martedì 24 novembre 2009

L'ALTRA FACCIA DEI MONDIALI

I Mondiali di calcio 2010, organizzati per la prima volta in Africa, potrebbero richiamare in Sud Africa oltre 400mila appassionati di calcio, turisti e visitatori.

La questione della prostituzione viene spesso sollevata in occasione dei grandi eventi sportivi. Prima dei Mondiali di calcio del 2006 in Germania, dove la prostituzione è legale, si era paventato l'ingresso nel paese di circa 40mila lavoratori del sesso, anche se poi queste cifre risultarono «infondate e irrealistiche», secondo una relazione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
In Sudafrica, alcuni esperti di diritto hanno presentato diverse proposte per depenalizzare la prostituzione, sottolineando anche i benefici che ne trarrebbe la polizia, libera di concentrarsi nella lotta alla grande criminalità in un Paese che conta almeno 50 omicidi al giorno. Le prostitute «avrebbero un contratto, avrebbero diritto alle assenze per malattia, avrebbero un orario di lavoro. Sarebbero meno vulnerabili allo sfruttamento» assicura all'Afp Eric Harper, direttore dell'organizzazione sudafricana «Sex Workers education and Advocacy Taskforce» (Sweat).

Il professor Ian Sanne, Capo delle Unità Clinica di Ricerca sullo HIV alla Witwatersrand University di Johannesburg sostiene che:
l’atmosfera di bisboccia, stimolata da organizzazioni calcistiche, tour operator e Governo Sudafricano è di fatto un semaforo verde all’abuso di alcolici e alla promiscuità sessuale tra tifosi. Anche se Sanne sostiene di essere preoccupato anche per i giovani africani e per i cosiddetti lavoratori del sesso, qui il vero timore è che i turisti occidentali vengano a fare baldoria in Sud Africa, e se ne tornino in patria con l’AIDS. Insomma, finché di AIDS muoiono gli Africani, non è un problema, ma se tocca, che so, a qualcuno dei 20.000 turisti inglesi attesi a giugno nella Nazione Arcobaleno… la cosa è diversa.

Gli attivisti delle ONG che si battono contro la diffusione dell’AIDS sono imbestialiti. Come Vuyiseka Dubula della Treatment Action Campaign.
L’unica strada per cercare di aiutare le decine di migliaia di donne costrette a prostituirsi dalla povertà è legalizzarla subito, non fare della legalizzazione una misura transitoria per la Coppa del Mondo. Abbiamo bisogno di depenalizzare la prostituzione ora, per aiutare quelle donne, molte delle quali sono state violentate e brutalizzate dalla più tenera età.

In Italia la prostituzione non è reato, lo sfruttamento invece sì, naturalmente. La domanda di fondo rimane: se venisse regolamentalizzata lo sfruttamento diminuirebbe?

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