domenica 3 gennaio 2010

LA PRIMA LETTERA DELL'ANNO

UNA RICHIESTA DI CONFRONTO, ASCOLTO E AMICIZIA DA PARTE DI FRANCESCO (francesco.ces@libero.it)

"Io, finora, sono rimasto sempre in silenzio e da una parte, sia per scelta personale, sia per la mancanza di poter entrare in contatto con confratelli che vivono la mia stessa situazione. Sei il primo, per ora, col quale sono entrato in contatto, ma spero, col tempo, di poter incontrare via mail altri confratelli con cui condividere idee e opinioni."

"...sono felice di essere prete e vorrei continuare ad esercitare il mio ministero, ma..."

Carissimo Federico,
permettimi il tono confidenziale di questa lettera, che scrivo di getto, così come mi viene.
Ieri - primo giorno dell'anno - il mio amico più caro e sincero, mi ha consigliato di visitare il tuo blog. Questa mattina ho iniziato a leggere qualcosa di quello che hai scritto e vai scrivendo: tutto molto interessante e degno di essere preso in seria considerazione. Magari non si può condividere tutto, in fatto di teologia, ma questo confronto mi arricchisce e mi stimola. Non sono un teologo di professione, ma avendo studiato anch'io filosofia e teologia come te, continuo l'approfondimento, lo studio, il confronto.
Per molti versi, mi sento in sintonia con te: sono nato nel 1974, sono stato ordinato sacerdote nel 2001 come te, e nel giugno del 2008 ho lasciato il sacerdozio di mia spontanea volontà perchè mi sono innamorato di una splendida donna, che ricambia pienamente il mio amore per lei, e sento che non è giusto rifiutare questo dono straordinario, nè vivere una doppia vita, nè stare in condizione di clandestinità. Ho cercato e trovato il coraggio di seguire il mio cuore. Puoi immaginare tutto quel che è successo: sarà capitato anche a te. Un percorso di gioia ma anche di sofferenza, a causa di come sono stato trattato dal vescovo, che ancora adesso non si fa sentire per rispondere alla mia richiesta di essere ridotto allo stato laicale e di ottenere dalla Santa Sede la dispensa dall'obbligo ingiusto del celibato ecclesiastico. Sono in attesa. Anche la gran parte dei confratelli della mia diocesi, che mi hanno praticamente ignorato ed abbandonato, non si fa sentire. Solo pochi di loro hanno avuto la bontà di rimanermi amici.
Considero il celibato una legge da abrogare il prima possibile, causa di tanti guai per la Chiesa e per noi preti. Io sono felice di essere prete e vorrei continuare ad esercitare il mio ministero, ma sono stato escluso come te, come tanti altri, da questa bellissima opportunità. Sarebbe ora che la Chiesa aprisse gli occhi. Dico: almeno parliamone di questa legge, vediamo la sua origine, la sua consistenza, ecc... Nulla! Non se ne può parlare. Noi preti che abbiamo lasciato sembriamo degli appestati, gente da escludere, da relegare, da commiserare. Saremmo dei poverini da compatire e da lasciare al loro destino.
Non ho letto il tuo libro e non so come procurarmelo. Se vuoi, dammi l'indirizzo della casa editrice, o fammi sapere come e dove posso acquistarlo. Mi interessa moltissimo. Forse mi ritroverò anch'io in quelle pagine.
Non scrivo di più per non annoiarti. La tua esperienza non è solitaria. Uno che ha vissuto la tua stessa esperienza e continua a viverla è contento di aver incontrato il tuo sito. Andrò a vederlo più spesso.
Un caro saluto e auguri di buon 2010.
 
Francesco



Caro Francesco,

ti ringrazio per gli auguri (che ricambio volentieri) e soprattutto per la lettera confidenziale, di condivisione e amicizia. Mi fa molto bene sapere che siamo in molti a vivere la sofferenza di dover rinunciare ad un servizio, più che un lavoro, (per il quale siamo stati formati) per il semplice e meraviglioso fatto di amare una persona, ed essere fortunatamente ricambiati. Mi fa bene e mi fa male nello stesso tempo, perchè l'istituzione, i vescovi, gli altri confratelli che "dicono di non avere questi problemi" non vogliono ascoltarci e nemmeno ascoltarsi. La questione - come hai accennato anche tu - è molto semplice: parliamone, parliamone, parliamone.

"Dio è amore" lo abbiamo predicato dall'ambone, ed ora che lo stiamo vivendo ci negano il microfono. Non è assurdo? In questa assurdità sperimento la condivisione di cristiani adulti, l'amicizia, il desiderio di camminare insieme, nella speranza che una fede matura porti un vento nuovo. Buon anno!

Vorrei dirti: uniamoci, facciamo sentire la nostra voce! Ma servirà davvero a qualcosa? O forse cerchiamo nel nostro piccolo, nel territorio dove abitiamo, nelle relazioni che costruiamo di creare spazi di vangelo autentico... non lo so...mi sto guardando ancora tanto attorno, e sto attento a non ricadere nella trappola del prete autocentrato e accentratore.

Grazie ancora per la tua lettera, per le tue parole. Magari ci possiamo incontrare, con libertà.

Auguri per la tua relazione d'amore, per le tue tensioni vitali, per i tuoi sogni.

Un abbraccio

Federico

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