sabato 9 gennaio 2010

OLTRE LA PREGHIERA

IL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA"
si è arricchito ieri della presenza/ricchezza di tre persone.
DALLA MEDITAZIONE E CONDIVISIONE DEL CAPITOLO 6 DEL VANGELO DI MATTEO,
DALL'ESPERIENZA DI ASCOLTO DEL NOSTRO CORPO E DEL CORPO DELL'ALTRO,
ho cercato di riportare alcuni (e imprecisi) contributi di ciascuno.

PREMESSA
Leggere, commentare, meditare un intero capitolo del vangelo, in un paio di ore, può essere forse impossibile, se è vero che ogni parola o frase contiene una miniera di significati, di provocazioni, di domande... E' come un fiume in piena che vediamo scorrere davanti a noi. Lasciamolo scorrere, cogliendo però anche soltanto un ramoscello che la corrente impetuosa trasporta. Quel ramoscello, quella parola, quella frase, quella sensazione, la condivisione di un'amica/amico... che stavamo cercando. O che inaspettatamente ci coglie sorpresi.

LE SENSAZIONI
"Sento che posso dire quello che penso/sento senza essere giudicata"
"Oggi avevo male alla parte sinistra del mio corpo, adesso sto bene"
"Sentivo che dovevo proporvi un'esperienza forte con il corpo sulla fiducia"
"Stasera è stata toccata e accolta una parte di me che sto accettando da poco"

LE DOMANDE
A cosa serve pregare? La preghiera può risolvere i problemi della fame e della guerra nel mondo?

Come faccio a sapere se sto facendo la volontà di Dio oppure no? Se sto semplicemente attribuendo a Dio la mia volontà?

La volontà di Dio è qualcosa di statico, definito, incasellato, chiuso... oppure di dinamico, in continua evoluzione, approssimativa e contingente?

Come faccio a sapere se sto cercando il Regno di Dio e la sua giustizia?
"Quando sperimento che "tutto il resto vi sarà dato in aggiunta". E viceversa: quando sperimento che molte cose mi arrivano gratuitamente e inaspettatamente, intuisco che sto costruendo il Regno di Dio".

Farà piacere a Dio sentirsi dire grazie dai suoi figli?

IL PADRE NOSTRO
Padre (e/o Madre, rapporto affettivo, amore non possessivo)
nostro (e non mio, lo si prega insieme, siamo tutti tuoi figli)
che sei nei cieli (e non ti possiamo manipolare, possedere, usare)
sia santificato il nome (quando
venga il tuo regno (di giustizia prima di tutto)
sia fatta la tua volontà (o intenzione)
come in cielo (domani, fuori di noi, come ideale, con il Tuo aiuto)
così in terra (adesso, dentro di noi, con le nostre forze e responsabilità)

Dacci oggi il nostro pane quotidiano (neccessario per l'oggi, senza accumulare)
e rimetti a noi i nostri debiti (come noi ci dimentichiamo dei soldi che avanziamo dai nostri debitori)
come noi (o perchè noi, il Tuo perdono precede la nostra conversione e ci dà la forza di dimenticare debiti e perdonare offese)
li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre (Tu vuoi la nostra felicità, quindi non abbandonarci nelle prove)
in tentazione (la tentazione di non fidarci più di Te)
ma liberaci (è il cammino di liberazione che dura tutta la nostra vita)
dal male (dentro e fuori di noi, e non dal Maligno)

giovedì 7 gennaio 2010

LO SAPEVATE CHE...?


Lo sapevate che, durante il periodo natalizio, in Nigeria i mezzi di trasporto erano fermi perchè mancava petrolio? Come mai uno dei più grandi Stati produttori di petrolio lasciava i suoi abitanti a piedi, con i distributori senza benzina?

Tutto il petrolio è destinato a soddisfare le esigenze del Nord del mondo e di quei politici corrotti nigeriani che non hanno a cuore il bene del loro Paese. E se qualche poveraccio vuole rubarlo dal "proprio orto" spesso muore incendiato.

Nell'era del libero mercato, non è detto che il produttore di una materia prima, o colui che cammina sopra un mare di ricchezze, abbia il diritto o la priorità ad usufruirne.

LA CHIESA SECONDO PADRE BALDUCCI

"...servirebbe un Concilio Vaticano III per far applicare quello II!"

(tratto da www.ildialogo.org)

L’allontanamento da Firenze, che le autorità ecclesiastiche impongono a Balducci, si rivela provvidenziale, per la sua vocazione all’annuncio. Nella Roma del VATICANO II, non solo arricchisce la sua intelligenza della PAROLA venendo a contatto con il meglio della TEOLOGIA MONDIALE (JEAN DANIELOU, HENRI DE LUBAC, YVES CONGAR, MARIE DOMINIQUE CHENU, KARL RAHNER, HANZ KUNG, PAUL GAUTHIER),, ma ha pure l’occasione di parlare in luoghi per lui impensabili.
Una sua serie di conferenze ai LAUREATI CATTOLICI presso la “SAPIENZA” gli procura una convocazione da parte dell’ASSESSORE DEL SANT’UFFIZIO, il CARDINALE ALFREDO OTTAVIANI. Pur nella differenza di idee , tra i due si stabilisce una certa stima e simpatia, al punto che quando OTTAVIANI intende organizzare un ciclo di conferenze per i ragazzi del CIRCOLO da lui fondato nel rione vicino al SANT’UFFIZIO, chiama BALDUCCI, suscitando contenuto divertimento in PAOLO VI, e vivo disappunto in alti esponenti della CURIA ROMANA (“Come? BALDUCCI parla al SANT’UFFIZIO?”).
Va registrato che l’esperienza romana, favorendo il contatto diretto con gli uomini del potere visti nella loro quotidiana e a volte meschina umanità, più che risentimento gli suscita compassione e pietà filiale. Questa costatazione dà modo a BALDUCCI di sostanziare la sua parola di comprensione anche nei confronti di coloro cui solo il paludamento del rango conferisce autorità.
L’esilio romano lo mette in grado di seguire in presa diretta il VATICANO II. Accettando l’offerta di tenere sul periodico bolognese “IL REGNO”, una corrispondenza regolare sul CONCILIO, contribuisce a meglio diffonderne i fermenti profetici tra i tanti lettori della rivista.
Egli si convince che qualcosa di rivoluzionario sta accadendo quando il VATICANO II pone il VANGELO al centro dell’aula conciliare, e soprattutto quando promulga la DEI VERBUM, nella quale viene affermato che LA PAROLA è NORMA NORMANS anche di fronte alla CHIESA. (CIOE’ LA CHIESA DEVE INTERROGARE SE’ STESSA NON RIFERENDOSI AI SUOI DOCUMENTI DEL PASSATO, MA ALLA PAROLA DI CRISTO”).
Trova così autorevole conferma il suo quasi ormai ventennale SERVIZIO ALLA PAROLA. Egli interpreta il ritorno alla centralità della SCRITTURA come salutare rottura della continuità, come ripresa di uno slancio vitale all’interno della Chiesa e come abbandono da parte dell’istituzione della logica delle società chiuse.
L’euforico unanimismo che si riscontra all’interno del mondo cattolico durante e dopo il concilio, apre a Balducci la porta di molti ambienti ecclesiastici da lui ritenuti conservatori, dando goi la possibilità di allargare il ventaglio del proprio dialogo. I suoi temi preferiti sono:
- LA CHIESA INTESA COME COMUNITA’ DEI CREDENTI,
COME POPOLO DI DIO IN CAMMINO;
- LA CHIESA COMUNITA’ DI FEDE PRIMA CHE ISTITUZIONE;
- LA COLLEGIALITA’ EPISCOPALE;
- LA CHIESA DEI POVERI.
Ben presto si accorge però che il CONCILIO “E’ UN MATRIMONIO D’AMORE SEGUITO DA UNA LUNA DI MIELE PURTROPPO BREVE”. Difatti quando i pronunciamenti si misurano con i problemi concreti (LEGGE DI NATURA, REGOLAMENTAZIONE DELLE NASCITE, COLLEGIALITA’), lo slancio profetico si affievolisce, mentre costata come il dialogo CHIESA-MONDO non riesca ad uscire da una logica e da una visione del mondo di stampo ecclesiocentrico.

La critica di fondo che BALDUCCI fa alla ECCLESIAM SUAM di PAOLO VI è che questa, pur prospettando positivamente un dialogo tra il credente e il mondo, lo circoscrive in una serie di centri convergenti verso la Chiesa. Per BALDUCCI invece il punto focale del rapporto CHIESA-MONDO deve essere L’UOMO CON I SUOI PROBLEMI E LE SUE SPERANZE: tutte le questioni debbono cioè essere ricondotte alla soglia antropologica e ivi confrontate con le istanze esistenziali e storiche in ogni campo. La Chiesa in questo senso diventa per lui marginale. è problema subalterno, non primario.

RIFLESSIONE SULLE STRUTTURE PARROCCHIALI

LE STRUTTURE PARROCCHIALI NON SONO DI TUTTI?
(tratto da Ballabio news del 5.1.2010)

C'è molta confusione dalle nostre parti riguardo alla proprietà e all'utilizzo delle strutture parrocchiali (Oratorio compreso) che spesso sono le uniche esistenti sul territorio. Si tende a pensare che siano "di tutti e aperte a tutti" ma nella realtà non è così. In questo periodo di crisi di adesioni alla Chiesa si evidenziano le carenze di infrastrutture laiche che sono veramente "di tutti e aperte a tutti".
Sta suscitando non poche perplessità e qualche polemica la decisione del parroco don Achille di non avallare il progetto del GSO Ballabio di ristrutturare l'oratorio di San Lorenzo, trasformandolo in un centro sportivo “all'ombra del campanile” per rispondere alle esigenze degli oltre 150 bambini e ragazzi che giocano a calcio nelle squadre della società legata alle parrocchie.
Al di la della motivazione ufficiale della parrocchia di san Lorenzo che diventerà il centro della futura Comunità pastorale e sede di una eventuale parrocchia unica, con relativa destinazione anche delle strutture dell'Oratorio, ci sembra opportuno fare alcune considerazioni.
 
Nel nostro territorio c'è molta confusione, anche tra i fedeli, nel ritenere le proprietà della Chiesa “di tutti ed aperte a tutti" e che chiunque ne possa disporre perchè realizzate in passato con la fatica, le offerte e le donazioni “dei nostri padri” anche perchè spesso sono le uniche esistenti sul territorio. In realtà la Chiesa ha sempre ben giocato sul semplice concetto in cui si afferma che le proprietà parrocchiali (tra cui l'Oratorio) sono “di tutti”, omettendo però la parte relativa al “non aperto a tutti perchè di proprietà della Chiesa, un ente privato” ritenendolo superfluo in periodi passati di massima partecipazioni ed adesione alla fede. Pensiero semplice, legato al messaggio cristiano della Buona Novella ma diventato in questi tempi di profonda crisi per la Chiesa cattolica in tutto l'occidente un ben più chiaro “gli ambienti parrocchiali sono aperti a tutti ma disponibili solo a chi ci sta a seguire un certo percorso di fede e ad operare sotto la responsabilità (ma soprattutto il gradimento) di parroco e affini vari” su cui il fedele non esercita alcun controllo o giudizio, essendo questo di pertinenza esclusivamente vescovile.
L'idea delle strutture parrocchiali “di tutti” ha ben funzionato fino agli anni '90 e nessuno a livello politico (locale e regionale) si poneva il problema di realizzare un progetto laico anche di strutture di aggregazione per bambini, ragazzi, adolescenti, giovani e adulti - quello si aperto a tutti senza distinzione di credo religioso, cultura e di convinzioni politiche. Nel 2003 (>>> L. 203/2003) è stata approvata, in piena crisi degli oratori, una legge ad hoc che riconosce proprio all'Oratorio “la funzione sociale svolta” detassando gli immobili e convogliando su di essi cospicui finanziamenti regionali, provinciali e comunali. Si pensi che finanziamenti previsti agli oratori da parte della Regione Lombardia sono di 3 milioni di euro nel 2010 e 5 milioni nel 2011, per un totale di 8 milioni.
Nel biennio 2008-2009 i finanziamenti ammontavano invece a 10 milioni di euro (1). Si tenga conto che gli oratori della Diocesi di Milano attualmente coinvolgono nelle proprie attività “solo” il 17% circa della popolazione giovanile tra i 6 e i 30 anni. La situazione non è migliore nelle altre Diocesi lombarde.E per la restante parte (ben 83%) della popolazione giovanile, che cosa c'è? Per questi bambini, ragazzi, adolescenti e giovani pare non esserci alcun interesse della classe politica regionale, provinciale e comunale. Basta spulciare nei programmi elettorali per non trovare nulla relativamente ad iniziative laiche per la maggior parte dei giovani. A Ballabio è arenato da marzo un "misterioso" progetto giovani più volte rinviato nell'attuazione pare per "mancanza di fondi".

In questi ultimi anni, quando la frequenza degli ambienti religiosi si è ridotta ai minimi termini, si sono evidenziate le carenze strutturali, aggregative e ricreative laiche del nostro territorio. Mancano centri giovanili (che non hanno nulla a che vedere con i Centri sociali), mancano centri sportivi comunali, ritrovi organizzati, cineteatri pubblici laici ecc.

Le amministrazioni comunali di tutta la provincia negli ultimi 20 anni hanno dato vita ad un notevole boom di edilizia privata attirando nel proprio territorio un numero crescente di abitanti ma “dimenticando” di realizzare le relative strutture ricreative pubbliche. “Tanto vanno tutti all'Oratorio”, ci si sentiva rispondere da chi gestiva il potere in quegli anni. Questo succede anche oggi con gruppi e associazioni “costretti” ad affittare spesso a caro prezzo le proprietà oratoriane per incontri, convegni e manifestazioni che non c'entrano nulla con il luogo che le ospita e che allontanano chi per credo o convinzioni non si riconosce con la linea di parroci, suore o laici e ha “fastidio” a frequentare certi ambienti.

A Ballabio un esempio sono i 20.000 € che l'amministrazione Goretti conta di elargire alle parrocchie per ristrutturare il cine-teatro dell'Oratorio di San Lorenzo utilizzato finora solo una decina di volte all'anno, quasi esclusivamente da associazioni legate alle parrocchie.

A fare le spese di questa situazione sono soprattutto adolescenti e giovani “costretti” a frequentare bar o pub o a ritrovarsi all'addiaccio perchè l'unico possibile ritrovo è l'Oratorio - spesso chiuso - nel quale non si riconoscono; e per frequentarlo sono costretti a sorbirsi degli incontri di catechesi che non gradiscono.

E' curioso come nella maggior parte degli Oratori della nostra zona a funzionare per tutte le fasce d'età sia lo sport, unica attività laica da sempre slegata dalle altre iniziative oratoriane; questo, non c'è dubbio, dà molto fastidio in un periodo in cui “le altre” attività raccolgono poco consenso presso famiglie e ragazzi.

(1) Fonte: Portale famiglie della Regione Lombardia

mercoledì 6 gennaio 2010

UNA BELLA (E AMARA) SINTESI

LA POLITICA E LA VITA DEL CITTADINO

di Giovanni Peccarisio – 5 gennaio 2010

Cos’è la “Res Publica”?
Periodicamente nelle nazioni dove esiste una forma nominalmente democratica della vita sociale i cittadini votano per eleggere dei rappresentanti che gestiscano la “res pubblica”.
Ma in che cosa consiste la “res pubblica” ?
Per poter rispondere a questa domanda è necessario partire da una precisa conoscenza dell’essere umano.

Quest’ultimo per sua propria costituzione deve continuamente mantenere un sottile equilibrio fra i bisogni riguardanti il suo corpo fisico, i moti della sua vita animica (psichica) e le sue aspirazioni verso la realizzazione di mete spirituali.
Soddisfare i bisogni del corpo fisico significa apportare e mantenere nel corpo fisico stesso, in modo armonico, i quattro elementi che lo compongono: terra, acqua, aria e fuoco.
Fin dall’ antichità questi quattro elementi nella loro interrelazione sono stati considerati essenziali per mantenere la salute del corpo fisico.

La “res pubblica” è tutto ciò che riguarda i rapporti fra il singolo individuo e la società.
Si potrebbe senz’ altro affermare che la natura della “res pubblica” è composta dall’insieme della vita culturale, economica e politico-giuridica.
L’ambito politico-giuridico non dovrebbe gestire i primi due ambiti, soprattutto in modo coercitivo, ma solo vigilare rispettando la loro indipendenza e intervenire, per il bene della collettività, solamente in caso di comportamenti errati.

Qual è invece l’effettiva situazione delle cosiddette democrazie parlamentari più evolute?
I rappresentanti politici delle medesime sono uniti, condizionati e, in modo diretto, strettamente dipendenti da potentati economici sovranazionali.
Tutto ciò comporta che non vengano in primo luogo soddisfatti i bisogni dei cittadini ma che invece vengano salvaguardati e protetti gli interessi economici-finanziari di ristrette cerchie di persone che giungono non solo a gestire ma addirittura ad abusare delle radici, delle basi stesse della vita di ogni singola persona.

Questa globalizzazione dell’ economia mondiale, tuttora imperante, è stata presentata e imposta come panacea per qualsiasi problema dell’umanità. Lo strumento principale della globalizzazione sono le liberalizzazioni, che avrebbero dovuto comportare un innalzamento stupefacente della qualità di vita mentre invece le conseguenze sono state, e lo sono tuttora, opposte e disastrose.
Le liberalizzazioni ormai si stanno rivelando giorno dopo giorno matrici e causa di malessere sociale a tutti i livelli e vanno a toccare direttamente ed indirettamente soprattutto l’integrità fisica dei popoli della terra perché, nonostante gli accattivanti proclami a favore del bene per l’ umanità, il fine vero delle liberalizzazioni è unicamente il profitto a scapito di tutto e tutti.

(Leggi tutto l'articolo)

martedì 5 gennaio 2010

EPIFANIA: DIO SI MANIFESTA A TUTTI E ATTRAVERSO TUTTI

VIVI IL MESSAGGIO AUTENTICO DELLA TUA RELIGIONE

Il racconto dei magi (letteralmente maghi, astronomi, indovini...) viene inserito dall'evangelista Matteo per evidenziare la dimensione universale del messaggio di Gesù. Che personaggi poteva inserire nel racconto per descrivere l'eccezionalità e l'universalità del vangelo (buona notizia) di Gesù di Nazareth? Pagani, stranieri, dediti ad un'attività condannata dal Talmud. Con le stesse caratteriste dei pastori (extracomunitari colpevoli di reato di clandestinità) che Luca ha deciso di inserire: esclusi, pre-giudicati, atei, clandestini, comunisti, "contro il crocifisso obbligatorio", "a favore del testamento biologico", a favore della libertà di coscienza e delle energie rinnovabili...

Gesù non è venuto per fondare una nuova religione, ma per proporre (e non imporre) un nuovo modo di vivere le religioni. Da ebreo, pur dissidente e controcorrente (a tal punto da essere crocifisso), ma fedele al messaggio profondo dei grandi profeti (Isaia, Geremia, ecc...), critica l'ipocrisia, critica quell'osservanza delle leggi che rende schiavi gli uomini e le donne del suo tempo. Del nostro tempo. Le religioni possono diventare oppio, droga, catene, oppressione, sensi di colpa, guerra, privilegi, ecc... Tutte le religioni. Gesù ci vuole dire: Vivi il messaggio autentico della tua religione, e rifiuta tutto ciò che ha a che fare con il potere, la fama, il successo, l'egoismo, la paura, ecc... Non cambiare religione, non convertirti alla religione dominante perchè ti garantisce il pane, le scuole, l'ospedale... vivi la tua religione, la tua spiritualità, la tua fede per la costruzione di un regno (o una democrazia) di giustizia.

E i maghi sono i primi ad adorare Gesù e il suo messaggio. E i lontani (per noi) sono i primi a desiderare e capire la novità di Gesù. Che sia Dio o uomo.
E' il desiderio di conoscere la figura di Gesù che manca nel cuore e nella mente di molti cristiani convinti. Desiderio spesso presente in chi non è cresciuto all'ombra del campanile, chissà perchè! In chi non ha risposte certe, certezze da vendere, simboli da esporre.

Santi maghi, pregate per noi!
Santi stregoni, dell'Africa occidentalizzata, pregate per noi!
Santi sciamani, dell'America conquistata, pregate per noi!
La nostra spiritualità è carente di desiderio.
Di viaggio, di stelle e di corpo.
Di natura sacra, di mistero e di danza.

RIPRENDE IL GRUPPO BIBLICO "VANGELO E YOGA"

LETTURA CONTINUATA DEL VANGELO DI MATTEO E MEDITAZIONE YOGA

Riprende Venerdì 8 gennaio alle ore 20 il gruppo biblico "Vangelo e yoga", presso il Centro Studi W. Reich in via Vicenza 12 a Padova.

Leggeremo insieme e commenteremo il capitolo 6 di Matteo:
- i tre pilastri della religione ebraica (elemosina, digiuno e preghiera) rivisti nell'ottica di Gesù.
- il Padre Nostro
- ...cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia.

Testi di riferimento:
- Catechesi di don Franco Barbero all'incontro sul Padre Nostro con i genitori del "Gruppo di catechesi Primavera)
- Gesù di Nazareth di Ortensio da Spinetoli
- Teologia del pluralismo religioso di Josè Marìa Vigil.

Il gruppo è sempre aperto a chiunque volesse approfondire il vangelo di Matteo, attraverso una lettura continuata del testo, una condivisione legata alle esperienze della vita, un coinvolgimento del corpo con alcuni esercizi yoga, silenzio e preghiera.

domenica 3 gennaio 2010

LA PRIMA LETTERA DELL'ANNO

UNA RICHIESTA DI CONFRONTO, ASCOLTO E AMICIZIA DA PARTE DI FRANCESCO (francesco.ces@libero.it)

"Io, finora, sono rimasto sempre in silenzio e da una parte, sia per scelta personale, sia per la mancanza di poter entrare in contatto con confratelli che vivono la mia stessa situazione. Sei il primo, per ora, col quale sono entrato in contatto, ma spero, col tempo, di poter incontrare via mail altri confratelli con cui condividere idee e opinioni."

"...sono felice di essere prete e vorrei continuare ad esercitare il mio ministero, ma..."

Carissimo Federico,
permettimi il tono confidenziale di questa lettera, che scrivo di getto, così come mi viene.
Ieri - primo giorno dell'anno - il mio amico più caro e sincero, mi ha consigliato di visitare il tuo blog. Questa mattina ho iniziato a leggere qualcosa di quello che hai scritto e vai scrivendo: tutto molto interessante e degno di essere preso in seria considerazione. Magari non si può condividere tutto, in fatto di teologia, ma questo confronto mi arricchisce e mi stimola. Non sono un teologo di professione, ma avendo studiato anch'io filosofia e teologia come te, continuo l'approfondimento, lo studio, il confronto.
Per molti versi, mi sento in sintonia con te: sono nato nel 1974, sono stato ordinato sacerdote nel 2001 come te, e nel giugno del 2008 ho lasciato il sacerdozio di mia spontanea volontà perchè mi sono innamorato di una splendida donna, che ricambia pienamente il mio amore per lei, e sento che non è giusto rifiutare questo dono straordinario, nè vivere una doppia vita, nè stare in condizione di clandestinità. Ho cercato e trovato il coraggio di seguire il mio cuore. Puoi immaginare tutto quel che è successo: sarà capitato anche a te. Un percorso di gioia ma anche di sofferenza, a causa di come sono stato trattato dal vescovo, che ancora adesso non si fa sentire per rispondere alla mia richiesta di essere ridotto allo stato laicale e di ottenere dalla Santa Sede la dispensa dall'obbligo ingiusto del celibato ecclesiastico. Sono in attesa. Anche la gran parte dei confratelli della mia diocesi, che mi hanno praticamente ignorato ed abbandonato, non si fa sentire. Solo pochi di loro hanno avuto la bontà di rimanermi amici.
Considero il celibato una legge da abrogare il prima possibile, causa di tanti guai per la Chiesa e per noi preti. Io sono felice di essere prete e vorrei continuare ad esercitare il mio ministero, ma sono stato escluso come te, come tanti altri, da questa bellissima opportunità. Sarebbe ora che la Chiesa aprisse gli occhi. Dico: almeno parliamone di questa legge, vediamo la sua origine, la sua consistenza, ecc... Nulla! Non se ne può parlare. Noi preti che abbiamo lasciato sembriamo degli appestati, gente da escludere, da relegare, da commiserare. Saremmo dei poverini da compatire e da lasciare al loro destino.
Non ho letto il tuo libro e non so come procurarmelo. Se vuoi, dammi l'indirizzo della casa editrice, o fammi sapere come e dove posso acquistarlo. Mi interessa moltissimo. Forse mi ritroverò anch'io in quelle pagine.
Non scrivo di più per non annoiarti. La tua esperienza non è solitaria. Uno che ha vissuto la tua stessa esperienza e continua a viverla è contento di aver incontrato il tuo sito. Andrò a vederlo più spesso.
Un caro saluto e auguri di buon 2010.
 
Francesco



Caro Francesco,

ti ringrazio per gli auguri (che ricambio volentieri) e soprattutto per la lettera confidenziale, di condivisione e amicizia. Mi fa molto bene sapere che siamo in molti a vivere la sofferenza di dover rinunciare ad un servizio, più che un lavoro, (per il quale siamo stati formati) per il semplice e meraviglioso fatto di amare una persona, ed essere fortunatamente ricambiati. Mi fa bene e mi fa male nello stesso tempo, perchè l'istituzione, i vescovi, gli altri confratelli che "dicono di non avere questi problemi" non vogliono ascoltarci e nemmeno ascoltarsi. La questione - come hai accennato anche tu - è molto semplice: parliamone, parliamone, parliamone.

"Dio è amore" lo abbiamo predicato dall'ambone, ed ora che lo stiamo vivendo ci negano il microfono. Non è assurdo? In questa assurdità sperimento la condivisione di cristiani adulti, l'amicizia, il desiderio di camminare insieme, nella speranza che una fede matura porti un vento nuovo. Buon anno!

Vorrei dirti: uniamoci, facciamo sentire la nostra voce! Ma servirà davvero a qualcosa? O forse cerchiamo nel nostro piccolo, nel territorio dove abitiamo, nelle relazioni che costruiamo di creare spazi di vangelo autentico... non lo so...mi sto guardando ancora tanto attorno, e sto attento a non ricadere nella trappola del prete autocentrato e accentratore.

Grazie ancora per la tua lettera, per le tue parole. Magari ci possiamo incontrare, con libertà.

Auguri per la tua relazione d'amore, per le tue tensioni vitali, per i tuoi sogni.

Un abbraccio

Federico

sabato 2 gennaio 2010

UN ESEMPIO DI RELIGIOSE MINACCE

LOMBARDIA, CHI CRITICA COMUNIONE E LIBERAZIONE VIENE PUNITO

di Ferruccio Pinotti da Il Fatto Quotidiano del 30 dicembre 2009

Chi attacca Comunione e Liberazione, “muore”. L’espansione del potere di CL ha assunto caratteri tali che chi si oppone a essa, o semplicemente critica lo stile della potente lobby cattolica, è sottoposto a pesanti pressioni. Esemplare il caso del dottor Enrico De Alessandri, un dirigente della sanità lombarda sottoposto a un severo provvedimento solo per aver criticato lo strapotere di CL in un sito, www.teopol.it?, nel quale De Alessandri pubblica un dossier in cui è illustrato l’assalto al potere in una regione che gestisce un bilancio da 20 miliardi di euro, pari a quello di un piccolo Stato. (leggi tutto l'articolo)

UN PO' DI STORIA: CHI CONVERTI' CHI?

(Ho composto questo testo prendendo spunto e citando alcune espressioni dal bellissimo libro di Josè Maria Vigil "Teologia del pluralismo religioso")

CHI CONVERTI' CHI?

Durante le feste natalizie, dove il racconto biblico della nascita di Gesù si unisce alla dimensione profana dei centri commerciali, delle feste e dei cenoni, dovremmo farci sinceramente una domanda: Gesù ha convertito il mercato moderno o Lui stesso si è convertito al mercato moderno?
Le radici di una confusione che si perpetua nel tempo risalgono ai primi secoli, dal 311 al 392, quando il cristianesimo accettò con piacere di occupare il posto della religione pubblica ufficiale romana. La festa pagana del 25 dicembre dedicata al Sol Invictus, divenne la festa del Natale cristiano. I templi furono svuotati delle statue dei loro idoli e ornati con il crocifisso o con l'immagine del Pantocrator.
Ancora oggi il turista può vedere nel Pantheon di Roma il Cristo Re seduto sul trono centrale prima occupato da Giove. Vedendolo, bisogna domandarsi: chi ha convertito chi? Gesù ha convertito Giove, o Gesù è stato convertito in Giove? Il Cristo Re, seduto sul suo trono imperiale, con il suo scettro e la sua maestà, può essere realmente Gesù di Nazareth, o è in fondo il Giove tonante semplicemente mascherato da Cristo?
Il fatto che la Chiesa si sia trasformata nella religione di Stato non fu perchè i dirigenti dell'impero avessero una personale fede in Gesù, ma soprattutto perchè negli ambiti decisionali si intuì con certezza che poteva essere lo strumento per sostenere in maniera più efficace la coesione e l'unità politica. Poco importava il messaggio cristiano in sè.
Poco importa oggi conoscere il messaggio teologico che gli evangelisti vogliono trasmettere attraverso i racconti della nascita di Gesù. Ciò che interessa è mostrare e difendere il Presepio e la Croce nei luoghi pubblici.
La fede cristiana e la sua tradizione, prima che Costantino passò a considerare il Dio cristiano come il suo dio protettore nelle guerre e nelle battaglie, consiste in un messaggio non localistico, ma universale, fondato sull'amore di Dio e del prossimo. Quello che è accaduto nei primi secoli e che ormai si è consolidato con la cattolicità, non è altro che un tradimento, pur inevitabile e assolutamente necessario, della figura di Gesù. Il messaggero ha soppiantato il messaggio. Chiaro, se non fosse stato così probabilmente tutti i suoi seguaci sarebbero morti sulle colline della Galilea.
Ma la domanda rimane: si può immaginare che Gesù avrebbe accettato di essere appeso ovunque, nelle pareti dei palazzi e delle scuole di una società così ingiusta, senza aver preteso prima che questa società smettesse di essere ingiusta e di essere oligarchia, stabilendo l'amore come legge sociale e i valori evangelici come norma sociale?

venerdì 1 gennaio 2010

UN PO' DI STORIA SUL DOGMA "MARIA MADRE DI DIO"

Il dogma mariano "Maria madre di Dio" è una teologica conseguenza al dogma "Gesù figlio di Dio". Se Gesù è Dio, la madre di Gesù dovrà essere "madre di Dio". Capite però che lungo il corso della storia, si è cercato in tutti i modi di difendere la natura divina di Gesù, formulando dogmi che creano soltanto confusione e che rispecchiano una particolare interpretazione di papi-vescovi che hanno abbracciato il pensiero di alcuni teologi-biblisti. E tutti gli altri? Condannati eretici, imbavagliati... e la storia si ripete anche oggi.


Madre di Dio o Madre di Cristo? Il dubbio di Nestorio sul giusto titolo da affiancare alla Genitrice di Gesù. Dogma da rivedere (tratto da...)


E’ una storia antica quanto il cristianesimo: Maria può definirsi davvero Madre di Dio o semplicemente sarebbe meglio indicarla come Madre di Cristo? Si tratta di una questione che per lungo tempo attanagliò il Patriarca di Costantinopoli Nestorio, per dirimere la quale venne istituito il Concilio di Efeso del 431, che alla fine si concluse con la condanna e la scomunica del nestorianesimo.

Nestorio sosteneva in sostanza che Maria aveva dato alla luce l’uomo Gesù, la sua natura umana, e che quella divina fosse distinta dalla prima in quanto proveniente dal Padre, per cui era logico chiamarla Madre di Cristo (Cristotokos), una argomentazione che pare non faccia una grinza e che quindi provocò non poco scalpore all’epoca, dopo che il Concilio di Nicea aveva al contrario stabilito che Gesù fosse completamente uomo e completamente Dio, in una unione indissolubile, per cui il titolo di Madre di Dio era quanto di più appropriato potesse esistere.

Al di là di queste sottili distinzioni bizantine, va comunque fatta una riflessione alla luce di quanto fin qui scritto, nel senso che oggi, dopo più di venti secoli di cristianesimo, appare davvero assurdo sostenere il dogma “Theotokos”, in quanto Dio, Essere Supremo Eterno e Immutabile Esistente motu proprio ab initio, non sembra potere essere soggetto ad una diversa matrice distinta da sé stesso, ed anche se la locuzione può essere interpretata retoricamente quale voluta enfatizzazione di un attributo non propriamente pertinente ma sublimato in ragione dell’appartenenza di Cristo all’economia divina trinitaria, in realtà il solo affermare un dogma del genere, quanto meno semanticamente, non ha alcuna base teologica né filosofica, perché offre il fianco ad una sorta di paganesimo, per cui, insieme a Dio, si stabilisce una figura umana che religiosamente assume obiettivamente un significato che pare scavalcare l’Onnipotenza dell’Unico Dio.

Bisogna precisare e mettersi quindi d’accordo su un fatto lapalissiano: se si afferma che Maria è la Madre di Dio, ciò può essere accettato solo in quanto sublimazione e enfatizzazione teologico-religiosa, ma se dobbiamo attenerci strettamente alla logica razionale appare più che evidente sostenere che al contrario la Madre di Dio era solo Cristotokos, Madre cioè dell’uomo Gesù.

giovedì 31 dicembre 2009

2009: BELLO O BRUTTO, DIPENDE

La numerazione degli anni non è uguale per tutti i popoli della Terra. Ed è giusto mantenere queste differenze, perchè un popolo non si autoproclami padrone del tempo e della storia. Per i musulmani siamo nel 1431, per i cinesi dal prossimo 14 febbraio si entrerà nell'anno della Tigre associato all'elemento "metallo".

Che un fatto sia positivo o negativo, dipende dai punti di vista, dal partito che si difende, dagli interessi personali o dagli obiettivi che si perseguono.

Se un meccanico, un carrozziere, un' auto officina con carro attrezzi... diranno di essere contenti per il guadagno ottenuto nel 2009, significa che di incidenti e di morti sulla strada ce ne sono stati tanti, abbastanza, troppi.
Contenti, soddisfatti per aver raccolto molte carcasse sulla strada. E' loro lavoro...

Se un ospedale ha lavorato, se gli avvocati hanno lavorato, se tutti quei "servizi", pubblici e privati, che guadagnano con la sfiga, le malattie e gli errori della gente... hanno lavorato, significa che il livello di benessere di un Paese è ancora basso. Ma è il loro lavoro. Avranno di certo migliorato le condizioni di vita di molte persone, sì ma... c'è sempre qualcosa che non va! Sembra assurdo pensare che il PIL di uno stato non aumenta proporzionalmente al grado di benessere della popolazione.

Una separazione è un fatto positivo o negativo? Dipende...
La nascita di un bambino, la morte di una persona cara, la perdita del lavoro o la vincita al lotto, un innamoramento o un fallimento... sono fatti positivi o negativi? Dipende...

La situazione politica italiana piacerà (?) alla maggioranza e deluderà l'opposizione.
La situazione religiosa italiana piacerà al cattolico tradizionalista e deluderà il cristiano critico o il fedele di altre religioni. Ma nello stesso tempo, in mezzo a situazioni dove predomina violentemente un modello, nascono esperienze di dissenso, di ricerca, di speranza.

Ecco il bello. Il bello è la speranza. Il bello è l'impegno di molti singoli che attendono e cercano di diventare popolo. Il bello deve ancora venire, per questo abbiamo bisogno di tempo. Auguri!

2009: UN ALTRO ANNO DI GUERRE

MONDO 2009: UN ANNO CHE SI CHIUDE FRA GUERRE, VIOLENZA E TERRORE

di Cosimo Pierre

Il catalogo dei conflitti nel mondo alla fine di un anno terribile. Dall’Iran ai territori palestinesi, dall’Iraq al deserto sahariano, la diplomazia internazionale non riesce a contenere le spinte verso gli eccidi. (Leggi articolo)

LE GUERRE NEL MONDO

Guerre e Maggiori Eventi del 2009 (Leggi elenco completo)

mercoledì 30 dicembre 2009

CARE DONNE CHE AMATE UN UOMO PRETE...

Sollecitato da alcune lettere e dai racconti di alcuni amici preti, vorrei scrivere molto brevemente alcune riflessioni sul rapporto prete-donna. (Non conosco personalmente nessuna storia di rapporto prete-uomo, se non per sentito dire)

1. Care donne innamorate di un prete e non corrisposte... perchè divisi dallo spazio fisico, dalle leggi, dal potere del riconoscimento sociale...
se avete percepito un uomo capace di amare, sappiate che prima o poi o cadrà tra le braccia di un amore concreto (il vostro o di un'altra) o vivrà per sempre con una spinta vitale repressa.

2. Care donne innamorate di un prete e corrisposte... purchè non si sappia, purchè non diventi figli, famiglia...
se siete disposte ad amare fino al punto di non essere riconosciute nel vostro amore di moglie e madre, sappiate che involontariamente state contribuendo ad affermare il maschilismo del clero e di questa società. Nonostante il vostro uomo stia "spostando le montagne" con le sue capacità e non lo volete "disturbare" nel suo lavoro, contribuirete a sminuire i miracoli di coppie e famiglie quotidiane per questa società. Abitata da una mentalità dell'eccezionale e povera di alternative evangeliche.

3. Care donne innamorate di un prete e felicemente corrisposte... vivete nella gioia e nella liberazione il vostro rapporto d'amore, verso quei lidi sconosciuti che un amore divino conduce.

L'ULTIMA LETTERA DELL'ANNO

...ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE E MEDITARE!

Caro Federico,
ho appena finito di leggere il tuo libro…l’ho letteralmente divorato forse perché ciò che avete vissuto tu e Kate è molto simile a quello che è accaduto a me. Non so se raccontarvi la mia esperienza sia la cosa giusta, ma sento che comunque riuscirete a capirmi più di quanto possano riuscirci i miei migliori amici.
Ormai più di 9 anni fa nella mia parrocchia è arrivato un nuovo cappellano, un nuovo “don”. Ero ancora piccola, facevo la terza media, ero ancora un’animata…e gli animati vedono il “don” come un idolo, come una guida, soprattutto quando questo “don” si dimostra estroverso, carismatico, simpatico e attento all’umanità di ogni persona… prete diverso dagli altri.
Anche a me è subito piaciuta la sua energia, ma soprattutto mi ha colpito la sua spensieratezza e leggerezza…aveva poco del prete…era un giovane tra i giovani!
Con il passare degli anni sono stata contagiata dalla sua vivacità e dalla sua passione per i ragazzi e ho iniziato a trascorrere molto tempo negli ambienti parrocchiali: ero diventata animatrice!
Le esperienze fatte insieme al “don” si sono moltiplicate, la conoscenza reciproca si è approfondita…c’era sempre un abbraccio per aiutarmi a ritrovare la carica, per consolarmi o anche solo per darmi il buongiorno e per dirmi “Ti voglio bene”. Avevo trovato veramente un amico speciale, una persona che sapeva ascoltare, che mi leggeva dentro, che capiva come stavo anche solo con uno sguardo, che sapeva come e quando rimproverarmi, che aveva fiducia in me e mi aiutava a tirar fuori il meglio di me in ogni situazione.
Sono cresciuta tanto grazie a lui, sono diventata una donna. Questo rapporto di affetto e di complicità è durato fino a quando il mio “don” mi dice di essersi innamorato di me, di provare dei sentimenti molto forti nei miei confronti…dalle sue parole lasciavo trasparire tanta paura per ciò che sarebbe successo.
Subito sono rimasta senza parole e non sono riuscita a dire nulla. Avevo bisogno di pensare: com’era possibile? Il “don” si era innamorato di me!?!?!?!?
Ma subito queste domande sono state cancellate e il sentimento ha preso il sopravvento. In effetti, anch’io ero innamorata di lui ma non ho mai voluto e non sono mai riuscita a dare un nome concreto ai sentimenti che provavo…forse anch’io avevo troppa paura!
Da quel momento è iniziata la nostra clandestina e travagliata relazione. Abbiamo tentato più volte di allontanarci, di fare a meno l’uno dell’altro, “per il tuo e per il mio bene” ci dicevamo.
Ma puntualmente ci ritrovavamo l’uno tra le braccia dell’altro, a darci appuntamento in qualche posto sperduto per riuscire a stare insieme, in una gabbia di bugie e scuse incastrate perfettamente perché nessuno sapesse.
Era lacerante, pesante ma anche bellissimo, meraviglioso! Ci siamo amati veramente tanto…e abbiamo sentito la vita presente come non mai!
Lui mi ha più volte chiesto “ma cosa pensi di me: un prete che si innamora perdutamente di una ragazza?” e io gli ho sempre detto che per me non era un problema, anzi, amavo il suo essere prete al servizio e alla ricerca del Regno di Dio e sempre ho pensato che un uomo, e una donna, sono completi solo quando amano e sono amati. Solo quando hai qualcuno al tuo fianco che non è lì solo perché gli fa comodo ricevere e dare qualche volta un bacino, una carezza, un po’ di affetto ma sta accanto a te perché crede in te, perché desidera crescere insieme a te, perché con te ha un grande progetto di vita.
Sono stati 2 anni della mia vita che non scorderò mai… eh, sì…alla fine è arrivato il momento della separazione. Lui è partito per... e io sono rimasta nella quotidianità di sempre tra studi universitari e animazione. Il mio cuore avrebbe voluto buttare all’aria tutto, urlare al mondo il mio amore per lui, iniziare una vita insieme… ma alla fine l’ingiustizia ha vinto. Non so che cosa ci riserverà il futuro…io so solo che non posso smettere di amare, non riesco a pensare alla mia vita se non con lui…sono passati ormai 2 anni dalla sua partenza…ci sono stati dei momenti in cui ho provato rabbia nei suoi confronti…”per stare dietro a questo ho perso anni preziosi della mia giovinezza, vaff..”…momenti in cui ho sentito forte il peso dell’ingiustizia che ho vissuto…”ma perché??? proprio io dovevo innamorarmi del prete? Perché queste regole assurde da rispettare? È tradizione?”…momenti in cui ho ringraziato Dio per avermi fatto incontrare l’Amore…momenti in cui ho sperato di ritornare a vivere quei magici momenti…ma soprattutto momenti di dubbio, di incertezza, di precarietà…”Cosa vuole la vita, Dio da me? Cosa vogliono dirmi?”…
Non ho superato il dolore, ci sono dentro fino al collo e il cuore ne è immerso!!!

Ti scrivo non per avere risposte… ma perché avevo bisogno di condividere quello che mi è successo con qualcuno! I miei amici, i pochi che lo sanno, ormai sono stanchi di sentirsi raccontare questa storia…per loro io sono “guarita”…ora è il momento di trovarsi il fidanzato…purtroppo non è così!
Ammiro il coraggio che hai avuto nell’andare controcorrente…è il coraggio che avrei voluto avere anch’io!!!
Non ho scritto nomi e cognomi di nessuno…penso non sia importante…forse conosci già la nostra storia, o forse no!
Ti ringrazio per l’ascolto e per il libro che hai scritto…buona vita!

martedì 29 dicembre 2009

GESU' VISTO DA UNO PSICHIATRA

UNA SINTESI DI LUIGI DE PAOLI

La famiglia e il lavoro

I dati sulla vita del bambino Gesù sono insufficienti per dedurre quale influenza abbia avuto la famiglia sulla sua crescita. Non è figlio di una famiglia benestante, ma di lavoratori e pertanto non è avviato agli studi ma al lavoro con la materia. Sin da bambino è addestrato dal padre a trattare specialmente il legno, che diventa così un “oggetto transizionale” attraverso il quale impara che non si costruisce se non si smantella e che un fusto d’albero se non è tagliato, inciso o scolpito rimane
un oggetto sempre simile a se stesso e non può arricchirsi di nuove funzioni.

Dopo aver vissuto trenta anni assieme a fratelli e sorelle a Nazareth, decide di abbandonare il lavoro, la famiglia e il proprio villaggio. La rottura è significativa non essendo ammissibile che un figlio disconosca l’autorità del capofamiglia e il suo potere pressoché assoluto sui figli, anche sposati.
Grazie alla stabilità delle relazioni con gli oggetti interni (in primis i genitori), che sono la fonte della stima e dell’amore, l’umore è improntato alla serenità e al desiderio di godere la vita. Dai suoi “detti” e dalle parabole non traspaiono sentimenti di inadeguatezza, autocommiserazione, o espressioni di trionfo maniacale o vendicativo.
L’abitudine alla concretezza e alla negoziazione quotidiana lo portano a valorizzare il lavoro di pescatori, seminatori, vignaioli, pastori, mercanti, gabellieri, centurioni, costruttori, massaie. Quello che conta per un artigiano come lui è il risultato, non l’intenzione. I “buoni” e i “cattivi” sono distinguibili in base ai frutti generosi che generano, non in base alle loro “radici” (culturali o
confessionali), che sono insignificanti se l’albero è improduttivo (Lc 6,43-45).

Ha parole molto dure per i ricchi che vivono sfruttando, ma anche per i parassiti, che “nascondono le loro monete d’oro sotto terra”. Capovolge la filosofia economica basata sull’accumulazione, che suscita solo rivalità, e propone la solidarietà per alleviare coloro che portano fardelli troppo pesanti.
Allo stesso tempo stigmatizza la dabbenaggine “delle vergini stolte” che vanno incontro alla festa della vita contando sulle risorse altrui o su aiuti dal Cielo.
Si tiene lontano da ogni forma di speculazione teologica. Non si occupa delle verità intellettuali, che sono frutto di mediazioni e, come tali, sono manipolabili e sfruttabili dai potenti e dai loro cortigiani. Richiama gli uditori ai casi concreti che la vita pone davanti a loro o al senso nascosto di parabole tratte dalla vita quotidiana.
Da persona psichicamente matura non si lascia sedurre da lusinghe frequenti e fallaci: l’onnipotenza e la sottomissione. La forza dell’Io e la stima basica di sé lo rendono indipendente dall’altrui approvazione. Rifiuta di delegare la propria coscienza all’autorità religiosa e di appoggiarsi sulle stampelle del sacro.
Il fatto che la sua mente conquisti un elevato livello di libertà non dipende da una qualche “natura divina”, ma dal fatto che egli conduce una vita coerente con la propria condizione umana, scevra da atteggiamenti sia di “superman” che di “servo”. Non sa, né afferma di essere “una persona divina”, “incarnazione di Dio”, “Figlio di Dio”, “nato da Vergine”, “preesistente al mondo”,“ Signore”.

Delude le attese di chi spera che egli sia il leader politico che libera la terra della Palestina dall’oppressore romano e dagli esosi gabellieri. Appena la folla lo cerca per avere benefici, si ritira in luoghi appartati per meditare e pregare. Si sottrae alle investiture idealizzanti, in realtà subdole e sataniche, che provengono da ascoltatori frustrati che cercano una riabilitazione facendo ricorso a figure onnipotenti. Si prende gioco di coloro che lo attendono a Gerusalemme come Messia
presentandosi a cavallo di... un asinello. Quando Pietro gli dà il titolo di Messia invitandolo a scansare i conflitti con le autorità lui lo tratta da indemoniato: “Satana, vattene via da me” (Mc 8,33).

LA MISERIA PIU' GRANDE

CHE VIENE MAGGIORMENTE PERCEPITA DURANTE LE FESTE NATALIZIE

Mentre negli ultimi anni gli ospiti delle cucine popolari di Padova (e credo capiti in tutte le città) erano prevalentemente stranieri, oggi una buona parte è costituita da italiani, per lo più uomini. Alla povertà economica vi arrivano in seguito alla perdita di un lavoro, di relazioni, di un matrimonio, di autostima...
Dopo una separazione, ad esempio, lo stipendio resta quello di prima ma non basta più per pagare alimenti, doppio affitto, doppia macchina. Doppio tutto. C' è chi inizia a dormire in macchina dopo la separazione, pensando che sia solo un' eccezione. E poi si ritrova a vivere sulla strada.
I figli seguono le madri (e il nuovo compagno), diperazione per quei padri che non hanno potuto trascorrere il natale assieme ai propri figli perchè le assistenti sociali non glielo hanno permesso.
"Se penso che sono io, con le tasse, a pagare coloro che non mi lasciano vedere mio figlio – mi racconta un mio collega di lavoro - ... mi verrebbe da..." La finale la lascio intendere a voi.
Prosegue: "Si sente sempre parlare di poveri, riferendosi prima di tutto agli stranieri, ai rom, a coloro che non hanno una casa o un lavoro... anch'io sono un povero, uno da aiutare... perchè un padre che non può vedere il proprio figlio è un uomo morto".
Parole forti, taglienti, piene di rabbia e disperazione. Difficile arrivare a delle conclusioni senza conoscere le cause di tanta solitudine e le ragioni di un tale comportamento dei servizi sociali. Qual è la scelta più giusta? Chi deve pagare gli errori del passato?
Al mio collega rispondo di pensare prima di tutto al bene di suo figlio, che ha il diritto di crescere in un ambiente sereno. Ingiusto forse, ma apparentemente tranquillo. In attesa che raggiunga la maggiore età.
Vivendo alcuni mesi in Canada, ho capito che la povertà più grande è la rottura e la mancanza di relazioni affettive sane. Chi è depresso, chi vive sulla strada, chi si toglie la vita, chi è tragicamente solo... non riesce a costruire relazioni autentiche, mature, positive. E' questa la miseria più grande, che condanna un uomo o una donna ad una esistenza infelice. Gli aiuti economici non bastano, le compagnie assistenzialistiche fanno da surrogato, rimangono soltanto psicofarmaci, alcol e droghe?
Esiste un percorso di reale guarigione, di re-inserimento nella società, di ri-costruzione del proprio equilibrio affettivo?

lunedì 28 dicembre 2009

LE NOTIZIE CHE CREANO PREGIUDIZI

ESEMPIO DI NON-NOTIZIE

Le notizie sui fatti che vedono coinvolti stranieri residenti a Padova, prima o poi mi arrivano personalmente, senza la malizia dei giornali locali. Qualche giorno fa i quotidiani di Padova, hanno riportato la notizia di un fratricidio "al nero". "Congolese uccide il fratello durante una lite in casa" (dal Mattino di Padova del 18 dicembre), "Congolese litiga col fratello e lo uccide" (dal Corriere del Veneto del 18 dicembre)

Insomma la notizia viene presentata come un omicidio, lasciando in bocca dei lettori i seguenti commenti: "Ecco i soliti violenti! Gli stranieri, quando litigano, sono capaci anche di uccidere!"

E' forse scontato dire che quasi tutti gli articoli non sono obiettivi, non riportano il fatto così com'è (Biagi docet) senza quelle aggiunte affrettate che ne condizionano l'interpretazione. Discordanza tra fatto e messaggio. C'è stata più attenzione, ad esempio, nel presentare il tragico episodio accaduto a Vignola nel modenese, quando il parroco don Panini ha ucciso l'amico che lo ospitava in casa. Ecco il titolo su Repubblica del 24 dicembre "Modena, sacerdote accusato di omicidio. Avrebbe ucciso un uomo e ferito sua moglie". Non è certamente una bella notizia, ma almeno trasmette qualche dubbio sull'accaduto. Parla di accusa (che può essere giusta e ingiusta), parla al condizionale "avrebbe". Dopo gli accertamenti, gli interrogatori, è arrivata la conferma come è giusto che sia.

E' forse scontato dire che quando un prete si trova coinvolto in un reato, le notizie sono molto pesate (se non insabbiate). Come quella tragica di un prete di Milano del 20 marzo scorso: "PRETE MORTO CARBONIZZATO NELLA SUA AUTO, PROBABILE CORTO CIRCUITO" dove il termine "probabile" lascia aperte molte porte. In effetti sarebbe molto più scandaloso pensare ad un suicidio, risalendo alle vere cause che rimanderebbero ad un ripensamento della struttura ecclesiastica.

Ritornando al fatto della lite tra fratelli congolesi, la morte del più giovane, è stata causata dalla sfortuna e dalla rottura di un portale di vetro. Un pezzo gli si è conficcato dentro un fianco, causandogli la morte immediata. La madre dei due figli era disperatamente presente. Nulla di più.

Che i litigi tra africani siano molto violenti dal punto di vista fisico può essere vero. Ma difficilmente si arriva ad uccidere. Il giorno in cui una madre africana ucciderà il proprio figlio per crisi post partum, o un padre africano ucciderà l'intera famiglia e poi si suiciderà per depressione o crisi da fallimento lavorativo... allora potremmo dire che si saranno perfettamente integrati nella nostra società!

domenica 27 dicembre 2009

SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH


UN FIGLIO CHE DELUDE LE ASPETTATIVE...

Se il brano evangelico scelto per descrivere la Santa Famiglia di Nazareth riporta un Gesù disobbediente, che scappa dai suoi genitori per seguire la sua strada... questo significa che incomprensioni, conflitti, dibattiti accesi, fanno parte della vita di ogni famiglia normale e quindi santa.
L' "anormalità" consisterà forse nella troppa armonia, che potrebbe nascondere oppressione da parte dei genitori, immaturità e dipendenza dei figli, incapacità di relazione, paura del conflitto...
Costruire la propria indipendenza, il proprio futuro, anche a costo di deludere le aspettative dei propri genitori non significa mancare loro di rispetto. Significa semplicemente intrapprendere la propria strada, unica, irripetibile. E un figlio che delude le aspettative dei propri genitori non potrebbe essere un'occasione di crescita per l'intera famiglia?



ITALIANI MAMMONI

Mammoni per colpa di mamma e papà. È la fotografia degli italiani tra i 18 e i 30 anni compiuta dagli studiosi del Centre for Economic Performance della London School of Economics. Stando ai ricercatori inglesi infatti non sono i figli a voler stare in casa dei genitori fino a “tarda età”, come si è soliti ritenere, ma questi ultimi che li trattengono, “comprando” il loro cuore, con soldi e favori. Secondo gli esperti, i genitori italiani, fanno fatica più degli altri europei a staccarsi dalla proprie creature. Solo così si spiegherebbe il motivo per cui in Italia l’80% dei giovani tra i 18 e i 30 anni vive ancora con i genitori, contro il 40% degli statunitensi e il 50% degli inglesi. La ricerca, effettuata da Marco Manacorda ed Enrico Moretti, è stata pubblicata sulla rivista Centrepiece. “Ai genitori italiani piace avere i propri figli intorno a sé e pur di convincerli a vivere con loro sono disposti a tutto, anche a corromperli in cambio di favori e denaro – dicono gli specialisti. In questo modo, peraltro, costringono i ragazzi a osservare le loro regole. Per i genitori, quindi, avere i propri figli in casa può essere vantaggioso, più di quanto non lo sia per questi ultimi: la cosiddetta adolescenza prolungata, infatti, può avere effetti controproducenti sullo sviluppo di un giovane. Si ritarda la sua entrata nel mondo del lavoro, la sua indipendenza, con più difficoltà, poi, riuscirà a farsi strada nella vita. “Il prezzo che i giovani italiani si trovano a pagare è la scarsa indipendenza e, a lungo termine, poca soddisfazione nella vita – hanno commentato Manacorda e Moretti. A conferma infine della volontà degli under30 di andarsene di casa, contro lo stereotipo del giovane mammone, c’è anche un’indagine condotta dall’Istituto di Psicologia del CNR su un campione di 500 giovani tra i 17 e i 20 anni tra i ragazzi. Dallo studio emerge che la tendenza al raggiungimento dell’autonomia e della soddisfazione professionale, economica e sentimentale, è molto alta, seppur controbilanciata dal timore di affrontare certe tappe della vita come il matrimonio.
(tratto dal blog di Gianluca Grossi)

sabato 26 dicembre 2009

RIMPIANGO LA NEVE



(Dall'abbazia di Praglia -Padova- il paesaggio dei Colli Euganei)