lunedì 18 gennaio 2010

LA STORIA AFRICANA DA UN PUNTO DI VISTA AFRICANO

IL CROLLO
Things fall apart
Chinua Achebe

Romanzo, Nigeria 1958
280 pp.
Prezzo di copertina € 13
Traduzione: Silvana Antonioli Cameroni
Editore: e/o , 2002
ISBN 88-7641-524-6

"Un uomo che non sa dire dove la pioggia lo ha colpito non sa neppure dove il suo corpo si è asciugato." (proverbio nigeriano)


(recensione di Martina Montauti)

Il crollo è considerato il primo romanzo a esaminare la storia africana da un punto di vista africano, ed è una delle opere più importanti relative all'esperienza pre-coloniale. Prima parte della trilogia Dove batte la pioggia, è ritenuto quasi un'immagine speculare del noto Cuore di tenebra di Joseph Conrad.
Nella terra degli Ibo, ed est della Nigeria, si scontra la forte personalità di un influente guerriero con le contraddizioni portate dai primi uomini bianchi, soldati e missionari. Il protagonista, fiero portatore dei valori tradizionali, sarà sommerso da un'ondata di fatalità.
Eppure il "crollo" non risulta essere nient'altro che una condizione insopprimibile per chi voglia dirsi uomo.



Il crollo: cuore di tenebra africano

Fra gli Ibo c'è un proverbio, un uomo che non sa dire dove la pioggia lo ha colpito non sa neppure dove il suo corpo si è asciugato. Lo scrittore deve dire alla gente dove la pioggia lo ha colpito.

Si possono fare innumerevoli "distinguo" per quanto riguarda le differenti caratterizzazioni delle varie letterature mondiali, ma spesso si dimentica che la struttura primaria dell'essere umano rimane immutata ovunque. Il crollo, opera bellissima e profonda, non a caso è appaiata ad Heart of Darkness, in cui ogni uomo ama e uccide, riconosce il male e lo accetta. Okonkwo, il protagonista, è un guerriero spesso spietato, inflessibile e granitico, carico di un alone di mito arcaico e indiscutibile; eppure sarà proprio lui a subire le più terribili conseguenze del "crollo", sarà lui a cedere alla fine più ignominiosa.
Il romanzo lascia però lo spazio alla riflessione, universale, sull'uomo e su quella che davvero possa essere definita una "caduta".
Chi è veramente salvo? Colui che cade, che sa cadere, o coloro che credono nella superiorità della propria cultura?
L'attualità del tema è inconfutabile. L'opera di Achebe, d'altronde, si colloca in uno spazio narrativo che, per la prima volta, presenta un'Africa lontana dal mito del buon selvaggio e più affine ad un insieme di società rette da principi di onore e dignità.
L'essere umano, si è detto, è dappertutto e ovunque eleva e distrugge. E' una legge di natura.
Questo autore va riscoperto con passione. La sua capacità di suscitare grandi riflessioni è encomiabile se contestualizzata in una narrazione chiara e priva di orpelli.
Accostarsi a Il crollo è quasi doveroso, di questi tempi, per ricordare attraverso gli occhi lucidi e disincantati di Achebe, dove affondano le radici e come, nella realtà, la contraddizione sia molto più plausibile della ragione.


Martina Montauti

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