolo e che alla fine decidono di crocifiggere proprio Gesù, cioè l’idea stessa che possano esserci uomini e donne liberi dal potere oppressivo delle religioni. E’ l’idea sacerdotale con il potere che la pervade l’origine di tutti i mali della chiesa cattolica. Senza mettere in discussione questa idea nessuna soluzione si potrà mai dare né alla pedofilia, né alla simonia che la infetta, né all’arricchimento di preti vescovi cardinali papi, né alla violazione di tutte le altre leggi che il cosiddetto magistero ha proclamato come sacri, santi, volere di dio ecc. e che essa stessa viola continuamente. Dice il Vangelo di Matteo che i sacerdoti impongono agli altri regole e pesi che essi neppure si sognano di considerare (cap. 23).

BERLUSCONI INVIA I SUOI DISCEPOLI

"Vi nomino missionari della verità e della libertà per andare a convincere chi ancora non è convinto"

Silvio Berlusconi

durante il comizio a p.zza san Giovanni a Roma, sabato 20 marzo

OBAMA REALIZZA UN SOGNO: SANITA' PER TUTTI

IL TEMPO DELLA RIFORMA E' ADESSO: IL REGNO DI DIO E' QUI

[...]Al cuore di questo dibattito c' è un interrogativo: continueremo ad accettare un sistema sanitario che tutela più le società assicurative che i cittadini americani? Perché se questo voto va male l'industria delle assicurazioni continuerà ad agire senza regole. Continuerà a negare copertura finanziaria e cure alla gente. Ad aumentare vertiginosamente i premi del 40 o del 50 o del 60% come hanno fatto in queste ultime settimane. E' cosa nota. Ed ecco perché i lobbisti delle assicurazioni, mentre vi parlo, stanno imperversando nelle anticamere del Congresso. Ecco perché stanno inondandoci di annunci pubblicitari contro la riforma spendendo milioni di dollari, ecco perché stanno facendo di tutto per uccidere questa legge.

Quindi, l'unica domanda è: dobbiamo permettere a questi interessi particolari di trionfare un'altra volta? O dobbiamo far sì che questo voto rappresenti la vittoria del popolo americano?

Il tempo della riforma è adesso. [...]

E se anche voi credete sia giusto, bene, ho bisogno del vostro aiuto per concludere la battaglia che loro hanno iniziato. Ho bisogno di voi al mio fianco. Proprio come quando venni qui, tre anni fa, all'inizio della nostra campagna, ho bisogno che voi bussiate alle porte e parliate ai vicini e telefoniate e facciate sentire la vostra voce, in modo che vi possano sentire sull'altra riva del fiume. Credo ancora che possiamo fare quello che è giusto fare. Credo ancora che possiamo fare quello che è difficile fare. Il bisogno è grande, l'occasione è qui. E il tempo della riforma è adesso.

Barak Obama

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sabato 20 marzo 2010

DARE E RICEVERE: LA CONDIVISIONE DEI PANI

IL GRUPPO "VANGELO E YOGA" SI INCONTRA, SI ASCOLTA E LEGGE IL CAP. 14 DI MATTEO


SCENA DI MORTE
Giovanni Battista denuncia la relazione immorale di Erode con la moglie di suo fratello Filippo, e ne paga le conseguenze. Come può il presidente di una regione ebrea non osservare la legge di Mosè?
Erode si sente in colpa, ma le critiche di Giovanni lo disturbano.
Erodiade ha lasciato suo marito per seguire Erode, per soldi, e non vuole che un profeta rovini i suoi piani. Troverà il modo per sbarazzarsi di lui.
Erode, come Pilato, per non far brutte figure davanti alla sua gente, e in fede ad una promessa fatta, fa decapitare Giovanni.
Paura di perdere voti. Di deludere le aspettative dei suoi elettori. Di non accontentare la donna che lo ha sedotto per interesse.
Alla fine sceglie di non scegliere e uccide un innocente.

SCENA DI VITA
Il miracolo della condivisione dei 5 pani e 2 pesci. Quando si condivide, ce n'è per tutti! Anzi, ce n'è in più!
Quando benediciamo (diciamo bene di) quello che abbiamo e che siamo, riusciremo a superare qualsiasi difficoltà, imprevisto, emergenza.

LA DOMANDA
E' più facile credere nel miracolo della moltiplicazione dei pani o della condivisione dei pani?
E' più facile aspettare il miracolo dal cielo o realizzarlo insieme, qui, con quello che abbiamo?

LA CONDIVISIONE
Dare e ricevere.
Dare gratuitamente, senza pretendere il contraccambio.
Nonostante le aspettative. Che bello se c'è un ritorno!
Dare senza mettersi sul gradino del benefattore.
Ricevere con gratitudine. Più di quello che si dà.
Dare quello che si è. Senza consumarsi e annullarsi.
Siamo servi inutili.
Scambio oltre la legge del mercato.
I prodotti non hanno un prezzo, conta la relazione.

"Gesù non è nel pane, ma nello spezzare il
pane"


LA SOLITA DOMANDA
E' più facile dare o ricevere?
E' più facile amare o lasciarsi amare?
Si può dare o amare qualcuno, se prima non ci si ama?

"Ama il prossimo tuo, come te stesso"

LA FATICA DI PIETRO
Fidarsi è difficile, soprattutto quando facciamo esperienza di tradimenti.
Fidarsi non è scontato. "Conosco da una vita la persona che amo ma non significa che abbia fiducia in lei".
Fidarsi è un cammino. "Lo so che è vitale, ma non ci riesco sempre".
Fidarsi di Gesù cosa vuole dire?
Mi irrigidisco e cado. "Dubito per non lasciarmi ingannare".
Fidarsi di chi potrebbe plagiarci ci rende schiavi.
Fidarsi di chi ci ama e ci lascia liberi... allora sì.

LA NOSTRA ESPERIENZA
A coppie.
Chi parte per primo?
Uno è disteso, l'altro seduto accanto.
Uno riceve, l'altro dona.
Uno tocca, preme leggermente su alcune parti del corpo dell'altro trasmettendo calore, energia.
L'altro accoglie, ascolta e si ascolta.
Poi si cambia. E' la condivisione.

CHIEDERE AIUTO

EMERGENZA DEMOCRATICA E POLITICA

[...]
Del resto, quello che più d'ogni altra cosa dobbiamo comprendere è che le mafie sono un problema internazionale e internazionalmente vanno contrastate.
L'Italia non può farcela da sola. Le organizzazioni criminali stanno modificando le strutture politiche dei paesi di mezzo mondo. Negli Usa considerano i cartelli criminali italiani tra le prime cause di inquinamento del libero mercato mondiale. Sapendo che il Messico oramai è divenuto una narcodemocrazia la nostra rischia di essere, se non lo è già diventata una democrazia a capitale camorrista e ndranghetista.

Qui, invece, ancora si crede che la crisi sia esclusivamente un problema legato al lavoro, a un rallentamento della domanda e dell'offerta. Qui ancora non si è compreso davvero che uscire dalla crisi significa cercare alternative all'economia criminale. E non basta la militarizzazione del territorio. Non bastano le confische dei beni. Bisogna arginare la corruzione, le collusioni, gli accordi sottobanco. Bisogna porre un freno alla ricattabilità della politica, e come per un cancro cercare ovunque le sue proliferazioni.

Sarebbe triste che i cittadini, gli elettori italiani, dovessero rivolgersi all'Onu, all'Unione Europea, all'Osce per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale : la pulizia e la regolarità delle elezioni.
Dovrebbe essere normale sapere, in questo Paese, che votare non è inutile, che il voto non si regala per 50 euro, per un corso di formazione o per delle bollette pagate. Che la politica non è solo uno scambio di favori, una strada furba per ottenere qualcosa che senza pagare il potere sarebbe impossibile raggiungere. Che restare in Italia, vivere e partecipare è necessario. Che la felicità non è un sogno da bambini ma un orizzonte di diritto.

Roberto Saviano

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venerdì 19 marzo 2010

VORREI

UN SOGNO, UNA PREGHIERA, IL DESIDERIO DI MOLTI

Vorrei tanto riuscire a "spogliarmi" di tutti i condizionamenti che hanno inquinato la mia vita in questi anni.
Di tutti i meccanismi di controllo che ho dovuto mettere in moto per proteggere le persone che amo.
Mi sono un po' dimenticata di me.
Sento anch'io il bisogno di un risveglio,
di una semplicità e di un'autenticità che,
da troppo tempo,
non mi appartengono più,
ma che amo moltissimo.

LA VERA IMMAGINE DI DIO

La vera immagine di Dio, che è comunione d’amore personale, non è né il monaco né il prete celibe e neppure il papa, ma è la coppia umana che vive di un amore reciproco così intenso da essere "una carne sola". Per questo, secondo un detto rabbinico, «il celibe diminuisce l’immagine di Dio».

Vito Mancuso

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PRESENTAZIONE VIAGGIO IN CAMERUN

DICEMBRE 2010 - VIDEO FESTA TRADIZIONALE DI FOUMBAM

Domenica 28 marzo,
alle ore 16,
presso la cappella San Giuseppe Lavoratore,
via IV Strada 7,
zona industriale di Padova
(uscita tangenziale n°16)
ci sarà la presentazione del prossimo viaggio in Camerun,
previsto per dicembre 2010,
in occasione di un'importante festa tradizionale
nel villaggio di Foumbam in Camerun.

Un viaggio per chi vuole conoscere un'Africa
non raccontata dalle televisioni e dal mondo occidentale,
sperimentando l'ospitalità e la gratuità
del popolo africano.

Un viaggio per chi vuole conoscere se stesso
nell'incontro con il diverso,
e nella condivisione di gruppo.

giovedì 18 marzo 2010

LA CLANDESTINITA' DEI RAPPORTI

Non esistono solamente gli immigrati clandestini.
Esistono anche gli amanti clandestini.
Esistono rapporti clandestini.
Vissuti male perchè sbagliati. Forse.
Vissuti con la paura di essere scoperti.
Giudicati. Condannati. Espulsi.

Ho vissuti anni clandestini.
Con la paura che il mio amore,
fosse motivo di scandalo.
Un pretesto per essere licenziato.
Allontanato dall'altare.

Ho vissuti giorni clandestini,
a motivo della mia pelle bianca.
Con la paura di essere rapito,
in un Paese ricco di petrolio
e derubato del suo futuro.

Prima o poi i miti tramontano,
la clandestinità lascia il posto alla libertà,
senza bisogno di documenti, timbri e approvazioni.
E la paura lascia il posto alla verità.
Sudata. Fragile. Vera.

UNA GIORNATA ITALIANA

ECCO PERCHE' SENZA IMMIGRATI SAREMMO PERDUTI

(GUARDA VIDEO)